
24/06/2025
Cane di razza Vs. Meticcio : la realtà scientifica che nessuno ha il coraggio di far emergere perché perderebbe stupidì consensi
Negli ultimi anni il dibattito tra cane di razza e meticcio è diventato un campo minato di ideologie, falsi moralismi e sentimentalismi. Da una parte c’è chi idealizza il cane da canile come se fosse una creatura superiore, dotata di un’anima più profonda, più empatica, più “vera”. Dall’altra c’è chi considera il meticcio un errore della natura e tratta il pedigree come una patente di valore assoluto.
La verità è che entrambi sbagliano. E sbagliano perché ignorano una cosa fondamentale: il cane è un organismo biologico e comportamentale che risponde a una struttura genetica, a una funzione e a un contesto. E va valutato su queste basi, non sul mito o sulla retorica.
Il meticcio non è una razza. È il prodotto di una riproduzione non controllata. In termini genetici si parla di panmitticità: accoppiamento casuale all’interno di una popolazione non selezionata. Questo può aumentare l’eterozigosi, certo. Ma l’eterozigosi non è automaticamente sinonimo di salute. Se non è guidata da una pressione selettiva razionale, si traduce semplicemente in rumore genetico. E nel cane, quel rumore si manifesta come instabilità comportamentale, soglie emotive incerte, profili motivazionali confusi, recuperi lenti o assenti, reazioni non prevedibili.
E il punto è che oggi non ci sono più meticci “di una volta”. Quelli nati in contesti rurali, figli di soggetti rustici, adattati all’ambiente e alla funzione. Oggi i meticci, nella stragrande maggioranza dei casi, nascono da accoppiamenti incontrollati tra soggetti già tarati. In canile o in ambienti senza alcuna variabilità genetica. Soggetti cresciuti nel contenimento, nello stress, nella carenza di stimoli corretti, nella totale assenza di selezione genetica e sociale. Cani fobici, ansiosi, reattivi, predatori disorganizzati, instabili.
L’adozione di questi soggetti non è un atto spirituale. È una scelta ad altissimo rischio tecnico, che richiede una preparazione reale, non un’emozione del momento. Pensare che basti “l’amore” per riparare danni strutturali è un’illusione. Un cane non si rieduca a forza di coccole. Un cane si recupera con strategia, con rispetto, con tempo, e soprattutto con competenza.
Dall’altra parte, la razza non è un titolo di merito. Una razza è un modello selettivo chiuso, basato su una pressione genetica per conservare tratti fenotipici e comportamentali legati a una funzione: pastorizia, guardia, caccia, compagnia. Quando ben selezionata, una razza permette di sapere a cosa si va incontro. Ma oggi gran parte della cinofilia di razza è degenerata. Si seleziona per estetica, per show, per standard morfologici scollegati dalla funzione.
Risultato? Border Collie ingestibili. Malinois isterici. Labrador ansiosi. Jack Russell distruttivi. Pitbull in preda all’iperstimolazione continua. Il pedigree non garantisce nulla se non è accompagnato da una reale selezione comportamentale. Un cane di razza scelto male, da linee sbagliate, senza valutazione, può essere molto più problematico di un meticcio ben recuperato.
Ma la questione non è chi è meglio. La questione è: questo cane è adatto al mio contesto? Alla mia vita? Alle mie capacità? Alla mia etica? Al mio ambiente?
Un meticcio non è buono per definizione. Un cane di razza non è sano per definizione. Il punto è la coerenza tra il soggetto e la funzione, tra le sue caratteristiche e il contesto in cui viene inserito. La selezione – genetica, comportamentale, ambientale – è ciò che distingue un cane funzionale da un cane che esploderà appena fuori dal box.
Chi sceglie un cane senza sapere cosa sta facendo, sulla base di emozioni, di estetica o di ideologia, non sta adottando: sta scommettendo. E spesso perde. A volte perde il cane. A volte perde se stesso.
La guerra non è tra chi prende il cane di razza e chi prende il cane dal canile. La guerra è tra chi sa e chi improvvisa. Tra chi ragiona in termini etologici e chi si muove per slogan. E questa guerra la vinceranno solo quelli che riportano il discorso sul piano tecnico, biologico, funzionale. Non quelli che raccontano favole. Non quelli che cercano di far passare il caso per scelta.
Io non sto con la razza. Non sto con il meticcio. Sto con la selezione. Sto con la funzione. Sto con l’analisi. Sto con il cane, per quello che è. Non per come lo vorrebbero raccontare.