Asineria "Arculà"

Nel passato, nelle nostre zone, ogni famiglia possedeva almeno un asino che d'estate pascolava spensierato durante le pause dal lavoro, mentre d'inverno trovava riparo nelle stalle in compagnia di altri animali da fattoria. Le stalle più rinomate erano quelle interne alla struttura stessa della casa, composte dal "gias", ovvero giaciglio di paglia dove gli animali riposavano, comunicante con il "

reu", il luogo dove la sera i nonni si riunivano per raccontarsi le loro vicende (sopperiva il nostro odierno televisore o computer). L'"arculà" era una piccola stalla posta a nord e adiacente al gias e al reu, occupata generalmente da una fattrice con il suo piccolo. Inoltre "arculè", in piemontese, significa indietreggiare. Questi sono i presupposti su cui si basa l'Asineria Arculà. Con l'avvento della tecnologia e dei ritmi forzati per rincorrere il futuro, l'uomo ha perso la capacità di fermarsi, di osservare, di vivere l'attimo e, perché no, anche di indietreggiare… A volte per andare avanti bisogna saper andare in dietro!