
07/08/2025
L’olio miracoloso di Blufi
C'è un luogo, tra le pieghe delle Madonie, dove la realtà sembra stanca di mantenere i propri confini. Un posto in cui la scienza e la fede si danno il cambio come due vecchi amici
È lì, nel piccolo comune di Blufi, che da secoli la terra trasuda un liquido scuro e misterioso, noto come l’Olio della Madonna.
Gli scienziati, razionali come sempre, lo chiamano idrocarburo. I devoti, più inclini alla meraviglia, lo venerano come un unguento sacro, capace di guarire malanni della pelle, dolori articolari, nervi storti e perfino certe presenze intestinali troppo statiche.. Per i più curiosi, è semplicemente qualcosa che bisogna vedere con i propri occhi. E magari annusare. Con cautela.
A pochi passi dal santuario dedicato alla Madonna dell’Olio — una chiesetta settecentesca con fondamenta antiche quanto la memoria — si trova una nicchia annerita dal tempo e dal grasso. Là, un bicchiere di vetro attende, paziente, che qualcuno venga a raccogliere l’olio che sgorga dalla roccia. In inverno, la sorgente si affievolisce, mescolando all’olio l’acqua piovana. Ma d’estate, quando il sole picchia e le speranze si accendono, arrivano i pellegrini, anche da lontano, per riempire minuscole boccette come fossero reliquie piene di panacea.
La storia di questo luogo ha radici profonde. Un manoscritto del 1832 parla di una chiesa già esistente nell’VIII secolo, costruita dai contadini della zona. La campana porta la data del 1135. Un atto notarile del Quattrocento racconta di lebbrosi che si rifugiavano presso questa fonte di petrolio, come se il liquido avesse il potere di purificare più del corpo.
Lo storico Vito Maria Amico descrive una sorgente da cui si raccoglie un olio che galleggia sull’acqua e che viene conservato in vasi, nei pressi di una chiesa sorvegliata da eremiti. Persino Aristotele, il più saggio dei filosofi greci, scrive di un liquido salato e acidulo che sgorga nel “Sicanico agro”, usato come aceto in certe pietanze. Chissà, forse era proprio questa sorgente.
Il nome “Madonna dell’Olio” potrebbe derivare dalla vicinanza alla sorgente stessa, ma qualcuno ipotizza che in tempi antichi ci fossero uliveti, e che il torrente Oliva non si chiami così per caso.
Come ogni storia che si rispetti, anche questa ha la sua leggenda: un tempo, l’olio era commestibile. Ma l’avidità degli uomini — quella non manca mai — fece sì che chi ne prendeva più del necessario provocasse una trasformazione. L’olio divenne scuro, unto, combustibile. E la sorgente si spostò. Secondo don Raffaele Fucà, l’antica sorgente era vicina alla chiesa, ma si esaurì nell’Ottocento. Poco dopo, l’olio tornò a sgorgare, ma trecento metri più a valle. Come se la terra avesse voluto cambiare posto, per non farsi trovare più da chi non l’aveva rispettata.
Nel 1940, il geologo Stanislao Zuber lo descrisse come “stillicidio abbondante” proveniente da una roccia caotica e scagliosa. Negli anni Cinquanta, le analisi scientifiche rivelarono che si trattava di un olio con il 33% di petrolio, un po’ di benzene, e parecchio zolfo. Quanto basta per non farne una benzina, ma giusto per lenire qualche dermatite.
E poi c’è il famoso foglio volante, una sorta di bugiardino miracoloso, trascritto da Giuseppe Pitrè, che elenca con entusiasmo tutte le virtù dell’olio: cura il mal di testa, la sordità, le coliche, l’asma, le sciatiche, le vertigini e persino certe “doglie del pen*s”. Si unge la parte malata e il dolore, secondo la tradizione, svanisce.
Ma se pensate che le meraviglie finiscano qui, vi sbagliate. Proprio davanti al santuario, ogni primavera, sboccia un campo di tulipani rossi. Non seminati, non coltivati: spontanei. Crescono tra il grano, gli ulivi e i mandorli, incuranti delle arature, come se il terreno stesso li covasse come un segreto. La varietà si chiama Tulipa raddii, ed è così misteriosa che si direbbe spuntata da un sogno di primavera.
Oggi Blufi è comune autonomo dal 1972, ma resta spiritualmente legato a Petralia Sottana. Il santuario, fuori dai grandi circuiti turistico-religiosi, resta un luogo vivo, pieno di silenzio e meraviglia, in cui la natura — e forse qualcosa di più — continua a sussurrare sottovoce a chi ha orecchie per ascoltare.
Fonti: geologiitaliani:- La Madonna dell’Olio di Blufi (Palermo)
di Marco Pantaloni; susannabasile :- L’olio “miracoloso” che sgorga dalle Madonie e i tulipani rossi spontanei di Susanna Basile