
14/08/2025
Selezione di razza e conflitto interiore
La proposta di legge parlamentare che vuole imporre il patentino per cani di tipologie (razze) pericolose sta accendendo vari dibattiti nel mondo della cinofilia e del volontariato.
Non ci soffermeremo qui sull'assurdità della proposta costruita sulle teorie suprematiste di Enci e Lega che rischiano di diventare tragica pratica quotidiana, perchè ora vorremmo ragionare su alcune opinioni che circolano in merito alla selezione razziale.
L'ambito cinofilo più critico - alcuni istruttori, educatori e medici veterinari esperti in comportamento - si sta esprimendo contro il PLP4 con vigore sostenendo la tesi secondo cui solo il 9% del carattere di un cane dipende dalla razza
Fermo restando che è indubbio, senza necessità di scomodare gli esperti di categoria, che ogni essere vivente ha un suo carattere unico e irripetibile, vanno sempre considerati i molteplici fattori che lo formano, andando ben oltre i parametri della singola formazione cinofila (da binomio per capirci).
Si va dal considerare le condizioni dell'ambiente in cui si cresce e si vive, fino a riconoscere che le relazioni scambiano su piani ben più ampi che quello unidirezionale pedagogico comportamentale.
Per esperienza e formazione (non tanto e non solo cinofila), non è assolutamente possibile sostenere che la selezione incida sulla relazione solo al 9% rispetto al tutto.
Anni e anni di osservazioni sul campo e studio in merito alle cosiddette "motivazioni di razza", anni e anni di volontariato in canile passati a confrontarsi con le tipologie di cani coinvolte e non dal PLP4, testimoniano oltre ogni minimo dubbio che certi cani di razza si esprimano in modo simile tra loro stereotipando il loro disagio ben più che esprimendo le caratteristiche performative volute dalla selezione dagli umani.
Sostenere che alcune razze non sono potenzialmente più pericolose di altre quando è la stessa selezione canina che indisturbata lavora per esaltarne le caratteristiche offensive, o è frutto di ignoranza o risulta quantomeno in malafede.
Chi vive di cani sa bene cosa succede se certe caratteristiche spinte non sono supportate da un carattere forte ed equilibrato capace di contenerle.
Gli individui cani consegnati già prima della nascita alle operazioni eugenetiche di razza sono da considerarsi veri e propri esperimenti di selezione diretta ad omologare in precisi pattern comportamentali, dei quali i cani diventano prigionieri con poche o nessuna via d'uscita.
Le stesse teorie delle "motivazioni di razza" (sebbene concepite in modo acritico) ci spiegano che in presenza di un dato stimolo ogni diversa "categoria genetica" di cani reagisce in base alle proprie caratteristiche di razza, che diventano nocive e disadattive soprattutto nelle situazioni di disagio.
Recentemente siamo venuti a contatto con alcuni Beagle appena liberati dagli esperimenti scientifici: cani emotivamente distrutti che non possono lasciare indifferenti.
Qualsiasi cane, e non solo, dopo non aver mai beneficiato della luce del sole, dopo aver subito seriamente maltrattamenti quotidiani, sarebbe terrorizzato dall'umano o terribilmente arrabbiato con la sua figura. Invece loro no: restano dolci e mansueti anche durante le manipolazioni necessarie, come fossero scodinzolanti bambole create per essere torturate senza mostrare atteggiamenti avversativi. Una selezione atta a semplificare il compito degli aguzzini, un tremendo esempio che dovrebbe rendere sufficientemente l'idea di come la selezione artificiale costruisca una vera gabbia dentro i corpi dei cani manipolati, un condizionamento violento e inestirpabile che programma una non più libera espressione di sè.
Pensate cosa significa non poter nemmeno urlare il proprio terrore o rabbia .
Pensate anche agli altri cani, ad esempio un Malinois che per eventualità nasce con un carattere fragile e, nonostante necessiti aiuto e appoggio l'unica cosa che riesce ad esprimere è una forte reattività agli stimoli, col risultato spesso opposto di trovarsi poi in conflitto con il proprio umano per crollare sempre più nel baratro dell'incomprensione.
La selezione può causare un grosso problema con la rappresentazione del proprio io interiore e crea grossi problemi di comunicazione perché rende i soggetti incastrati in pattern comportamentali non adattivi.
Quando si riesuma il vecchio detto "l'importante è come lo cresci" si sta ponendo il focus sulle competenze del proprietario, perdendosi ancora una volta il cane, non tenendo in considerazione ciò che di più ampio e complesso agisce sui soggetti in formazione. In conclusione, seppur corrisponda a verità che non sia lecito etichettare una razza come cattiva o aggressiva a prescindere, sappiamo perchè lo vediamo coi nostri occhi che alcune razze sono potenzialmente più pericolose di altre semplicemente perchè così i selezionatori - che oggi ci dicono come comportarci - le hanno prodotte così.
Il patentino per cani non solo non è e non sarà mai utile a nessuno. Non si tratta di riformularlo trovando formule magari solo un pò più edulcorate (in stile "save list"). Per noi semmai dovrebbe finalmente accadere proprio il contrario di quello che sta succedendo.
Vogliamo che i cani vengano liberati dalla violenza della selezione!
Oggi provare a mettere qualsiasi tappo a quest'onda alta di discriminazione non farà altro che dare spazio a nuovi modi di sfruttare i cani.
Nessun compromesso con chi lucra sugli animali!