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🤓😎🫡
03/12/2025

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01/12/2025

Dalla diretta Con Marc Bekoff, sul suo nuovo libro : (chiedo scusa anticipatamente se non ho trascritto alla lettera ogni punto) * I cani non sono i migliori amici degli umani.
* I cani non ci amano incondizionatamente
(Nel momento in cui affermiamo questi due punti non ci stiamo più occupando della loro senzienza)
* I cani non vivono nel presente, non sono zen.
* I cani non vengono dominati da altri cani , cani alpha, relazionalmente parlando.
* Quando educhiamo i cani l' unica modalità è quella senza violenza, anzi positiva.
* I cani possono avere giorni difficili, brutti sogni, mal di testa e la personalità può cambiare tutto, non solo nella loro giornata.
* È normale e bello per i vostri cani dormire nel vostro letto, checché se ne dica.
* I cani hanno un concetto di amore, di bisogno sociale oltre i bisogni vitali.
* I cani hanno bisogno anche del nostro cibo ... per l' essenza in sé, come come per noi, per vivere una buona vita, per condividere con noi.
* Dovremmo lasciare i cani liberi di esprimersi e manifestarsi come cani, e non come umani.
* Nel momento in cui portiamo un cane nella nostra vita dobbiamo esserne completamente consapevoli, sotto ogni aspetto, vista la loro dipendenza da noi, dalla nostra società e dalla necessità di regole di sicurezza.
* È importante capire non solo chi sono i cani, ma soprattutto chi è il nostro cane, così come riconosciamo le diversità dei nostri amici umani.
* Dobbiamo dare loro delle possibilità di scelta, anche se ciò vuol dire proporre e accettare risposte negative. Più libertà si da, più l' altro ha possibilità di espressione.
* I cani devono sapere di potersi affidare, che possono fare cose anche solo per compiacere o che noi le chiediamo perché pensiamo sia il loro bene.
* Sulla preoccupazione empatica ... questa capacità esiste, loro sono uno specchio per noi e noi per loro, hanno capacità di interpretazione semplicemente etologiche diverse, di sentire con maggiori sensi, odori o rumori.
* Le emozioni sono una colla per tutte le specie sociali e i contatti fra loro. Anche per i cani, si.
* Anche se c'è empatia sociale non significa che debbano fare tutto quello che noi vogliamo, sempre.
* Non ha senso pensare e discutere del fatto che ci sono ancora persone che si chiedono se i cani possano provare emozioni.
* Sul contagio emozionale e differenze culturali fra occidente e oriente: si e no, c'è comunque una questione molto soggettiva, indipendentemente da quello che dice quel mondo accademico.
* Dovremmo allontanarci dalla mania di controllo per il semplice fatto che volendo controllare non riconosciamo l' alterità del cane. ( In ciò bisognerebbe sempre riconoscere anche la memoria di razza)

"Quando io studio i coyote , io sono coyote!" (questa sorta di empatia fa differenza perché non significa trattarli come il nostro cane, ma usare l' empatia come amplificazione e veicolo della ricerca scientifica)

01/12/2025
19/11/2025
12/11/2025
ESSERE PASTORI - Guardiani e Conduttori Un seminario di Ivano Vitalini , grazie a   per aver organizzato e per l' ospita...
10/11/2025

ESSERE PASTORI - Guardiani e Conduttori
Un seminario di Ivano Vitalini , grazie a per aver organizzato e per l' ospitalità impeccabile, sempre bello vedervi ... e combo pazzesca da non perdere assolutamente eheheh

Riproduzione compensatoria: .."Se la famiglia (di cinghiali)  viene distrutta e dispersa dalla battuta, vengono uccisi a...
09/11/2025

Riproduzione compensatoria:
.."Se la famiglia (di cinghiali) viene distrutta e dispersa dalla battuta, vengono uccisi animali a caso (non con caccia di selezione) e la conseguenza è la dispersione sul territorio delle femmine giovani che a quel punto si riproducono con un’efficienza riproduttiva molto più alta di quella propria delle femmine più anziane dominanti.

Ed ecco fatto, la popolazione l’anno seguente è molto cresciuta e i cinghiali colonizzano aree dove prima non erano presenti.

La Natura non fa mai cose a caso..."

Nella nostra isola purtroppo ieri un giovane medico ha perso la vita in un incidente stradale causato dall’improvviso attraversamento della strada da parte di un cinghiale.

Per questo motivo sono molti che invocano l’aumento delle giornate di caccia.

A questo proposito riceviamo e volentieri pubblichiamo:

“Premessa:
Non è mia intenzione scrivere un post a difesa dei cinghiali, voglio solo dare un mio piccolo contributo a difesa della verità che, come spesso capita, è un pelo più complessa di come chi ha sempre a portata di mano le soluzioni facili vuole farci credere.

