24/06/2024
Una vecchia foto del 1948 per vedere come erano i polli di allora. Galline leggere ma piene, buone sia per uova che per carne, con una discreta attitudine alla cova per avere pulcini della casa, frugali e robuste. Si teneva un'aiuola nell'orto per la cicoria e al mattino si dava un pastone di cicoria tritata, acqua, tiepida in inverno, e farina di mais, tassativamente spigolato. Come proteine pelli e teste di rana e interiora di pesci d'acqua dolce che erano cibo quasi quotidiano degli abitanti delle frazioni e dei paesi del novarese. Chi poteva le lasciava uscire, nei cortili, sulle aie, qualcuna arrivava anche "in su la via" come da leopardiana memoria. Prima che fosse sera tornavano da sole al loro posto per la notte, ricevevano una manciata di mais in granella buttato per terra, dosato perfettamente perché non ne avanzassero nemmeno un grano e si appollaiavano con il gozzo ben pieno. Poi la porta del pollaio veniva chiusa. Nessuno era disturbato dal gallo che cantava di notte, non era concepibile che lo fosse, come non lo è oggi che qualcuno sia disturbato da un'auto che passa sulla strada. Il canto del gallo era uno dei suoni della notte, come la campana che suonava le ore, il grido della civetta, era come se dicesse: "è ancora notte e tutto va bene, dormi". E il tuo pensiero sfumava in un sonno profondo mentre quel canto amico, rassicurante si faceva sempre più lontano. Oggi c'è l'Asl, i sonniferi, gli allevamenti intensivi, i mangimi medicati e tutto è diventato estremamente complicato. Non ci sono più i polli di una volta 😀😀😀😀😀