03/07/2025
Evitiamo di mangiare ancora il polpo, in qualunque forma venga servito. È molto più di un semplice animale marino: è una creatura selvatica, sensibile, straordinariamente intelligente, capace di emozioni e comportamenti complessi che la scienza sta appena iniziando a comprendere. Il polpo non pensa come noi, ma sente, esplora, comunica, gioca, si affeziona. E soprattutto, soffre.
Eppure lo uccidiamo. Lo facciamo con una crudeltà che non trova giustificazione, come se il suo dolore valesse meno del nostro. Lo facciamo anche sapendo che, per rispondere alla crescente domanda, si stanno progettando allevamenti intensivi per una creatura solitaria, che non vive in branco e che in cattività impazzirebbe. Sarebbe come chiudere un’anima libera in una gabbia senza uscita, un manicomio del mare.
Nel frattempo, i polpi pescati nei mari del Nord Africa non sfamano i locali. Sono destinati a noi, a chi può pagare. E per cosa? Per un sapore, per un piatto in più. Ma nessuno morirà di fame se sceglie di lasciarli vivere. La cucina si è sempre evoluta, cambierà ancora. Il gusto si educa, il cuore si allarga.
Non esistono animali superiori, non c'è una scala che giustifichi la nostra violenza. Esistono solo vite. E quella del polpo merita rispetto, merita libertà. Merita di restare nel suo mare, lontano dai nostri piatti.