09/07/2025
Cinque segni che il tuo cane non sta bene psicologicamente (anche se ti sembra felice)
Di Leonardo Luca Caputo – Analista rieducatore, fondatore A-Team System
“Un cane può mangiare, dormire, scodinzolare… e intanto chiedere aiuto ogni giorno, senza che nessuno se ne accorga.”
1. Ti segue ovunque, sempre
Molti proprietari dicono: “Mi adora, non mi lascia mai”.
Ma non sempre è amore. Spesso è dipendenza ansiosa.
Un cane che non riesce a starti lontano nemmeno per pochi minuti, che si agita se ti sposti di stanza o se ti chiudi in bagno, non è sereno.
È un cane che ha un deficit di autonomia e un iper-controllo del proprio riferimento sociale.
Non parliamo di “attaccamento sicuro”. Parliamo di paura del vuoto.
Un cane psicologicamente stabile sa rimanere anche da solo, senza andare in crisi. Il legame sano non è catena, è fiducia.
2. In passeggiata è sempre in stato d’allerta
Tira. Guarda ovunque. È teso. Non si rilassa mai.
Ogni rumore è una minaccia. Ogni cane un problema. Ogni stimolo un potenziale allarme.
Non è vitalità: è iper-vigilanza. Un sintomo chiaro di iperattivazione neurovegetativa.
Il suo cervello non riesce a filtrare gli stimoli, resta costantemente “acceso”, come se fosse in una zona di guerra.
Il cane equilibrato osserva, interagisce, poi si disattiva. Il cane in allerta cronica non trova mai il tasto “pausa”.
3. Annusa troppo. Sempre. Senza tregua
Annusare è una funzione fondamentale, un bisogno etologico, uno strumento di regolazione.
Ma c’è un punto di rottura: quando l’annusamento non è più scoperta, ma ripetizione; non è più orientamento, ma ossessione.
Cani che durante la passeggiata annusano senza mai staccarsi dal terreno, che cambiano traiettoria per tornare su uno stesso punto decine di volte, che sembrano incollati al mondo olfattivo.
Questa non è curiosità: è compulsività. Spesso si tratta di:
• strategie compensative per gestire ansia e frustrazione
• tentativi di auto-regolazione in cani insicuri o instabili
• forme mascherate di sovraccarico cognitivo
Quando l’annusare diventa fuga dal presente, non è più benessere. È un comportamento ripetitivo che segnala disagio.
4. Mette in atto rituali ossessivi
Corre in cerchio. Si lecca sempre le stesse zampe. Si morde la coda. Fissa un punto nel vuoto. Scava nel cemento.
Non è gioco. Non è energia. È disorganizzazione mentale.
Sono comportamenti autoindotti per produrre dopamina e calmarsi in assenza di vere risposte relazionali.
Spesso sono il risultato di vuoto cognitivo, solitudine prolungata, stimolazione incoerente, oppure di una gestione che nega al cane la possibilità di esprimersi in modo sano.
Se un cane ripete lo stesso gesto per minuti interi ogni giorno, non si sta divertendo. Si sta anestetizzando.
5. È troppo “buono”. Troppo “tranquillo”
“È buonissimo, non fa una piega.”
E se invece fosse bloccato?
Ci sono cani che sembrano perfetti: non abbaiano, non protestano, non disturbano. Ma in realtà sono in shutdown.
Hanno imparato che esprimersi non serve a nulla. E quindi si spengono.
Non sono buoni: sono rinunciatari. Hanno interiorizzato l’impotenza.
L’apatia non è pace. È resa.
Conclusione: la sofferenza non sempre si vede
Il cane che ti segue ovunque, che tira in passeggiata, che annusa in modo compulsivo, che si ripete o che si spegne, sta cercando un equilibrio che non trova.
Il suo comportamento è una narrazione profonda del suo mondo interno.
E tu, riesci ad ascoltarla?
Se hai riconosciuto uno o più segnali, non colpevolizzarti.
Non è questione di essere un “buon padrone”. È questione di crescere insieme, con lucidità.
Osservare, comprendere, intervenire.
E, se serve, affidarsi a chi non ti propone scorciatoie, né metodi complicati da circo,
a chi non ti fa insegnare “seduto” o “terra” mentre il tuo cane implora stabilità,
ma ti aiuta a capire davvero cosa succede dentro di lui.
InPrimoPiano
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