
02/03/2025
Secondo la vulgata e una certa fetta di appassionati di Equitazione, codesti signori che fanno agonismo, sarebbero dei grandi cavalieri, perché è stata fatta passare la narrazione che se si fanno gare si è bravi.
Non è vero.
Non è vero perché siccome l'agonismo non è più praticato in modo sano e costruttivo, pur di arrivare al risultato si usa di tutto e si gareggia a volte (...sempre) senza manco i basilari tecnici, perché l'importante oggi è il risultato, essere dei personaggi con tutto quello che comporta.
Secondo la vulgata, se un istruttore non proviene dai ranghi dell'agonismo, non vale niente.
Non è vero.
L'agonismo viene fatto da poche persone messe in relazione al pubblico di appassionati ed è solo lo specchietto per le allodole di molti circoli ippici per attrarre clienti (non allievi).
L'agonismo è un prodotto dell'Equitazione, ma è un prodotto commerciale ossia che manda avanti un certo indotto che non ha nulla a che vedere con la tecnica, il benessere del cavallo, la filosofia e l'estetica dell'Equitazione.
Non è facendo i risultati che si è bravi cavalieri che questi sono raggiunti al solo scopo del risultato a scapito della tecnica, del benessere del cavallo, della filosofia e dell'estetica dell'Equitazione.
L'Equitazione è ben altra cosa, a meno che non si usi l'Equitazione per un discorso diverso, ovvero per diventare un qualcuno.
Un qualcuno che lo diventa sulle spalle del cavallo che di coppe, medaglie e titoli non sa che farsene.
Se l'agonismo fosse fatto con criterio e per saggiare davvero le competenze del cavaliere e non mandare in gara gente senza la minima tecnica e con il cavallo corredato della peggio attrezzeria, se dietro non ci fossero gli interessi che ci sono e se non fosse un tritacarne di cavalli, forse farei del tutto per farlo nella mia struttura, ma fino a quel momento me ne sto alla larga per motivi etici e morali.
Raffaella Scelsi - Istruttore Capo dell'Accademia Equestre San Paolo