
04/07/2025
“Mi hai lasciato senza parole
come una primavera
e questo è un raggio di luce
un pensiero che si riempe di te.
E l'attimo in cui il sole diventa dorato
e il cuore si fa leggero,
come l'aria prima che il tempo
ci porti via da qui.”
Sono passati ancora pochi giorni per poter parlare di elaborazione del lutto: che tu non ci sia più, io ancora non l’ho capito. Mi sembra di vederti ancora sul comodino di fianco a me, appena sveglia, mentre aspettavi paziente che aprissi gli occhi. Spesso guardo l’orologio e penso che è ora di darti le medicine.
La cosa che fa più male è pensare di non essere stata lì con te quando forse più ne avevi bisogno. Hai scelto che era giusto così ed io non lo capisco, proprio non lo capisco, perché tu chiedevi carezze continuamente ed io non lo so come mai non hai voluto le mie carezze per addormentarti un’ultima volta.
E’ la prima volta che succede che uno dei miei piccoli vada via durante un ricovero in clinica, senza bisogno di essere aiutati e forse è a questo che non ero pronta più io di lei.
L’eutanasia non è mai una decisione facile e a volte viene procrastinata troppo. E’ difficile scegliere il momento giusto, si ha sempre paura che sia presto, che ci sia ancora un po’ di vita, un po’ di speranza e purtroppo a sperare l’impossibile si è sempre molto bravi. Guardare la realtà è sicuramente più difficile.
Ho sempre trovato l’eutanasia un grosso gesto di amore e di compassione e ho sempre pensato che sarebbe giusto poterla dare anche alle persone la possibilità di dire “basta”. Vorrei averla io la possibilità di prendere un appuntamento in cambio del sonno profondo, piuttosto che essere vincolati a qualcosa che non val più la pena, qualcosa che genera solo dolore e sofferenza.
E invece tu, dolce May, hai fatto tutto da sola e non hai voluto essere accompagnata. Non hai voluto essere aiutata. Un ultimo saluto veloce dopo essermi asciugata le lacrime, come risposta involontaria all’infelice prognosi riservata del medico di turno. Una carezza frettolosa nella gabbia dell’ossigeno, due parole di incoraggiamento “Lo so May che non ti piace stare qui. Metticela tutta, così ce ne torniamo presto a casa”
Invece poi lo squillo del telefono e tu, tu non c’eri più.
Mi manchi tanto piccola mia.
Fa male senza di te.