
06/08/2025
Scheggia è una delle galline che vivono in Rifugio.
Non arriva da un allevamento industriale, ma da uno di quei “piccoli allevamenti amatoriali” tanto idealizzati.
Il classico contadino che vende le uova “di casa”, che alleva per “passione”, che moltə considerano rispettosə. Ma anche lì gli animali sono proprietà, strumenti, corpi da sfruttare.
Anche lì le galline vengono usate, vendute, macellate.
Non c’è alcuna differenza tra sfruttare una gallina in un capannone o in un orto di campagna: sempre sfruttamento resta.
Non esiste allevamento etico quando si parte dal presupposto che qualcuno possa usare la vita di un altrə.
Scheggia è riuscita a scappare.
È stata trovata in mezzo alla strada, disorientata, rischiava di essere investita.
Ma quella fuga era un atto di ribellione.
Voleva salvarsi.
E ha avuto la fortuna di essere trovata da noi.
Da quel giorno ha conosciuto qualcosa che non sapeva nemmeno esistesse: la libertà.
Oggi Scheggia vive come nessunə aveva mai voluto permetterle: libera.
Decide lei dove andare, con chi stare, quando mangiare, quanto riposare.
La mattina aspetta impaziente che si apra il pollaio, corre fuori, razzola nella terra, cammina per ore con le sue compagne, e solo a sera — sempre per ultima — torna nel suo rifugio.
Scheggia non è “di nessunə”.
Non è una macchina per le uova, né un corpo da ingrassare.
È semplicemente sé stessa.
Una vita unica, irripetibile, insostituibile.
A chi crede che il contadino sotto casa “rispetti gli animali” diciamo: no, non è vero.
Sfruttare con “gentilezza” è sempre sfruttamento.
Chi pensa che il contadino rispetti le sue galline mente a sé stessə.
Non esiste uovo “etico” se c’è dietro un corpo obbligato a produrlo.
Non esiste carne “consapevole” se c’è dietro una vita programmata per finire.
Scheggia è viva perché è riuscita a scappare.
Ma non dovrebbe essere necessario fuggire per vivere, non dovrebbe dipendere dalla fortuna o dalla fuga.
Tutti gli animali meritano una vita libera, non perché siano utili, ma perché esistono.
E questo basta.