Stefano dei Ovi

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17/12/2025

🎄 Un augurio dal Mercato dell’Economia Solidale

Tanti auguri da tutte le realtà del nostro Mercato dell’Economia Solidale.
Un grazie a chi sceglie, anche nei piccoli gesti, un’economia più giusta, locale e attenta.

📍 Ci vediamo domani in Piazza Maria Maggiore, a Trento,
per incontrarsi, scambiare due parole e fare acquisti che hanno valore.

E poi… una breve pausa.
Ci si rivede subito dopo le feste, con la stessa energia e nuove storie da raccontare.

Maso Cengi - Azienda Agricola Apicoltura Bolognani Stefano dei Ovi APS Carpe Diem Iris Woodwork - Cirmolo Trentino CapraMundi CibiMundi Azienda agricola Mussoni Tomas

17/11/2025

“Sono contento della prestazione e di aver giocato questa finale. Faccio i complimenti a Jannik: sei più forte dopo ogni partita e anche dopo le poche sconfitte. Non perdi una partita indoor da anni. Adesso è tempo di riposarsi, fallo perché lo farò anche io e saremo entrambi pronti per l’anno prossimo. Torino, è stato davvero un onore giocare ancora una volta qui, spero di rivedervi l’anno prossimo. Ovviamente tifavate un po’ per Jannik ma siete stati davvero rispettosi e sportivi”.
Carlos Alcaraz

17/11/2025

Gli amici! Quelli veri!❤️❤️👏

Jannik Sinner& Matteo Berrettini🌹

📷eurosport

17/11/2025

«Jannik Sinner parla tre lingue alla perfezione: tedesco, italiano e inglese. E vi dirò una cosa: spesso capisco più lui che tanta altra gente del nostro Paese. Ho amici napoletani fantastici, ma quando iniziano a parlare ci vorrebbero i sottotitoli!
Sinner invece è limpido, diretto, semplice. Un ragazzo che incarna educazione, umiltà e intelligenza. È la dimostrazione che si può arrivare in cima restando normali,
senza urlare, senza atteggiarsi, solo con il talento e la testa. Un esempio per tutti. Un orgoglio per l’Italia intera».

— Flavio Briatore

17/11/2025

Stasera a Torino non è stata solo una partita.
Stasera abbiamo visto nascere qualcosa.

Jannik Sinner è entrato in campo con quella faccia pulita, timida, quasi da bravo ragazzo della porta accanto…
E poi, appena ha preso la racchetta, si è trasformato.
Fame negli occhi.
Coraggio nelle mani.
Ghiaccio nel sangue.

Dall’altra parte Alcaraz, un extraterrestre vero, uno che ti mette paura solo a guardarlo.
Ma Jannik non ha tremato, non ha esitato, non ha arretrato.
Ha guardato il suo rivale dritto negli occhi come per dirgli:
“Oggi no. Oggi decido io.”

E da quel momento è stato un incendio.
Colpi mostruosi, scambi infiniti, palline che sembravano esplodere nell’aria.
Un martello. Una furia. Una macchina perfetta.

Ma il punto non è solo che ha vinto.
Il punto è come ci ha fatto sentire mentre lo faceva.

Ci hai uniti, Jannik.
Hai fatto fermare le case, i bar, i salotti, le chat.
Hai fatto urlare un Paese intero come se fossimo tutti lì, seduti in prima fila a Torino.

Hai dato una lezione enorme a chi ti ha messo in dubbio, a chi ha provato a toglierti l’italianità, a chi non capisce che certi valori non si misurano con la residenza… ma con il cuore.

E il tuo, stasera, batteva forte per tutti noi.

Grazie Jannik.
Per la forza.
Per l’umiltà.
Per l’orgoglio che ci hai regalato.

Oggi non abbiamo visto un tennista.
Abbiamo visto un simbolo. 🇮🇹🔥🎾

17/11/2025

🎙️ D: Pensi mai che, se fossi nato 50 km più a sud in Italia, riceveresti meno critiche sul fatto di essere italiano o no?

🦊 Jannik Sinner:
"Questa è una domanda alla quale non so come rispondere. Non lo so. È come dire che siccome oggi c’è il sole, non pioverà.

Ma sono orgoglioso di essere italiano, sono molto felice di essere nato in Italia e non in Austria o altrove. Perché, come ho sempre detto, e lo dico con assoluta sincerità, questo Paese merita molto più di quello che sto facendo: abbiamo infrastrutture, coach, giocatori, tante mentalità diverse che sono anche la nostra forza.

