09/07/2025
A volte pensate a cosa fa un allevatore? oltre a pulire cassettine da mattina a sera?
Ebbene un allevatore fa “selezione”.
Avere gatti sani, belli e con un buon carattere, cioè perfettamente aderenti alle caratteristiche della razza, è lo scopo che si attua con la selezione, cioè la “scelta” dei riproduttori e degli accoppiamenti per perseguire il proprio "programma allevatoriale" e raggiungere gli scopi che si prefigge.
Sembra facile a parole ma credetemi non lo è per niente… in realtà.
Ci vuole occhio e curiosità, tanta pazienza, preparazione, basi di genetica, di veterinaria, di ostetricia, di scienza dell’alimentazione, di etologia, tanta esperienza, anni di sacrifici, perfetta conoscenza dello standard di razza e delle proprie linee, e… un pizzico di lato B visto che si alleva in maniera empirica, per tentativi “mirati” e non sempre si raggiunge subito lo scopo, dato che ci sono infinite varianti.
Il gatto ha un fenotipo, cioè ciò che si vede (occhi arancio, pelo lungo, tigratura…) e un genotipo, dove si possono anche annidare altri geni, alcuni dei quali, a volte, portano patologie o difetti che si vogliono debellare con attenta selezione dei riproduttori.
È un discorso molto tecnico e piuttosto ostico, per semplificare: l’allevatore deve conoscere bene le linee che accoppia ed essere cauto quando inserisce un nuovo riproduttore. Il primo focus è sulla SALUTE. È dannoso per la razza intera far riprodurre un gatto bello se magari porta patologie per le quali non esistono test genetici. Se appare una tara grave è necessario chiudere quella linea, sterilizzando i riproduttori o - se meno grave - tenere le linee sotto controllo magari evitando quell'accoppiamento. Indispensabili sia i test genetici per patologie note, che quelli periodici, ecocardio, PCR, analisi varie di ogni tipo. Per fare una corretta selezione di salute bisogna avere alcune basi di veterinaria (la compatibilità dei gruppi sanguigni, i sintomi delle varie patologie, neonatologia, gestione delle distocie per sapere se ci vuole il vet, ecc.), le golden rules allevatoriali (stress e consanguineità indeboliscono il sistema immunitario, non si accoppiano due gatti bianchi per il pericolo di sordità, le gatte non devono riprodursi prima dei 10 mesi ( meglio 12) e più di 3 volte in due anni, i cuccioli si cedono dopo la 14ma settimana almeno, ecc.), ma anche una serie infinita di accorgimenti sull’igiene con i prodotti giusti per scongiurare virus, batteri e micosi, la corretta alimentazione, l’arricchimento ambientale, la lotta allo stress, ecc.
Il secondo focus è sullo STANDARD, non si alleva senza conoscerlo! La selezione impone una serie di tentativi, anno dopo anno, accoppiamento dopo accoppiamento, con infinita pazienza, a volte con un pizzico di fortuna, molta autocritica e molto occhio per operare le scelte giuste.
Il terzo focus e ultimo, ma non per importanza, è sul CARATTERE. L’allevatore non deve solo avere una base riguardo le patologie, la genetica e lo standard di razza, ma deve anche selezionare per carattere e curare la socializzazione dei cuccioli conoscendo anche un po’ di etologia felina. È importante scegliere riproduttori socievoli, che siano a loro volta di esempio ai cuccioli. I cuccioli devono fare una vita di famiglia, abituandosi ai ritmi quotidiani. L’allevatore li cura, li manipola spesso, fa loro il bagnetto, e fa loro provare tutti i rumori, gli odori e i movimenti della vita di famiglia. Tanto tempo e tanto spazio va dato al gioco e a poco a poco i cuccioli, imitando anche il gruppo felino fra cui la madre, apprendono a non avere paura e a fidarsi delle persone.
Questo non è che un breve riassunto di quello che fa un allevatore, e fra gli impegni quotidiani c’è anche – e porta via moltissimo del nostro tempo – la ricerca delle famiglie giuste per i cuccioli, le istruzioni dettagliate che vengono date assieme al cucciolo e la disponibilità per ogni dubbio o problema verso le nuove famiglie.
Inoltre l’allevatore si crea una cerchia di allevatori che collaborano con lui/lei, dato che la consapevolezza fondamentale è che nessuno alleva da solo, ma ognuno di noi porta il suo contributo alla razza con piccoli tasselli che mandano avanti il grande progetto collettivo di tutela e arricchimento della razza prescelta.
Ecco “cosa fa” un allevatore (e anche molto altro in realtà), ed è ciò che lo distingue da chi allevatore non è e fa davvero la differenza.