Libera Accademia Interdisciplinare Cinofila Italiana

Libera Accademia Interdisciplinare Cinofila Italiana LAICI promuove una cinofilia secondo un modello interdisciplinare Istruzione

Amo i gatti per la loro naturale propensione a contraddire, non appartenere ma essere così intensamente presenti
18/07/2025

Amo i gatti per la loro naturale propensione a contraddire, non appartenere ma essere così intensamente presenti

UNA STORIA ANTICASi sente spesso parlare di cani e del loro progenitore lupo, così come vengono utilizzati termini quali...
18/07/2025

UNA STORIA ANTICA

Si sente spesso parlare di cani e del loro progenitore lupo, così come vengono utilizzati termini quali "DOMESTICAZIONE" e "ADDOMESTICAMENTO" sbagliando in modo intercambiabile.
Per "domestico" si intende modificato geneticamente rispetto al progenitore selvatico mediante selezione genetica, con la creazione di varietà o razze che non esistono in natura
Per "addomesticato" si intende reso mansueto.
Questo chiarimento sui termini ci porta a una riflessione rispetto a tutti gli animali selvatici cresciuti in cattività, svezzati dall'uomo, resi mansueti ma che restano specie selvatica.
Le modificazioni genetiche che si ottengono nella domesticazione, sia che si parli di animali che di piante, sono ottenute facendo riprodurre individui con i tratti che si vogliono mantenere nella progenie.
I cani sono una varietà domestica molto variabile del lupo, per il quale processo di evoluzione alcuni etologi parlano di auto-domesticazione.
Queste teorie sostengono che siano stati i lupi ad avvicinarsi agli insediamenti umani alla ricerca di scarti alimentari di cui cibarsi. I lupi meno diffidenti accorciavano le distanze dall'uomo e questo permise loro di cibarsi meglio e con più abbondanza rendendoli maggiormente prolifici di cuccioli a loro volta sempre meno diffidenti e portati a interazioni sempre più frequenti con l'uomo.
I cani divennero guardiani attenti rendendosi utili agli occhi dell'uomo che favoriva la vicinanza aumentando l'offerta di cibo. E' facile che l'uomo sia divenuto agli occhi del cane una risorsa e i suoi accampamenti un nuovo habitat dove procurarsi maggiori quantità di cibo attraverso la relazione.
Il cane si affiancò all'uomo rendendosi utile in varie attività come la guardia e la caccia e con la nascita di un forte legame relazionale i geni che regolano i comportamenti sociali si propagavano da una generazione all'altra.
Con il primo passo del lupo verso l'uomo non si parla solo di auto-domesticazione ma si pone l'attenzione anche ai cambiamenti avvenuti nell'uomo. E' infatti probabile che anche l'uomo, riscontrando grandi benefici dalla vicinanza del cane, si orientò verso questa specie domesticandosi a sua volta.
Non a tutti gli uomini piacciono i cani, alcuni ne hanno addirittura timore, certo è che raramente restano indifferenti...è facile trovare persone fortemente attratte dai cani e molti di coloro che ci convivono parlano di una relazione di tipo famigliare.
Siamo due specie fortemente attratte l'una all'altra, in grado di entrare in consonanza emotiva provando un forte sentimento empatico. E' proprio per questi aspetti che si parla di co-evoluzione tra le due specie, che probabilmente si sono trovate vicine per utilità, fino a non poter fare a meno l'una dell'altra.
I cani hanno accompagnato l'uomo nella colonizzazione di tutto il pianeta e non esiste insediamento umano senza i cani intorno.
Abbiamo creato una relazione esclusiva con i cani e loro hanno domesticato loro stessi e noi, divenendo dipendenti gli uni dagli altri fino a diventare simili.
Con la domesticazione i geni che nei cani andavano modificandosi erano sovrapponibili a quelli che si modificavano nell'uomo. La vita in stretta vicinanza ha portato ad un incremento in entrambe le specie dell'attività della serotonina con riduzione dell'aggressività a favore della tolleranza verso gli altri. I geni che riducono i comportamenti di paura e di aggressività sono anche gli stessi che producono dei tratti fisici particolari:
orecchie cadenti, coda arrotolata, mantelli pezzati, muso schiacciato e cranio tondeggiante. Questi stessi tratti, mai presenti negli adulti di specie selvatiche, inducono nell'uomo risposte emozionali di tipo amichevole, facendoci percepire l'altro più amichevole, e in realtà lo sono diventati davvero!
L'amore tra cani e uomo nasce da una storia antica, scritta nei geni di entrambi e che come un fiume scorre nel dialogo tra le cellule.

