I Cavalli Di Aqaba

I Cavalli Di Aqaba " Non si butta via tutta una vita solo perché ha qualche difettuccio.." (cit. )

Un' amica che è venuta a trovarci e ha colto degli attimi che dicono tanto senza bisogno di parole.. mani tese, un muso ...
14/04/2025

Un' amica che è venuta a trovarci e ha colto degli attimi che dicono tanto senza bisogno di parole.. mani tese, un muso sereno.. in questa immagine c'è il senso di tutto..

14/04/2025

Le critiche quando sono costruttive e servono a far riflettere e crescere sono sempre le benvenute, ma le critiche fatte - anche se in privato - senza conoscere, senza sapere, per lo scopo di cercare di offuscare una certa autorevolezza, da fastidio.

Mi riferisco al post di ieri, quando ho scritto che una allieva che non aveva mai m***ato a cavallo, ma reduce da diverse lezioni sull'assetto sulla cavallina di legno, ha m***ato per la prima volta un cavallo, per di più stallone purosangue arabo.
Non ha dato tanto noia questo dato, sebbene c'è stato un imbecille che mi ha tacciato di aver raccontato una cosa non vera per darmi un tono (chi è venuto qui e non serve fare nomi, e ha conosciuto Faisal, sa quel che dico), ma quello che ha dato più fastidio è stato scrivere che l'allieva ha m***ato senza imboccatura.

Apriti cielo.
1. tizia agonista zompaostacoli che manco mi segue ha detto che sono da internare sia per le bugie che scrivo, sia perché non si insegna così.
Risposta: Tu continua a zompare ostacoli con il tandem e fai silenzio, perché se fossi un poco, dico poco intelligente ti faresti due domande e due risposte.

2. tizia sempre agonista che non segue questa pagina (curiosa sta cosa) che mi ha scritto dicendo che sono una scema lallopucciosa senza cultura equestre.
Risposta: La foto che ho messo a compendio di questo post, è una slide che fa parte dello stage sulle imboccature, che te faresti bene a fare visto la nebbia mentale che avvolge quel povero disgraziato del tuo cervello condizionato e a senso unico. In questa slide è raffigurata la formazione che dovrebbe fare ed avere un cavaliere propriamente definito, ovvero, iniziare a mo***re senza imboccatura per fare la mano e capire il senso e il significato di comunicazione e leggerezza, oltre a iniziare a comunicare con il cavallo senza causargli dolore, disagio che poi si manifestano in difese e rifiuti, per poi passare al semplice filetto per poi finire dopo il giusto tempo a saper padroneggiare il morso a 4 redini, con relativa discesa di mano delle redini di attacco di morso e non come te che usi il pelham tirando le redini manco fossero le funi per issare un albero di maestra.

Non solo, la m***a senza imboccatura - lo dico e lo ripeto - non me la sono inventata io, non se l'è inventata quel paraculo d Parelli, ma è una - leggere bene - pratica accademica che si faceva nelle accademie equestri del passato (e non nelle accademie di carta pesta di oggi che parlano di alta scuola) e veniva applicata ai principianti per ben tre anni.

Un principiante che non ha la mano (leggasi sensibilità e conoscenza dei suoi strumenti) non può essere messo a cavallo usando un filetto, perché non ha percezione del suo tatto, ci mettiamo che il cavaliere principiante sebbene possa essere impostato sull'assetto, non ha però equilibrio che perde molto facilmente, ergo la cosa più naturale che farà è aggrapparsi alle redini.
Se c'è un filetto, si capirà il disagio che provocherà inconsapevolmente al cavallo.
La formazione equestre non è far patire al cavallo i disagi e i dolori a causa di un principiante inconsapevole, ma tutt'altro.

Sorvolo sugli altri messaggi di scherno, di insulti e altro che a mio modesto parere mi sanno più di frustrazione e presa di coscienza che si hanno dei problemi che non si vogliono risolvere, ma è più comodo deridere chi sa risolvere quei problemi.

Noticina a piè post:
Molti miei allievi sono medici veterinari ippiatri e quando fanno servizio nelle gare, vengono chiamati dai giudici per chiedere lumi sulle imboccature, che un giudice III° livello, dovrebbe sapere.
Questi allievi sono stati formati da me.

Un altro allievo formato da me faceva parte della commissione che doveva discutere il regolamento della FEI in uso nella sua nazione, ed è venuto da me per essere formato sulle imboccature per avere poi quelle argomentazioni da opporre agli amanti del tandem.

Molti miei allievi con problemi di mani dure, sono stati da me corretti e non hanno più difese e rifiuti da parte dei loro cavalli.
Ergo tutte le mail di scherno, di insulti e non solo mi scivolano addosso.

Ma magari veniste a imparare qualcosa di buono, sapeste quanto i vostri cavalli vi ringrazierebbero invece di fare le scimmie isteriche in sella.

