21/02/2020
Enrico De Rosa
Coordinatore Collegio degli Operatori SItI
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In questi giorni siamo stati, immagino più o meno tutti quanti, impegnati con il 2019-nCoV.
Progressivamente, dopo una prima fase in cui l’attenzione, anche operativa, si è concentrata sulla risposta assistenziale (rete ospedali malattie infettive ) e di laboratorio, la sanità pubblica e i Dipartimenti di Prevenzione hanno assunto un ruolo centrale nella gestione della situazione: inchieste epidemiologiche, contact tracing, sorveglianza sanitaria e misure di distanziamento sociale.
Prendo lo spunto da un articolo, comparso su un quotidiano nazionale, che descrive con un po’ di enfasi retorica le attività svolte nel Lazio in questi giorni, per fare alcune considerazioni.
Per prima cosa dobbiamo sottolineare con orgoglio che, ancora una volta, gli igienisti e i professionisti sanitari della prevenzione, impegnati nel controllo delle malattie infettive, ai vari livelli operativi e istituzionali del SSN, hanno saputo fornire risposte tempestive ed adeguate alle esigenze del momento. Una rete di intervento, capillare e solida, abbondantemente collaudata e consolidata, nella gestione quotidiana, ma mai ordinaria, delle patologie infettive: ogni singolo caso di meningite, piuttosto che tubercolosi, tossinfezione alimentare, ecc. ecc. attiva l’intervento e l’attuazione delle misure di sanità pubblica, finalizzate al contenimento delle malattie. E che ha negli anni dimostrato di saper affrontare le “emergenze infettive”: a cominciare dalla SARS, alla alla Influenza del 2009, le meningiti in Veneto ed in Toscana, al Chikungunya in Emilia Romagna e Lazio e sicuramente dimentico qualcosa.
La rete dei Servizi di Igiene e Sanità Pubblica, nell’ambito sistema di sorveglianza della malattie infettive, con le fondamentali espansioni, integrate nel Dipartimento di Prevenzione, sul versante del Igiene degli alimenti, della Sicurezza e Igiene del Lavoro e della sanità Veterinaria, è viva e vitale, e in grado di assolvere adeguatamente al mandato istituzionale di estremo rilievo: nel garantire un flusso di dati che restituisce informazioni, anche a livello locale, valide e utili; e soprattutto nella messa in atto tempestiva e diffusa su tutto l’ambito territoriale delle misure di sanità pubblica, in certe situazioni, anche imponenti per quantità e qualità.
Questa rete di prevenzione, nonostante la sofferenza operativa in cui versa per il grave assottigliamento degli organici, più volte accoratamente sottolineato in questi ultimi anni dalla SItI, costituisce un vanto ed un orgoglio del nostro servizio sanitario nazionale e probabilmente assicura altissima qualità di intervento, sicuramente tra le migliori a livello europeo. D’altra parte l’articolo, certamente ispirato dagli uffici stampa dell’assessorato, pur lusinghiero, non menziona direttamente ne Dipartimento di prevenzione né i Servizi di Igiene Pubblica: sono infatti gli operatori di questi servizi che concretamente svolgono quelle attività di intelligence e
attuano i provvedimenti di sanità pubblica ove necessario.
Le attività di prevenzione, finalizzate e produrre “non eventi” sono, forse in qualche misura condannate a rimanere nell’ombra: se nessuno si accorge del nostra lavoro vuol dire che abbiamo lavorato bene. Purtuttavia, credo che, queste situazioni e le ultime disposizioni Ministeriali che pongono i dipartimenti di prevenzione al centro degli interventi di contenimento debbano essere opportunità da cogliere per valorizzare l’impegno e la professionalità, ed il ruolo cruciale ed infungibile che gli igienisti svolgono nell’ambito del SSN.