
20/05/2025
L’asino svenne nella stalla dopo essere stato preso a bastonate dal contadino.
Tremava. Aveva gli occhi rovesciati.
Un topolino lo trovò in quello stato, corse nel bosco, raccolse delle erbe e preparò un infuso medicinale.
Era piccolo, ma con grande fatica trascinò fino a lui una scorza piena di tè. Arrivò ansimando, tutto bagnato.
Quando l’asinello si svegliò, lo guardò con disprezzo e gli gridò:
— Vattene! Non ho bisogno della tua ca**tà! So guarirmi da solo!
Con una zampata rovesciò il tè. Il liquido caldo gli schizzò sul muso.
Il topolino non disse nulla. Se ne andò con un sorriso forzato… e, una volta tornato nella sua tana, scoppiò a piangere.
Quella notte sentì i lamenti dell’asino. Aveva la febbre.
E, anche se aveva l’anima a pezzi, trascinò il suo nido fino alla stalla e rimase accanto a lui.
Il giorno dopo, l’asino gli urlò di nuovo:
— Ti odio! Non voglio che tu stia qui!
E lo colpì con un calcio.
Ferito, il topolino tornò nella sua tana, in silenzio.
Alcuni giorni dopo, zoppicando, si recò alla casa presso la cascata, dove viveva un saggio.
— Maestro… un giorno l’asino capirà quanto lo amo?
Il saggio lo guardò con dolcezza e rispose:
— Lo capirà… quando sentirà qualcuno dire: “Cinque minuti per seppellirlo.”
Il topolino abbassò lo sguardo in silenzio. Ma non era più lo stesso.
Le ferite e i rifiuti gli avevano spezzato l’anima.
Smetteva di correre, di sorridere…
E non tornò mai più alla stalla.
I giorni passarono e l’asino cominciò a notare la sua assenza.
Gli mancava il tè, l’ombra condivisa, la compagnia silenziosa.
E allora pensò:
— E se fosse stata colpa mia?
Un giorno, un usignolo si posò sul recinto.
Portava una notizia straziante:
— Il topolino è morto. Stanno per seppellirlo… non andrai a salutarlo?
L’asino corse. Ogni passo era una lacrima.
Ma quelle che facevano più male… erano le lacrime del rimpianto.
Lì c’era lui.
Colui che non si era mai arreso.
Colui che era sempre stato presente.
Solo che ora… con le zampette incrociate sul petto, dentro una bara.
Il becchino parlò ad alta voce:
— Cinque minuti per seppellirlo!
Quelle parole strinsero il cuore dell’asino.
Si avvicinò piangendo, si chinò su di lui e, tra i singhiozzi, disse:
— Era buono…
È sempre stato accanto a me.
Lo amavo…
E non gliel’ho detto in tempo!
Cinque minuti di parole… che lui non ascoltò mai in vita.
Ma proprio prima che lo seppellissero, accadde qualcosa di inaspettato.
Il topolino aprì gli occhi, si sollevò e gli sorrise.
— Anch’io ti amo, asino.
E sì… sei davvero tutto quello che hai appena detto.
L’asino lo guardò, tra stupore e sollievo:
— Non eri morto?!
— No. Volevo solo che mi donassi… amore.
Lui sospirò… e lo abbracciò.
Come se volesse recuperare tutto il tempo perduto.
Come se finalmente avesse capito ciò che aveva accanto.
Non aspettare che sia troppo tardi.
Non aspettare una bara per dire ciò che provi.
Se puoi dare valore oggi… fallo.
MORALE DELLA STORIA:
A volte, il orgoglio ci impedisce di apprezzare a chi ci vuole più bene.
E crediamo che ci saranno sempre…
Fino a che un giorno non ci saranno più.
Non ti aspettare che l’universo ti mostri con dolore quello che potresti imparare con amore.
Non tacere ciò che la tua anima urla.
Non ignorare chi si prende cura di te con amore.
Perché un semplice “grazie”, un “ti voglio bene” o anche un semplice “sei qui”…
possono essere tutto ciò che qualcuno ha bisogno di sentire per non arrendersi.
Perché dopo… potrebbe non esserci più nessuno lì per te.
✍️ Galván Lily 🐰