La verità è che la vita non è discriminatoria perchè distribuisce gioie e sofferenze in modo democratico senza differenz...
09/07/2025

La verità è che la vita non è discriminatoria perchè distribuisce gioie e sofferenze in modo democratico senza differenze di genere, di razza o sociali.
Tutti questi cani in foto hanno un pedigree che ne attesta le qualità morfologiche ma si trovano tutti dietro le sbarre di un canile, perché, pur essendo stati acquistati presso qualche allevamento blasonato, la vita non li ha risparmiati da sofferenze, traumi e abbandoni, al pari di tutti gli altri cani non blasonati.
Dott.ssa Federica Manunta

La PLP 4 è Discriminatoria, scientificamente infondata e dannosa. Ma chi l’ha detto che chi ha pedigree non può essere a...
08/07/2025

La PLP 4 è Discriminatoria, scientificamente infondata e dannosa. Ma chi l’ha detto che chi ha pedigree non può essere agressivo?

Previsti corsi, test, obblighi assicurativi e limiti alla riproduzione. “Norma discriminatoria, scientificamente infondata e dannosa” Numerose testate hanno rilanciato nei giorni scorsi la notizia…

NOTIZIA ESTREMAMENTE IMPORTANTEL' Associazione VIVA Veterinari Italiani contro la Violenza sugli Animali condivide con s...
07/07/2025

NOTIZIA ESTREMAMENTE IMPORTANTE

L' Associazione VIVA Veterinari Italiani contro la Violenza sugli Animali condivide con soddisfazione il comunicato FNOVI apprezzandone sia i contenuti, sia una presa di posizione compatta da parte dei veterinari, nei confronti di una proposta di legge iniqua e inaccettabile anche dal punto di vista scientifico. Una proposta che si basa sulla categorizzazione dei cani su base morfologica, senza accuratezza quindi, e sulla base di presunte "caratteristiche" comportamentali generiche, senza valorizzare una corretta valutazione dei singoli soggetti. Esprimiamo soddisfazione anche per il fatto che finalmente si parla di dispositivi come il collare a scorrimento come non rispettosi del benessere dell'animale e non in linea con le più recenti disposizioni comunitarie.

https://www.facebook.com/share/19MRYcDqqa/?mibextid=wwXIfr

Nell’intenzione dei proponenti il progetto legislativo mira alla responsabilizzazione dei proprietari di determinate categorie di cani e alla promozione di una cultura del possesso responsabile al fine di tutelare i cani e il loro benessere e preve**re le cessioni e gli abbandoni con il conseguent...

Ho scritto la prefazione del libro “L’altra metà della Relazione” di  Monverde, ve la riporto di seguito e spero di incu...
01/07/2025

Ho scritto la prefazione del libro “L’altra metà della Relazione” di Monverde, ve la riporto di seguito e spero di incuriosirvi

Sono stata molto felice quando Danilo mi ha chiesto di potermi occupare della prefazione del suo primo libro. Sono stata felice per la proposta in sé e ho continuato ad esserlo dopo aver potuto leggere in anteprima il manoscritto da lui prodotto, per i contenuti che in esso vi ho trovato.

Non è comune trovarsi in accordo tra professionalità diverse – Medico Veterinario Esperto in Comportamento e Istruttore Cinofilo per quanto ci riguarda- quando si parla di comportamento del cane. Io penso che la sintonia la si possa trovare nel nostro ambito operativo, sia in termini teorici che applicativi, nell’Approccio Relazionale, quello che ci permette di convergere pur partendo da vertici osservativi differenti.