C’è chi dice che l’Alto Adige è diverso, chi dice che la Sicilia è totalmente diversa… ma siamo fortunati per questo, secondo me. Abbiamo tutto per competere con i migliori al mondo, dobbiamo rimanere uniti, volerci bene e darci forza per vincere più trofei e avere ancora più orgoglio, perché l’Italia lo merita." 🇮🇹

17/11/2025

"Lo invidio", ha esclamato Carlos Alcaraz dopo la sconfitta contro Jannik Sinner nella finale ATP, rivelando il dolore emotivo che si cela dietro la sua sconfitta: la sensazione di essere isolato dalla sua famiglia. Non c'erano persone care presenti: tutti erano impegnati con le proprie vite, nessun messaggio, nessun volo. Alcaraz si sentiva abbandonato, come un vero perdente. Con le lacrime agli occhi, Alcaraz, solitamente forte e deciso, ha parlato per la prima volta: "Invidio quel senso di colpa: ha l'amore e il sostegno della sua famiglia". Jannik Sinner ha risposto rapidamente con un messaggio di 21 parole, esprimendo profonda solidarietà. Questo gesto rappresenta il più sincero sostegno tra due dei migliori giocatori in campo.

16/11/2025

Il rapporto con Jannik è normale, immagino come quello della maggior parte dei fratelli… capitava che litigassimo chiaramente, ma facevamo pace subito".

Ieri, durante la semifinale delle ATP Finals a Torino, in tribuna c’era solo Mark Sinner, mentre i genitori hanno preferito restare a casa. Jannik, con la solita battuta, ha commentato così: "Oggi qui c’era mio fratello Mark. Papà e mamma? Non credo verranno, hanno un po’ di cose da fare a casa".

Mark Sinner è nato nel 1998 a Rostov sul Don, in Russia. È arrivato in Italia a nove mesi, adottato da Hanspeter e Siglinde Sinner. Quando tre anni dopo è nato Jannik, tra loro si è creato un legame forte, fatto di giochi, qualche discussione e rapide riconciliazioni. Mark racconta che, nonostante qualche litigio, tornavano sempre a parlarsi subito.

Mentre Jannik è diventato un volto noto del tennis mondiale, Mark ha scelto una strada completamente diversa. Vive a Bolzano e lavora come istruttore dei Vigili del Fuoco. Si occupa anche di sicurezza sanitaria durante grandi eventi sportivi. Il suo lavoro è molto diverso da quello del fratello, anche dal punto di vista economico: in Italia un vigile del fuoco guadagna tra i 1. 900 e i 5. 000 euro netti al mese, a seconda del ruolo e dell’esperienza.

"Sono molto felice dei risultati che Jannik sta ottenendo col tennis – lo seguo tutti i giorni. Ma io ho la mia vita ed è rimasta uguale a prima. La popolarità non ci ha affatto cambiato", ha detto Mark in un’intervista. Lui e Jannik hanno scelto percorsi diversi anche rispetto ai genitori, che gestiscono un rifugio in Val Fiscalina.

Anche se Mark non ama stare sotto i riflettori, non manca mai nei momenti importanti per Jannik. Durante gli Australian Open, ad esempio, era impegnato come responsabile della sicurezza sanitaria a Cortina, ma appena ha potuto è volato in Australia per tifare il fratello. A Torino, alle Finals, non ha perso una partita.

Il loro rapporto è fatto anche di qualche battuta. Agli Internazionali di Roma, Mark ha preferito andare a vedere la Formula 1 a Imola invece della finale di suo fratello contro Alcaraz. Jannik non ha perso l’occasione di scherzare: «Un grazie speciale a mio fratello che piuttosto che essere qua è a Imola a vedere la Formula Uno».

Mark ricorda quando provava a giocare a tennis con Jannik: "Da piccoli giocavamo insieme, o almeno io ci provavo. Per qualche tempo sono riuscito a tenergli testa, poi però Jannik ha cambiato marcia e per me era impossibile anche solo fare qualche scambio con lui". Oggi, quando gli impegni lo permettono, si ritrovano a camminare in montagna, a giocare a golf o semplicemente a passare del tempo in famiglia, lontani dai riflettori. Nonostante vite molto diverse, il legame tra i due è rimasto saldo: Mark è sempre lì quando Jannik ne ha bisogno, un punto fermo e un amico vero.

