Storie di un veterinario all'ombra della presolana

Storie di un veterinario all'ombra della presolana libri di Gianluca Romelli:
- STORIE DI UN VETERINARIO ALL'OMBRA
DELLA PRESOLANA
- LA PAZIENZA DEL PICCHIO
- RACCONTI DI UN VETERINARIO DI
MONTAGNA

26/11/2025

I miei peperoncini jalapeño!!🫣

21/11/2025
20/11/2025

DANTE GRAZIOSI
Veterinario e scrittore
Che ho conosciuto personalmente nel 1984

Dante Graziosi è nato a Granozzo, un borgo sull’acqua delle risaie alle porte di Novara, nel 1915. Alla pratica letteraria è giunto nella maturità. Medico veterinario, docente universitario di Igiene e zootecnia all’università di Torino, parlamentare, fondatore dell’organizzazione novarese dei coltivatori, ha pubblicato molti saggi scientifici di zootecnia prima di dedicarsi alla narrativa. Avendo conosciuto il "Palazzo", ha scelto i valori genuini e semplici delle proprie radici e li ha voluti raccontare. L’esordio letterario è avvenuto nel 1972 con "La terra degli aironi", una serie di racconti in cui (come nel successivo "Storie di brava gente") sul filo dei ricordi lo scrittore fa rivivere tradizioni, ambiente e personaggi di una civiltà contadina tra Sesia e Ticino ormai al tramonto. È però all’attività di medico degli animali che ha dedicato nel 1980 il suo più celebre libro, "Una Topolino amaranto", lettura molto adatta anche per le scuole, da cui è stato tratto uno sceneggiato Rai. Nel 1987 ha pubblicato "Nando dell’Andromeda", romantica saga padana che ha per protagonista un camminante, uomo libero e poeta, al tempo delle mondine, della vita sull’aia, delle prime lotte politiche nelle campagne. L’autore, scomparso nell’estate del 1992, predilige intingere il pennino nell’inchiostro della memoria, nella fedeltà alle radici che contraddistingue la sua vena letteraria, affiorante anche nelle opere postume "Le vane speranze di Guido Collasio" e "Racconti e ricordi".

Nella foto si vede alle spalle il mitico mulino dove lui abitava ....