Raffaella Scelsi Istruttore Capo dell'Accademia Equestre San Paolo

11/04/2025

Cavallo scalzo e/o Cavallo ferrato? ©

La gestione di un cavallo non riguarda solo l’alimentazione, o il rapporto che abbiamo con lui, la gestione del cavallo è anche la scelta – che deve essere consapevole – se, averlo scalzo o ferrato.

La ferratura non è invenzione recente, tutt’altro è però più “moderna” dell’imboccatura che invece è attestata già dal 6000 a.C. come appurato dai ritrovamenti nei tumuli Sciiti in Anatolia.
Gli egizi, i sumeri, i babilonesi fino ai romani, non ferravano i cavalli e anzi gli era estranea questa pratica, anche se già i romani facevano uso di un rudimentale ipposandalo, d’altronde bisogna anche analizzare l’uso del cavallo che ne facevano, perché in area mediorientale il cavallo più che essere m***ato era attaccato, con i greci si incomincia ad aver chiaro il concetto di equitazione e di un uso m***ato razionale.
I grandi esempi dell’antichità di uso tattico della cavalleria la abbiamo con i numidi che non solo avevano i cavalli scalzi, ma m***avano anche senza finimenti, ma anche lì dobbiamo vedere la razza dei cavalli utilizzati dai numidi.
I romani che avevano si, reparti di cavalleria, utilizzavano però il cavallo in modo maniacale per le corse nei circhi.
E i cavalli lì, erano scalzi.
La ferratura fa il suo ingresso nel momento in cui l’Equitazione assume i contorni militari più complessi a partire dall’avvento della staffa.
Se i Romani abbandonano l’uso dell’heippion greco e arrivano a concepire una sorta di sella primitiva, dobbiamo arrivare alle staffe perché il cavaliere militare abbia una sua stabilità e soprattutto si rimodula l’utilizzo del cavallo in guerra.
Sebbene gli Unni, i Visigoti e i Longobardi non avevano i cavalli ferrati, la ferratura incomincia ad apparire dal VII secolo in poi.

Perché nasce la ferratura?
Perché molti cavalli non hanno un’unghia abbastantemente dura per sopportare tragitti di lunga distanza, avendo il peso aggiuntivo del cavaliere sulla schiena che volente o non volente ne apporta con la sua postura dei disequilibri che il cavallo cerca di “sopportare” equilibrandosi da se.

Ci mettiamo poi difetti di appiombi, di zoccolo e alla fine la ferratura è divenuta pratica comune, anzi la ferratura ha poi sviluppato una branca che viene definita “ferratura ortopedica” che è una vera e propria scienza in cui noi italiani eccellevamo con la Scuola di Mascalcia a Pinerolo, oggi vergognosamente abbandonata.

Giustamente popoli come il mongolo, l’indiano d’America e l’arabo, non conoscevano la ferratura, ma nei secoli con i loro cavalli (e eccezion fatta dei nativi americani) hanno soggiogato il mondo in epoca medioevale.

Oggi il concetto di cavallo scalzo – mi si consenta il gioco di parole – ha preso piede anche in Italia, ma come sempre accade molte volte è messa in pratica in modo superficiale.
Avere il cavallo scalzo o ferrato non è né giusto né sbagliato, ma questa filosofia, va giustamente applicata a seconda dei casi.
Ricordiamoci sempre che ciò “che è giusto” non sempre è corretto e buono, perché molte volte le esigenze del cavallo non sono correttamente comprese e si rischia inavvertitamente degli errori grossolani.

Lo zoccolo del cavallo ha avuto una evoluzione di circa 65 milioni di anni e rappresenta una sorta di p***a cardiaca aggiuntiva, e non solo, non tutti i cavalli hanno la stessa robustezza di unghia, alcuni l’hanno durissima come gli arabi, alcuni molto morbida come i PSI, altri ancora di media durezza come i Murgesi e così via, c’è poi il fattore alimentazione e non ultimo, la razza di appartenenza, dove è stato allevato il cavallo, come è stato allevato e su terreni ha mosso i primi passi.

I fattori di discrimine per decidere se ferrare un cavallo o no, quindi sono tanti, ma quello più importante è “l’utilizzo” del cavallo (lo so br**ta parola, chiedo scusa) che noi si va a fare.
Personalmente ritengo che questo sia il punto nodale della questione.
Se io, non faccio trekking e nemmeno passeggiate che implicano terreni duri, sassosi, o non percorro strade asfaltate e acciottolate, posso anche avere i cavalli sferrati.

Quindi la mia preghiera che rivolgo agli appassionati che amano il loro cavallo è:

- prima di decidere se avere il cavallo sferrato o ferrato, fare una attentissima analisi e vagliare moltissimi aspetti.