16/11/2025

Simone Vagnozzi, l’uomo dietro il successo di Jannik Sinner 🎾

Dietro ogni grande campione c’è sempre un team solido, e nel caso di Jannik Sinner uno dei protagonisti è Simone Vagnozzi. Dal 2022, Vagnozzi ha preso il posto di Riccardo Piatti, l’allenatore che aveva guidato Jannik fino alla top 10. Ma non è tutto: a giugno dello stesso anno è arrivato anche il supercoach Darren Cahill, e insieme hanno spinto Sinner a traguardi incredibili, tra cui il primo titolo del Grande Slam agli Australian Open 2024 e la vetta della classifica ATP, un risultato storico per un tennista italiano. 🏆

Ma chi è Simone Vagnozzi? Nato a Ascoli Piceno nel 1983, ex tennista con esperienze nei tabelloni principali di Wimbledon, Roland Garros e US Open, ha iniziato la carriera da coach seguendo nomi importanti come Marco Cecchinato e Stefano Travaglia, aiutandoli a scalare posizioni importanti nel ranking mondiale. Dal 2022, però, la sua avventura più importante è quella con Sinner, con cui ha instaurato un rapporto di fiducia profondo, fondamentale nei momenti più delicati delle partite. 🎯

Una testimonianza di questo legame è arrivata dopo la vittoria agli Australian Open, quando Sinner si era trovato in difficoltà contro Daniil Medvedev. Le parole di Vagnozzi a caldo furono: "Una vittoria stupenda, non so che dire. Forse devo ancora metabolizzare tutto", un momento di gioia autentica che racconta quanto questo successo sia frutto di fatica, strategia e fiducia reciproca. 🌟

Dietro i grandi successi non c’è solo talento, ma anche investimenti importanti: il team di Sinner è costoso, e si dice che i coach possano guadagnare anche una percentuale significativa dai premi del tennista. Questo sottolinea quanto sia professionale e strutturato il lavoro dietro le quinte. In poco tempo Vagnozzi è diventato una figura chiave per la crescita del giovane campione, confermando l’importanza del ruolo dell’allenatore nel tennis di alto livello. 🎾🔥

Il cammino di Sinner continua, ma è evidente che dietro ogni sua vittoria c’è un team che lavora con dedizione e passione, e Simone Vagnozzi è sicuramente uno degli artefici di questa splendida scalata.

16/11/2025

“Perché un italiano dovrebbe tifare per Sinner?”
“È mezzo tedesco, vive all’estero, non gioca la Coppa Davis, non si sente abbastanza italiano…”

Caro Bruno Vespa, questa domanda gira ovunque.
E ogni volta che qualcuno la ripete, si capisce che non ha ancora capito niente.

Perché un italiano dovrebbe tifare Sinner?
Te lo diciamo noi.

Si tifa Sinner perché non ha bisogno di mettere bandiere dietro le frasi per far vedere chi è:
la sua italianità la vedi nel modo in cui lavora, si comporta, si porta dietro un Paese intero senza neanche volerlo.

Si tifa Sinner perché è uno dei pochi ragazzi di oggi che non ha bisogno di fare teatro, polemiche o scenate.
Parla poco, fa tanto.
E quel “tanto” è talento, educazione, rispetto, dedizione.
Valori che in Italia, ultimamente, sembrano diventati quasi un lusso.

Si tifa Sinner perché rappresenta la parte più bella e più vera della nostra gente:
la fatica, la disciplina, i sacrifici fatti lontano dai riflettori.
Il bambino che parte da un paesino tra le montagne e arriva su un campo che guarda il mondo.
Senza arroganza, senza pose, senza scuse.

E poi arriva una sera come questa, a Torino.
Una sera in cui Jannik non gioca:
illumina.
Una sera in cui un Paese intero si ferma, urla, esulta, si emoziona insieme.
Una sera in cui persino chi lo criticava si ritrova a stringere i pugni e a dire: “Forza Jannik”.
Perché il talento, quando è pulito, conquista tutti. Anche i più scettici.

E allora, caro Vespa, la risposta è più semplice di quanto pensi:

Si tifa Sinner perché non è solo forte.
È vero.
È educato.
È un esempio.
È uno che ci unisce quando spesso ci dividiamo per molto meno.

Stasera l’Italia non ha tifato un cognome.
Ha tifato un ragazzo che ci rende migliori.