17/11/2025

L’ EQUIVOCO

Era tra l’una e mezza e le due del pomeriggio e spesso mi prendevo un caffè al bar di Bratto prima dell’ inizio dell’ambulatorio.
Di solito, quando ero in questi paraggi, avevo tre opzioni da scegliere: il bar Donizetti, il bar Millennio e il bar pasticceria Alex.
In quel pomeriggio assolato di gennaio scelsi di sedermi all’aperto ai tavolini del bar Alex. Siccome era una bella giornata e la gente in paese era poca, sia per l’ora sia perché gli sciatori si fermavano più a lungo sui campi da sci.
Quelli che non sciavano al passo della Presolana o al monte Pora si crogiolavano come delle lucertole al tiepido sole invernale per abbronzare la pelle.
Nella prima fila dei tavolini del solarium del bar c’era una elegante bella signora annoiata, seduta con la figlia di circa 6 anni che era vestita come lei.
Indossavano entrambe due completi da sci di color azzurro e due doposci pelosi bianchi. Diversamente rispetto alla figlia, la mamma aveva un paio di occhiali da sole di Gucci.
Il loro aspetto mi incuriosiva, non solo per i vestiti identici, ma anche per il fisico della bambina: aveva, infatti, una testa molto grossa rispetto alla sua esile figura.
Aspettate, non arrivate subito alle conclusioni …… non volevo dire che aveva una testa deforme, aveva semplicemente una testa più grande del normale!
L’insieme della coppia madre-figlia comunque strideva.
La mamma era molto curata, sia nell’abbigliamento che nel fisico: aveva una manicure perfetta, un taglio di capelli alla moda, un make up impeccabile e, probabilmente, aveva anche subìto qualche intervento chirurgico di ritocco estetico (forse di botulino o di acido ialuronico).
Secondo me, la dimensione della testa della figlia, che per altri poteva sembrava normale, per la donna sofisticata era diventata un enorme cruccio.
Osservai la bambina e vidi che stava cercando di allontanare un grosso g*tto che puntava ai pelosi doposci per farsi gli artigli.
Il felino, che probabilmente era il g*tto del gestore del bar, era molto insistente: si era fissato sulle scarpe pelose della bambina.
Da gentiluomo, mi avvicinai alle sedie di allumino della coppia, salutai e acciuffai il grosso g*tto per l’ ascelle. Presi l’animale peloso in braccio e mi accomodai sulla mia sedia alle spalle delle sciatrici.
Posai l’animale sulle gambe e feci una rapida visita veterinaria (che ci posso fare, lo faccio senza accorgermi!): gli abbassai le palpebre per vedere le mucose, aprii la bocca per controllare se non ci fossero delle afte ed abbassai le orecchie per vedere se c’erano gli acari.
“Bene …… sembra che stia bene!” pensai e cominciai ad accarezzargli il pelo per cercare di distogliere la sua attenzione dai doposci.
Mentre ero alle prese con il g*ttone, arrivò un uomo che conoscevo superficialmente: era stato un cliente del mio ambulatorio e che qualche volta mi salutava per strada.
Non era un cliente abituale, normalmente abitava a Milano, ma qualche volta mi aveva parlato dei suoi g*tti.
Si faceva notare per i vestiti originali e per il tono alto della sua voce che echeggiava nei paraggi quando arrivava ma era famoso soprattutto per la sua mania spropositata per tutto quello che riguardava i g*tti.
Una volta mi aveva tediato per due ore sulle varie problematiche dei suoi g*tti: le razze, il pelo, il cibo, l’intelligenza ecc..ecc...
Il pittoresco milanese, che nell’occasione era vestito come un tirolese con tanto di penna di gallo cedrone, mi stava osservando da lontano fino da quando avevo sollevato il g*tto da sotto la sedia della bambina e si avvicinò agli avventori del bar. Io lo vidi arrivare e pensai che avrebbe attaccato bottone e mi preparai al peggio. Invece, con mia sorpresa, il chiassoso uomo attaccò a conversare con la signora elegante, probabilmente perché pensava che il g*tto fosse di proprietà della bambina.
Ebbe così inizio una serie di equivoci sfortunati.
L’uomo iniziò a parlare del g*tto che era con me mentre l’elegante signora, che non sapeva nulla del felino, rispondeva all’interpellante riguardo alla figlia.
Ammiccò al g*tto che era alle spalle della bambina e chiese alla donna: “E’ un maschio?”
“No ……… è una femmina!” disse la signora con aria indignata.
Ascoltavo quel dialogo seduto al mio tavolino ed ebbi il presentimento dell’ equivoco: stava per accendersi la miccia di un candelotto di dinamite con una potenziale esplosione! Mi guardai attorno e cercai al può presto un’uscita di sicurezza.
Con mosse felpate (da felino appunto), mi alzai, appoggiai il g*tto sulla sedia e senza farmi scorgere, scivolai a zic-zac tra i tavolini in direzione della porta della pasticceria.
Il finto “schutzen” g*ttofilo, dopo la risposta avuta della donna fece una pausa e con aria perplessa riprese il discorso: “Strano, di solito quando hanno la testa grossa sono dei maschi!...” disse candidamente.
La bella signora sgranò gli occhi, impallidì e riavutasi dopo una manciata di secondi, scattò di colpo in piedi. La sedia cadde per terra con un fracasso metallico.
Con tutta la voce che aveva in gola gridò:
” Lei è un gran cafone!” e poi iniziò un rosario di altri insulti inenarrabili.
L’uomo dal cappello piumato si sbigottì per questa reazione, guardandosi attorno con occhi sbarrati.
Immediatamente la donna prese da parte la bambina, raccattò le sue cose e si allontanò dal terrazzo.
Il milanese si accorse per la prima volta della testa della bambina e capì l’equivoco suscitato. Provò a pronunciare delle scuse confuse: “ Il g*tto ……….. parlavo del g*tto! .. Chiedete al dottore ……. Dov’è il veterinario?!” diceva cercando di individuarmi tra i tavolini del locale.
Ma né il g*tto, che nel frattempo era scappato a gambe levate e nemmeno il veterinario non si vedevano in circolazione.
“ Dottore!?” chiamò un’altra volta con voce implorante.
Io, zitto zitto, ero entrato nel negozio di pasticceria e stavo aprendo la porta del lato della strada principale.
Incrociai un amico meccanico che stava leggendo “L’eco di Bergamo” e aveva visto la scena da lontano e mi sussurrò a bruciapelo: ” Sei un codardo!”.
“E’ vero……, e tu allora? Anche tu sei un omertoso! Aiutalo tu..” dissi a voce bassa per non farmi sentire il milanese.
L’amico puntualizzò: “Io ho sentito una invocazione precisa: veterinario, …… non meccanico!” sentenziò con soddisfazione, continuando a fingere di leggere il giornale e ridacchiando tra sè e sè.
Chiusi la porta senza far rumore, camminai a passo spedito fino alla banca e quando fui sicuro di essere al coperto dietro l’angolo, feci quattro lunghi balzi fino all’ambulatorio e chiusi la porta.
L’appassionato di g*tti, ferito nell’amor proprio, rincorse la signora fino al marciapiede cercando nuovamente di spiegarle l’equivoco e disse con tono accorato:” C’era un grosso g*tto, pensavo fosse della bambina, era………… un g*t ………..un….” ma la voce gli si strozzò in gola guardando le due femmine: la bambina aveva indossato un copricapo a forma di g*tto, con tanto di orecchie a triangolo.
La donna lo fulminò con lo sguardo.
Al povero g*ttofilo caddero le braccia per lo sconforto e si abbandonò afflosciato sul muretto.
(Da "STORIE DI UN VETERINARIO ALL'OMBRA DELLA PRESOLANA")

30/10/2025

JAMES HERRIOT

Il James Herriot Museum a Thirsk
Wight nacque nel Sunderland, ma durante il primo mese di vita si trasferì con la sua famiglia a Glasgow, dove rimase fino alla laurea in veterinaria, conseguita a 23 anni presso il Glasgow Veterinary College.