Per avere il cavallo scalzo non è che dall’oggi al domani, si piglia e si toglie i ferri, bisogna vagliare attentamente.
Se fate caso, io non condanno ne l’una, ma nell’altra pratica, ma essendomi caro il cavallo sopra ogni altra cosa, non prendo posizione in modo dogmatico in quanto in gioco c’è il benessere del cavallo stesso e in alcuni casi, la ferratura è necessaria.

Garantire il benessere del cavallo significa provare le sensazioni che prova il cavallo in relazione a ciò che gli accade e se quello che prova il cavallo è sofferenza allora dobbiamo porci delle domande se le nostre scelte siano giuste o no.
Molto spesso, quando si tratta di cavalli, vengono coinvolti i nostri sentimenti, e appunto per questo bisogna saperli analizzare molto bene.

- Se un cavallo è sano, sereno, felice, spensierato e lavora tranquillo con i ferri, perché gli occorrono per il suo bene, lo si deve ferrare.

- Se un cavallo è sano, sereno, felice, spensierato e lavora tranquillo senza ferri, perché non gli occorrono si può anche tenerlo scalzo.

Il benessere del cavallo deve essere dettato dal buonsenso, non dalle mode.

Raffaella Scelsi – Istruttore Capo dell'Accademia Equestre San Paolo

31/03/2025

Equitazione Naturale, facciamo un pò di chiarezza

Con "Equitazione Naturale" ultimamente si intende quel tipo di equitazione e/o gestione del cavallo rispettosa ed etica, cioè che esclude violenza, coercizione, costrizione, confinamento e forza e riconducibile a un determinato "metodo" proveniente d'oltreoceano che qui in Italia ha avuto terreno fertilissimo e che ha dato luogo a mille interpretazioni, trasformazioni, diramazioni volte solo esclusivamente a vendere "metodologie" di relazione con il cavallo, la sua gestione, usando appunto il termine "naturale".
In poche parole horsemanship.

Nulla di più sbagliato.

L'Equitazione Naturale in realtà è quella pratica che:
" il nostro sistema di equitazione è detto naturale, perché lascia il cavallo (ed anche il cavaliere [--]..) libero de' suoi atteggiamenti naturali; e di campagna, perché è il sistema più razionale per cavalcare in terreno vario" Ruggero Ubertalli - Elementi di Equitazione Naturale pag. 9.

Si evince da questo, che la locuzione "naturale" oggi venga "travisata" , "usata" per far passare il messaggio i "sano", "buono", giusto", indirizzato a un determinato tipo di pubblico, ormai purtroppo numeroso che ignora e non sa che il Metodo Caprilliano non ha mai escluso tutta la monumentale parte comunicativa e relazionale con il cavallo, semplicemente era sottointesa e ritenuta ovvia.
Il Metodo Caprilliano come fondamento principale, esige, vuole che il cavaliere si adatti al cavallo è un metodo veloce ed efficace per mo***re senza portare danno o disagio al cavallo, tanto è vero, che i punti cardine quali la cessione all'incollatura possono essere messi perfettamente in pratica m***ando senza imboccatura, così come l’addestramento del cavallo o la doma del puledro.
Se poi vogliamo fare un passo indietro, parlando di “relazione uomo-cavallo” intorno al 1756 Rosselmini nel suo libro Dell'Obbedienza del Cavallo, già illustrava i principi e la pratica che oggi viene identificata e definita come horsemanship e parliamo del XVIII° secolo, in Italia.

Quindi andando oltre agli usi utilitaristici di certe locuzioni usate da gente che cavalca (è il caso di dirlo) le mode, volte solo ad attirare pubblico e vendere “metodi”, “moduli”, l’Equitazione Naturale, sebbene nata in ambito militare con Caprilli nella realtà delle cose ha in se tutti i strumenti sulla corretta relazione e comunicazione con il cavallo, la sfera emotivo, relazionale-affettiva oltre che del suo benessere, però libere dalle personalistiche visioni empiriche che modernamente altri soggetti per lucro rivestono il cavallo e soprattutto scevre da “filosofie” provenienti da oltreoceano, che tanto hanno seguito e che tanto affascinano, che però nulla hanno a che vedere con la nostra tradizione equestre, che affonda su ben sei secoli di esperienze, trattati e studi etologici. Mostra meno

Raffaella Scelsi Istruttore Capo dell'Accademia Equestre San Paolo

I giardinieri vi aspettano a breve con grandi novità!! 🤩💪😎
21/03/2025

I giardinieri vi aspettano a breve con grandi novità!! 🤩💪😎

09/03/2025

Nessuno mi può convincere che la vita in città è meglio di questo 🙏🤩

" L' indignazione serve per farci capire cosa non ci piace e non possiamo tollerare, il coraggio serve per cambiare ciò ...
22/02/2025

" L' indignazione serve per farci capire cosa non ci piace e non possiamo tollerare, il coraggio serve per cambiare ciò che non ci piace" (cit.). Noi ci uniamo a questo cambiamento così necessario e dovuto a questi animali speciali. Chi viene??