Il cane è un mammifero che grazie alla coevoluzione con l’uomo porta nel suo progetto di specie anche l’integrazione nella famiglia umana. Questo ci fa pensare alla famiglia ben oltre l’idea nucleare composta da genitori e figli, tenuta insieme dai legami di sangue, bensì come rete di relazioni significative. In questa idea più ampia e maggiormente verosimile, ecco che il cane entra a pieno titolo tra i suoi membri. La definizione di nucleo familiare non si limita più all’identificazione dei ruoli quanto all’intensità dei legami, in questo modo i confini della famiglia cambiano e alcune figure -come il cane- da marginali divengono centrali rispetto ad altre, sulla base dell’intensità, della qualità e dei significati degli scambi relazionali.

Secondo questa chiave interpretativa diviene necessario osservare il cane, non più come individuo isolato, ma come facente parte del sistema famiglia inserito in un contesto socio-culturale. L’interpretazione dovrà sì tenere conto di come il comportamento si manifesta ma non è più sufficiente, dovrà tenere conto anche di come i singoli membri interagiscono tra di loro e dei loro punti di vista. Ecco che quindi anche la disfunzionalità del comportamento del cane non è più espressione esclusivamente individuale ma espressione dei rapporti che il cane intesse. Ci allontaniamo necessariamente dalla diagnosi come attribuzione di etichetta diagnostica ma abbracciamo la visione di disfunzionalità del gruppo. A maggior ragione l’intervento riabilitativo sarà di tipo famigliare, riguarderà gli scambi relazionali all’interno dei quali il disagio si è manifestato.

La famiglia multispecie, quella che si definisce anche per la pluralità di specie al suo interno, diviene un nuovo modo per osservare e interpretare il comportamento di un cane, l’opportunità per ampliare il proprio vertice osservativo al di là della sola espressione comportamentale. Il cane non è più individuo isolato che contiene al suo interno problematicità e risorse ma è individuo inserito pienamente in relazioni significative. “Trovo e curo la ricchezza che il riconoscersi nell'appartenenza alla famiglia può dare alle nostre vite nei legami che nascono e si trasformano,nella condivisione di esperienze, desideri e responsabilità, nel tempo e negli spazi che diventano nostri e che sanno di casa. Oltre i legami obbligati e le ritualità forzate, ma nella piena possibilità di esser-ci con semplicità e libertà”. (S. Miconi)

Attraverso questa nuova prospettiva, oltre a interrogarci sui perche’ un cane si comporti in modo atipico, dobbiamo chiederci se la famiglia nella quale e’ inserito stia svolgendo le sue funzioni in termini di cura e protezione, di ancora di coregolazione, di promotrice del senso di appartenenza e di capacita’ operative individuali, di gestione dei conflitti attraverso la mediazione invece che la forza. E come, con quali modalità, questa famiglia assolve al suo compito? Quali sono i suoi punti di forza? È per quel cane fattore di resilienza o di vulnerabilità?

La resilienza ha a che fare certamente con le caratteristiche del soggetto ma anche della sua famiglia in funzione dell’ambiente fisico e sociale nel quale sono inseriti e queste caratteristiche promuovono la capacità dei singoli attori e di tutto il gruppo di adattarsi alle avversità.

La famiglia è il primo “tutore di resilienza”, colei che accompagna il cane supportandolo nei momenti di difficoltà. La sua presenza fisica e in termini di scambio d’affetto col cane promuove i processi trasformativi del percorso che è sempre di tipo bio-psico-sociale.

Fare parte di un gruppo all’interno del quale si promuove senso di appartenenza è la prima condizione indispensabile. Essere e sentirsi riconosciuti all’interno del gruppo di appartenenza significa anche ve**re riconosciuti nella propria unicità per quelli che sono i propri bisogni, gusti, bisogni espressivi. All’interno del gruppo le emozioni vengono riconosciute e non inibite nella propria espressione, la comunicazione è quanto più possibile armoniosa e fluida affinché ognuno possa sentirsi libero di esprimersi manifestando bisogni e richieste d’aiuto. È all’interno della famiglia che si costruiscono le capacità del cane di allargare il cerchio relazionale anche a rapporti amicali, sia con conspecifici che eterospecifici. Avere una buona rete di amicizie, al di fuori dello stretto cerchio famigliare, costituisce un ulteriore fattore di resilienza all’interno della quale poter esprimere parti di sé in modo appagante. tanto che l’incontro non sia solo gradito ma anche ricercato dal cane. Anche il contesto fisico nel quale ci si ritrova a vivere col cane sarà un fattore importante per il benessere del soggetto. Ambienti fortemente urbanizzati o sovraffollati difficilmente permetteranno l’espressione di attività in linea con le caratteristiche specie-specifiche del cane e questo, nel lungo periodo, potrebbe favorire e amplificare il disagio. Potersi ritagliare momenti di agio fisico e mentale in ambienti piacevoli per il cane e la famiglia, in cui si possa fare movimento, promuoverà benessere, mantenendo alta la qualità della vita del cane e di tutto il sistema.