Nel 1937 andò ad abitare nello Yorkshire, più precisamente nella cittadina di Thirsk (la Darrowby dei romanzi), per svolgere la professione di veterinario dapprima come dipendente e poi come socio di Donald Sinclair (il Sigfried Farnon dei romanzi).

Il 5 novembre 1941 si sposò con Joan Catherine Anderson Danbury (la Helen Alderson dei romanzi), figlia di un benestante proprietario terriero. Ebbe due figli: James Alexander (nato nel 1943) e Rosemary (nata nel 1947).

Dal 1941 al 1943 Wight fu nella RAF. In seguito a un'operazione fu ritenuto non più idoneo come pilota e dopo un breve periodo di servizio a terra venne rimandato a casa.

Wight intendeva da anni scrivere un libro, ma con la maggior parte del suo tempo impegnato dalla medicina veterinaria e dalla famiglia, la sua ambizione di scrittura rimase ferma. Spronato da sua moglie, nel 1966, all'età di 50 anni, iniziò a scrivere. Dopo vari racconti respinti, su vari argomenti come il calcio, si rivolse a quello che conosceva meglio. Nel 1969 scrive If Only They Could Talk (Se solo potessero parlare), la prima storia della ormai famosa serie basata sulla sua vita professionale e di veterano nella Royal Air Force durante la seconda guerra mondiale.

Nel 1970 raggiunse un immediato successo con la pubblicazione di Creature grandi e piccole che narra delle sue esperienze lavorative frammiste alla sua vita privata. Da questo romanzo venne tratto un film con Anthony Hopkins del 1974 (Creature grandi e piccole) e una serie televisiva per la BBC (1978).

Nel 1995 morì per un cancro alla prostata, dopo tre anni di malattia, presso la sua abitazione nello Yorkshire.

Riconoscimenti
Nel 1975 ricevette un "Award of Appreciation" dalla American Veterinary Medical Association
Nel 1979 l'Ordine dell'Impero Britannico
Nel 1979 una laurea honoris causa dalla Heriot-Watt University di Edimburgo
Nel 1982 divenne membro del Royal College of Veterinary Surgeons
Nel 1983 ricevette una laurea honoris causa dalla Università di Liverpool
Gli è stato dedicato un asteroide, 4124 Herriot.
Opere
Wight racconta nei suoi libri fatti e misfatti occorsi nello svolgimento della sua professione, soffermandosi sulla bellezza dei luoghi e tratteggiando con fine umorismo il carattere un po' scontroso dei locali.

Creature grandi e piccole, 1974 (traduzione di All Creatures Great and Small del 1972 che accorpa If Only They Could Talk del 1970 e It Shouldn't Happen to a Vet del 1972)
Beato fra le bestie, 1977 (traduzione di All Things Bright and Beautiful del 1974 che accorpa Let Sleeping Vets Lie del 1973 e Vet in Harness del 1974)
Cose sagge e meravigliose, 1978 (traduzione di All Things Wise and Wonderful del 1977 che accorpa Vets Might Fly del 1976 e Vet in a Spin del 1977)
E il Signore le creò, 1982 (orig.: The Lord God Made Them All, 1981)
Il meglio di James Herriot, 1984 (orig.: The best of James Herriot, 1983), una raccolta selezionata da Herriot con in più del materiale inedito
Il g*ttino Mosè, 1985 (orig.: Moses the kitten, 1984), con illustrazioni di Peter Barrett
Storia di Gyp, 1986 (orig.: Only one woof, 1985), con illustrazioni di Peter Barrett
Il dono di Natale, 1987 (orig.: The Christmas Day kitten, 1986), con illustrazioni di Ruth Brown
Il trionfo di Bonny, 1988 (orig.: Bonny's big day, 1987), con illustrazioni di Ruth Brown
Bocciolo torna a casa, 1989 (orig.: Blossom comes home, 1988), con illustrazioni di Ruth Brown
Il bastardino del mercato, 1990 (orig.: The Market Square Dog, 1989), con illustrazioni di Ruth Brown
Oscar g*tto di mondo, 1991 (orig.: Oscar cat-about-town, 1990), con illustrazioni di Ruth Brown
Per amore di tutte le creature, 1993 (orig.: Every Living Thing, 1992)
Storie di g*tti, 1994 (orig.: Cat stories, 1994), con illustrazioni di Lesley Holmes
I cani più amati, le storie più belle, 1996 (orig.: Favourite dog stories, 1996), con illustrazioni di Lesley Holmes
Racconti dello Yorkshire, 1998 (orig.: James Herriot's Yorkshire Stories 1979)

13/10/2025

Racconti di un veterinario di montagna è un libro di Gianluca Romelli pubblicato da Silele nella collana Free animals: acquista su Feltrinelli a 15.00€!

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