Asyldog dì Alessandra Tinelli

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21/09/2025
17/08/2025

I cani provano davvero dolore per la perdita di un compagno?

In questi giorni in cui ricorre alla mia memoria un lutto per me importante, mi sono trovato a leggere un recente studio condotto sul lutto nel cane e l’ho trovato commovente. Complice anche il mio stato emotivo, credo che l’articolo meriti la sua lettura. La ricerca (condotta da Scienziat* e Professionist* di un calibro elevato e che ho la fortuna di conoscere) ha rivelato che una ampia percentuale di cani manifesta comportamenti di lutto dopo la morte del cane convivente. Non è solo una nostra impressione, non è solo un dato aneddotico!

I cani che perdono un compagno possono diventare più timorosi, meno attivi, smettere di giocare o mangiare, e cercare più attenzione.
Diversi cambiamenti comportamentali negativi sono stati comunemente riportati nel cane sopravvissuto dopo la morte dell'altro cane: ricerca di attenzione aumentata (67%), giocare di meno (57%), ridotto livello di attività (46%), dormire di più (35%), paura aumentata (35%), mangiare meno (32%) e vocalizzare di più (30%).

I ricercatori sostengono che una ampissima percentuale dei cani che hanno mostrato alterazioni non stava semplicemente reagendo alla routine alterata dopo la perdita del compagno, né rifletteva passivamente il dolore del proprietario.
Si ipotizza piuttosto che i cani stessero manifestando un autentico stato di dolore e lutto, con modelli comportamentali che mostrano notevoli somiglianze con il lutto umano.
Le reazioni come il ritiro sociale, le variazioni dell'appetito e l'aumento dei comportamenti di ricerca di attenzione sono considerati indicatori di una risposta emotiva complessa alla perdita, non solo di un semplice disagio.

Non è facile dare delle spiegazioni a tali cambiamenti comportamentali, anche perché il cane è inserito in un sistema “lutto”, di cui fa parte il suo proprietario, il quale sta vivendo la sua esperienza luttuosa. La discussione ha, infatti, anche affrontato il tema del contagio emotivo. L'articolo sottolinea che lo stato di dolore, rabbia e ansia del proprietario ha un impatto diretto sui comportamenti del cane sopravvissuto, in particolare sull'aumento della sua paura. Questo non sminuisce la validità del lutto vissuto dal cane, ma evidenzia che il processo è complesso e influenzato dall'ambiente sociale. Il cane non solo sente la propria perdita, ma reagisce anche allo stress emotivo del suo umano.

Un ulteriore punto cruciale emerso dalla discussione è l'importanza della natura del legame tra i due cani. A differenza del tempo che avevano trascorso insieme, la qualità del rapporto (che fosse di amicizia, di parentela o di tipo genitoriale) è risultata un predittore significativo dell'intensità del lutto. Questo suggerisce che il dolore non è una semplice reazione alla mancanza di un'abitudine, ma una risposta alla perdita di un legame affettivo specifico e significativo.

Implicazioni pratiche e future ricerche
L'articolo non si limita a confermare che i cani soffrono, ma offre un vero e proprio strumento di comprensione per i proprietari. Riconoscere il lutto nel cane significa poterlo affrontare in modo più empatico e consapevole. È fondamentale, infatti, fornire supporto e comprensione ai cani in lutto, proprio come si farebbe con una persona.
Le implicazioni di questo studio si estendono anche al mondo della medicina veterinaria, suggerendo un approccio che tenga conto anche del lutto nel cane: divenendo una realtà scientificamente provata, i medici veterinari e i loro staff possono e devono accoglierlo come parte del processo di cura. Non è quindi sufficiente fornire consigli nutrizionali o comportamentali, ma bisogna offrire un supporto emotivo e pratico, spiegando ai proprietari cosa aspettarsi, come comportarsi e gestire il periodo di transizione. In questo il medico veterinario esperto in comportamento può rappresentare un valido sostegno per tutto il sistema famiglia ( conviventi umani e non) e per il sistema curante (staff medico).

Fonte:
Uccheddu, S., Ronconi, L., Albertini, M. et al. Domestic dogs (Canis familiaris) grieve over the loss of a conspecific. Sci Rep 12, 1920 (2022). https://doi.org/10.1038/s41598-022-05669-y

16/06/2025
24/02/2025

La lettura del cane

Nell’osservare i nostri cani, le loro condotte e nel chiederci quale significato abbiano, abbiamo la possibilità di guardare non solo loro ma anche noi stessi nella tendenza ad attribuire uno o l’altro significato a ciò che stiamo osservando. La volontà di conoscere l’altro ha a che fare con il “voler bene” inteso non come carezze e basta, ma come conoscenza della sua mente, aprendo così al grande tema dell’empatia
Amare i cani, significa principalmente voglia di conoscerli, e il continuo interrogarsi su chi sia l’altro non può prescindere dall’opportunità di chiederci chi siamo noi, perché vedete, quello che i nostri sensi percepiscono è spesso frutto della nostra mente, impregnato delle nostre distorsioni che sono poi la nostra essenza, e che alle volte, racconta poco dell’altro e tanto di noi.
G. Liotti scriveva “per capire la nostra mente abbiamo bisogno di capire la mente dell’altro. Non è che prima capiamo noi stessi e poi, benevolmente, ci dedichiamo a capire la mente altrui… al contrario se non ci sei tu io non posso conoscere me”
E’ anche per queste ragioni che chi si approccia al cane con approccio Cognitivo-Relazionale non guarda più i singoli attori ma pone la sua attenzione nella relazione stessa, perché è solo nel dialogo relazionale che possiamo vivere l’altro, l’altro che non è univoco e stabile, ma una parte di sé che muta nel mutare del dialogo e al contempo osserva se stesso nell’osservare
Dott.ssa Federica Manunta

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