E questo, Bruno, non ha nazionalità:
ha cuore. 🇮🇹❤️🎾

16/11/2025

Era l’uomo più ricco del mondo. Il primo miliardario della storia.
John D. Rockefeller non si era limitato a fare soldi: aveva costruito un impero.
A venticinque anni possedeva già una delle più grandi raffinerie d’America.
A trentuno, dominava l’industria.
A trentotto, controllava il 90% del petrolio degli Stati Uniti.
A cinquanta, era leggenda vivente.

Ma a cinquantatré anni, mentre il suo patrimonio cresceva oltre ogni immaginazione… il suo corpo si spegneva.

Dolori atroci. Perdita totale dei capelli. Non riusciva più a mangiare altro che brodo e cracker. I medici gli diedero un anno di vita. Uno solo.

E lui capì. Tutto ciò che aveva accumulato — il potere, le ricchezze, i numeri da capogiro — non l’avrebbe seguito oltre. Non serviva più a nulla.

Fu lì, su quella linea sottile tra la vita e la morte, che prese la decisione che cambiò tutto.

Chiamò i suoi avvocati. I contabili. I dirigenti delle sue aziende.
E disse, semplicemente: “Donerò gran parte della mia fortuna.”

Nessuno se lo aspettava. Nessuno ci credeva.

Eppure lo fece.

Nacque la Fondazione Rockefeller.
E con lei, ospedali, università, campagne contro la malaria, la tubercolosi, la meningite.
Fu tra i finanziatori della ricerca sulla penicillina nel 1941.
Il suo denaro iniziò a salvare vite, a costruire futuro, a curare il mondo.

E, in modo inspiegabile… curò anche lui.

Mentre donava, qualcosa in lui si risvegliava.
L’uomo che doveva morire a 53 anni visse fino a 98.
Quarantacinque anni in più.

Nel suo diario scrisse:
“Ho lasciato andare le mie preoccupazioni lungo la strada. Da allora, la mia vita è stata una lunga e felice vacanza, piena di lavoro e di gioia.”

Quello fu il suo vero colpo di genio.

Non il petrolio. Non l’impero. Non i miliardi.

Ma aver scoperto che quando smetti di stringere… qualcosa dentro di te finalmente si apre.

E che forse — in fondo — il più grande investimento della vita è restituirla.

16/11/2025

Oggi a Torino abbiamo visto qualcosa che va oltre il tennis.
È come se il destino avesse deciso di aprire il sipario
e mettere al centro della scena un ragazzo che non ha mai smesso di credere.
Un ragazzo che non ha mai tradito se stesso.

Quando Jannik Sinner ha posato lo sguardo sul campo,
si è capito subito che non era una finale come le altre:
era un ritorno a casa.
Una casa fatta di applausi, cuore, lacrime, orgoglio.
Una casa che lo stava aspettando.

Di fronte a lui c’era Alcaraz,
un mostro sacro, un talento che sfida le leggi della fisica.
Eppure, oggi, sembrava che l’aria stessa spingesse Sinner,
che il rumore del pubblico lo sollevasse,
che l’Italia intera gli parlasse all’orecchio dicendo:
“Vai, ragazzo. È il tuo momento.”

E lui ci è andato.
Dritto nel fuoco, dritto nell’emozione.
Ha colpito forte, ha colpito pulito,
ha colpito con un coraggio che nessuno ti insegna: ce l’hai dentro.

È stato un crescendo, un’onda, un battito.
E alla fine l’ha fatto davvero:
ha conquistato l’ATP di Torino.
Ha conquistato il suo popolo.
Ha conquistato la storia.

Non con arroganza,
ma con quella timidezza speciale dei ragazzi che non chiedono niente
e danno tutto.
Con quella gentilezza che è la sua arma più potente.
Con quell’umiltà che lo rende un simbolo prima ancora che un campione.

Sinner non vince solo per sé.
Vince per tutti noi.
Per chi crede nei sogni,
per chi cade e si rialza,
per chi sa che la grandezza può essere silenziosa.

Grazie Jannik.
Per averci riportato lì, dove l’orgoglio brucia e il cuore trema.
Per averci fatto sentire vivi.
Per aver scritto una pagina che porteremo dentro per sempre.

Stasera il cielo di Torino è più luminoso.
Lo ha acceso un ragazzo di montagna
con una racchetta e un’anima gigante.

Indirizzo

Frazione Sevignano
Trento
38047

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