11/08/2025
Il cane che raccoglie sogni
Nessuno sapeva da dove venisse. Appariva solo di notte, tra le vie silenziose del quartiere, con il passo leggero e gli occhi che brillavano come vetro sotto la luna. Lo chiamavano “Nebbia”, ma non era un nome dato da qualcuno. Era come se fosse il suo vero nome, sussurrato dal vento ogni volta che passava.
Nebbia non cercava cibo, né carezze. Cercava sogni.
Li fiutava sotto i cuscini, tra le crepe dei marciapiedi, nei barattoli vuoti dimenticati sul balcone. Sogni abbandonati, smarriti, mai realizzati.
Non sogni qualsiasi: solo quelli che avevano un colore. I sogni grigi non lo interessavano. I sogni rossi, blu, dorati, sì. Quelli vibravano ancora.
Una notte, un uomo lo seguì. Aveva perso il suo sogno da bambino: diventare astronauta. Ma non era un sogno comune. Era fatto di silenzio e di stelle che non esistono più.
Nebbia lo condusse in un parco deserto, dove ogni albero aveva appeso un sogno come fosse un frutto. Alcuni pulsavano, altri dormivano. Il sogno dell’uomo era lì, fluttuante, ancora intatto, avvolto in una bolla di luce viola.
“Perché li raccogli?” chiese l’uomo.
Nebbia lo guardò, poi si voltò verso il cielo.
“Perché qualcuno deve ricordare ciò che gli umani dimenticano.”
Il cane parlava senza muovere la bocca. Le sue parole arrivavano come pensieri che non erano mai stati pensati.
Da quella notte, l’uomo tornò spesso al parco. Non per cercare sogni, ma per raccontarne di nuovi.
Nebbia ascoltava. E quando il cielo era limpido, lasciava che uno di quei sogni salisse in alto, come un palloncino invisibile.
Ma c’era un segreto che nessuno conosceva.
Nebbia non era solo un cane. Era il custode di un archivio nascosto sotto la città, dove i sogni venivano catalogati, restaurati, e talvolta… liberati.
Ogni sogno aveva un codice, una melodia, un odore. Alcuni erano così antichi da appartenere a persone mai nate.
E ogni volta che un sogno veniva dimenticato, Nebbia lo sentiva. Come un dolore dietro le orecchie.
Una bambina lo incontrò una sera. Aveva sognato di costruire una casa fatta di libri, dove ogni stanza raccontava una storia diversa.
Nebbia la portò in una biblioteca abbandonata, dove le pagine volavano come uccelli.
“È tua,” disse. “Ma devi ricordarla ogni giorno, o volerà via.”
La bambina tornò ogni sera. E la biblioteca crebbe.
Quando diventò adulta, scrisse un libro. Dentro c’era Nebbia. Ma nessuno lo vide, tranne chi aveva perso un sogno ...
Buon fine lunedì a tutti con un sogno ...