Al posto del medico ortopedico poteva esserci ognuno di noi.
Si può essere più o meno bravi a guidare, cinture o non cinture, investire un animale, o anche, cercare di evitarlo, può portare a gravi conseguenze, per noi e per gli altri.

I cinghiali sono tanti, hanno tutto il diritto in qualità di animali selvatici di muoversi sul territorio, e quindi anche il diritto di attraversare le strade.

Capita che causino incidenti, per fortuna nella maggior parte dei casi con danni solo alle auto. Ma certamente non per loro volontà.
Credo ne farebbero sicuramente volentieri a meno, considerando che nella maggior parte dei casi sono loro a rimetterci la vita.

E su questo non ci piove.

Gli incidenti capitano perché i cinghiali sono troppi, questo è l’assunto.

Quindi apriamo la caccia tutto l’anno per farli diminuire.

Soluzione semplice e apparentemente efficace.

Come spesso capita suggerisco di diffidare delle soluzioni troppo semplici (e anche di chi le propone….).

Cerchiamo di fare una breve e spero efficace analisi della questione.

In natura il controllo della popolazione viene effettuata dai predatori naturali, nel territorio europeo sono essenzialmente lupo, orso e linci.

Nessuno di essi è presente in Sardegna, quindi praticamente non esistono fattori limitanti di tipo naturale legati all’interazione con altri animali.

I fattori favorenti sono tutti causati dall’uomo, tecnicamente si chiamano fattori antropici.
· Inverni più miti
· Abbondanza di cibo (rifiuti – scarti agricoli e colture)
· Abbandono delle zone rurali con aumento della superficie boschiva e dei campi incolti.

Tutti questi fattori spingono verso un netto incremento del tasso di sopravvivenza e riproduzione.
Inoltre sul territorio nazionale (il problema non è solo sardo) nei decenni scorsi ci sono state introduzioni e incroci con cinghiali provenienti da ceppi dell’Europa orientale, più grandi e prolifici, forse questo in qualche caso è successo anche in Sardegna.

Sicuramente è andata così nei nostri piccoli paradisi, La Maddalena, Carloforte e Asinara. Nei quali i cinghiali non erano presenti fino a pochi decenni fa.

Con certezza nell’isola sono avvenute ibridazioni con maiali domestici allevati allo stato brado che hanno aumentato la dimensione della cucciolata e ridotto il timore dell’uomo. (ciò è stato per anni uno dei principali motivi della persistenza della Peste Suina Africana.)

Il risultato è una popolazione più adattabile e più feconda di quella originaria.

Una risposta semplice è quella che viene proposta a gran voce da più parti.

“Uccidiamone il più possibile.”

“Caccia aperta tutto l’anno.”

“Spariamo anche nelle aree protette dove questi animali si rifugiano.”

La soluzione per problemi complessi molto spesso è tutt’altro che semplice. Ma per avere il consenso di menti semplici bisogna proporre soluzioni simpatiche e veloci, tanto se poi non funzionano sarà sempre colpa di qualcun altro.

In realtà è stato abbondantemente dimostrato che l’uccisione indiscriminata senza effettuare nessuna programmazione e selezione esita nel paradossale risultato di aumentare la numerosità della popolazione.

I cinghiali sono animali sociali, vivono in famiglie all’interno delle quali esiste una precisa gerarchia matriarcale che regola anche il controllo delle nascite. Si riproducono solo le femmine dominanti e in questo modo si evita il sovraffollamento che potrebbe superare la capacità portante del territorio ove la famiglia risiede.

Se la famiglia viene distrutta e dispersa dalla battuta, vengono uccisi animali a caso, e la conseguenza è la dispersione sul territorio delle femmine giovani che a quel punto si riproducono con un’efficienza riproduttiva molto più alta di quella propria delle femmine più anziane dominanti.

Ed ecco fatto, la popolazione l’anno seguente è molto cresciuta e i cinghiali colonizzano aree dove prima non erano presenti.

La Natura non fa mai cose a caso. Se metto a repentaglio una specie questa risponde mettendo in atto tutte le strategie per sopravvivere, qualche volte riesce, altre volte no. I cinghiali riescono sempre, sono piccoli carri armati.

Si chiama “Riproduzione compensatoria”. l’aumento della fertilità e del successo riproduttivo in risposta alla riduzione artificiale della densità.

Quindi voi che avete la curiosità e la pazienza per essere arrivati a leggere fin qui, mi raccomando non credete a quelli che vogliono sparare tutto l’anno.

E siccome a pensare male spesso ci si prende, controllate per verificare se queste persone non abbiano per caso anche altre motivazioni.

Il problema esiste, si può cercare di affrontarlo in maniera organica e complessa, ma evitando in primo luogo finte soluzioni in realtà destinate ad ingigantirlo.

(Nella foto Lulù, una piccola femmina di cinghiale che abbiamo salvato piccolissima, la cui espressione soddisfatta testimonia che in fondo loro vogliono solo vivere sereni.)”

Paolo Briguglio

🐶🐶🐶
18/10/2025

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