16/02/2025
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Safeguarding modulistica
02/02/2025

Safeguarding modulistica

Mi ricollego a un post di Il Bosco di Alice di qualche giorno fa sul non normalizzare quello che a noi fa comodo per mol...
29/01/2025

Mi ricollego a un post di Il Bosco di Alice di qualche giorno fa sul non normalizzare quello che a noi fa comodo per molte ragioni e/o perché ignoriamo la verità. So che vedere il fango urterà molte "anime sensibili", ma è normale che i cavalli si sporchino di fango se stanno fuori ed è la stagione con più pioggia. Hanno anche un grande ricovero asciutto e diversi punti sia senza che con fieno di scarto per sdraiarsi, ma spesso scelgono il punto più fangoso per rotolarsi. Quello che non dovrebbe più essere normale con le informazioni e i progressi della scienza e dell' etologia, sono i cavalli chiusi H24 in box, senza possibilità di interazione con i propri simili e senza poter brucare e muoversi quanto necessitano. Il box dovrebbe essere una emergenza, una necessità magari solo per la notte in qualche caso, una cosa temporanea, non l'abitudine a prescindere. Ma per arrivarci bisogna mettersi in discussione e magari mettere in discussione ciò che abbiamo creduto giusto per anni, ma è un passo necessario per il loro VERO benessere, e glielo dobbiamo.

29/01/2025

La passeggiata a cavallo

La passeggiata a cavallo è una delle attività più popolari in Equitazione, la più praticata e quella che è ritenuta erroneamente la più semplice e facile.

Nulla di più sbagliato.

La passeggiata a cavallo è una attività che richiede dei parametri ben precisi se non si vuole trasformare un momento di divertimento in pura tragedia.
Innanzi tutto non è vero che chiunque può mo***re a cavallo e senza esperienza fare una passeggiata, in quanto se non si ha bastante assetto, basterà un nonnulla del cavallo per finire in terra.
Quante volte, dal ciglio della strada si anima per un alito di vento la maledettissima busta di plastica che cagiona al nostro amico cavallo, spavento?
E quando il cavallo si spaventa che fa?
O prende il fugone, o scarta violentemente, oppure si impenna, queste le reazioni più comuni, ma c’è anche la sgroppata.

Se non si ha un buon assetto, si rischia di cadere e a volte la caduta non è solo rovinosa per il cavaliere, ma anche per il cavallo che in preda allo spavento, potrebbe correre all’impazzata e finire contro un qualcosa e farsi male, se non morire a causa di un incidente.
Quindi, proprietà tecnica da parte del cavaliere, ma anche un cavallo equilibrato che ha la sua “esperienza”.

Purtroppo i molti sono convinti che bastino solo 10 lezioni in maneggio per poi andare in giro, senza avere assetto, conoscenza degli aiuti, e conoscenza del cavallo che m***ano.

Discorso a parte i “faciloni”, “i nati imparati” che non sanno di mettere a repentaglio la loro vita e quella del cavallo che m***ano.
Da sfatare un mito, non è andando in due o in più di uno che non accadono incidenti, al contrario, perché basta un solo cavaliere che perde il controllo del proprio cavallo e succede il patatrac.

La passeggiata è una occasione di svago e di piacere, ma deve essere fatta i sicurezza e non è vero che non è esente da rischi, in quanto da un recente studio è uscito fuori che la maggioranza degli incidenti anche mortali è avvenuto in passeggiata e che le vittime di incidenti che hanno subito traumi o anche peggio erano principianti e/o cavalieri della domenica, questo perché si è fatta passare per anni la percezione che la passeggiata è una attività “facile”, “innocua” quando nella realtà dei fatti non è così.

Ricapitolando.
In passeggiata devono andarci cavalieri con una certa esperienza, con un buon assetto, una buona conoscenza degli aiuti e del cavallo che m***ano, contrariamente si corrono rischi.
Può andare bene una decina di volte, ma poi capita quel qualcosa e cadere a causa di uno scarto, se non si è elastici e saldi in sella, ben inforcati e con un buon equilibrio è cosa facile.

La passeggiata non è quindi una attività da far passare in modo “leggero” e “facile”, al contrario, è però una attività equestre molto bella e rilassante se fatta in sicurezza con un cavallo con cui c’è una ottima intesa ed è un esercizio propedeutico per la tecnica laddove fatto con coscienza e su vari terreni, facendo in modo di poter fare tutte e tre le andature con misura e divertimento.

Raffaella Scelsi - istruttore capo dell'Accademia Equestre San Paolo

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