12/12/2024
Fermo immagine di un brevissimo video che ho realizzato durante il mio -piú che brevissimo- passaggio ad un mercatino di Natale affollato.
Questo sguardo non credo abbia bisogno di didascalia, la supplica che sprigiona è forte, chiara e molto semplice:
ti vuoi accorgere che qui non sto bene?
Rimango sempre colpita dall'indifferenza con cui siamo capaci di seppellire i bisogni di un animale che ha costruito con noi un legame così viscerale, antico, indissolubile.
Abbiamo forse chiuso le porte all'empatia che, da sola, è sufficiente per comprendere e accogliere i bisogni degli individui con cui partecipiamo insieme alla vita?
O, forse, abbiamo imparato che volgere lo sguardo dall'altra parte è una strategia efficace per tagliare gli inevitabili costi di una relazione?
C'erano davvero molti cani a questo mercatino.
Alcuni erano spaventati. Altri preoccupati. Altri rassegnati. Altri sconsolati. Alcuni arrabbiati. Altri ancora irrequieti e allarmati.
Nessuno di questi era gioioso o contento di essere lí.
Non servono educatori cinofili ultra preparati, consulenti della relazione sensibili e profondi per arrivare alla comprensione di queste emozioni.
Non servono i campi di addestramento, gli esercizi e le attività per mettere delle pezze ad una sintomatologia comportamentale disfunzionale.
Queste cose non servono a niente se non recuperiamo prima di tutto la capacità di sentire quello che sente l'altro e di accogliere i suoi bisogni come se fossero nostri.
Prima di saper "leggere il cane", forse dobbiamo prima imparare, o meglio re-imparare, a sentirlo.