In questa chiave osservativa l’approccio medico e quello istruttivo convergono e si completano nell’aiuto che possiamo offrire alle famiglie con cani e nel loro percorso di promozione di resilienza. Ecco cosa troverete tra le pagine di questo libro, il continuo interrogarsi su come fare il bene dell’altro, come promuovere convivenze armoniose senza mai perdere di vista che il cane è un soggetto unico ma anche membro famigliare. Vedrete anche come le risposte non saranno presenti come pronto uso a significare che l’approccio relazionale ha numerose applicazioni ed è in continuo cambiamento grazie alla ricerca scientifica. Spero che questo libro possa avvicinare tante famiglie all’approccio relazionale, che promuova nuovi modi per osservare il proprio cane partendo da : ”non sei solo tu ma sono anche io”, perché il voler bene non passi solo attraverso le carezze ma anche dal desiderio di voler capire l’altro.

Buona lettura.

Accade che per ragioni di vita condivisa o per ragioni di attività cino-sportive ci si trovi a fare richieste al proprio...
24/06/2025

Accade che per ragioni di vita condivisa o per ragioni di attività cino-sportive ci si trovi a fare richieste al proprio cane. A volte accade che, pur comprendendo quanto gli si stia chiedendo, il cane scelga di ignorare la richiesta.
Un esempio tipico è il proprietario che chiede al cane di fare qualcosa o di interessarsi a qualcosa e il cane si allontani, a volte con lo sguardo, a volte fisicamente.
Potremmo definire questo un comportamento di evitamento, ossia una strategia messa in atto per allontanarsi (evitare) da una situazione in grado di procurargli emozioni spiacevoli. Lo scopo di questo comportamento è quello di sottrarsi dall’esporsi a situazioni sgradevoli per evitare di fronteggiare l’emozione spiacevole che ne consegue. Deve essere interpretato come un vero meccanismo di difesa, che se frequentemente adottato da un individuo in differenti situazioni deve farci sospettare un disturbo ansioso. L’ evitamento, producendo un momento di sollievo, corre il rischio di diventare autoimplementante trasformandosi in una coercizione a ripetere.
Per un proprietario cosa significa ricevere dal proprio cane un evitamento?
Cosa può significare fare una richiesta e subire un rifiuto? Cosa accade se ciò avviene in pubblico?
Per alcune persone può corrispondere a vivere il momento come se la propria persona venisse rifiutata e non solo la richiesta, al pari dell’essere ignorati o non presi in considerazione e se ciò accade in pubblico può avere risvolti emotivi spiacevoli più intensi che potrebbero avere a che fare con la rabbia e la vergogna. Ogni persona risponderà a questi stati d’animo con le sue strategie e alcune le potremmo intuire dalle parole che spesso vengono usate:
- Il cane non è interessato all’attività oppure è distratto da altro
- Il cane è stanco
- Il cane non è interessato a ciò che dico
- Non sono in grado di farmi ascoltare
- Il cane non ascolta
Ognuna di queste interpretazioni poterà il proprietario ad adottare strategie diverse in base alle circostanze:
- Evitare di fare richieste perché tanto non “funzionano”
- Alzare la propria autorevolezza attraverso la rabbia
- Aumentare il valore della proposta investendo sul cibo
Ora dovremmo chiederci come si sente un professionista che viene interpellato per risolvere questo problema e come sta con le sue ansie da prestazione, le sue insicurezze e come vive l’insuccesso? Immaginatevi pure in un qualsiasi Stage cinofilo nel quale vi viene chiesto di svolgere un'attività col cane e lui si rifiuta di collaborare, divertente vero?
Il primo passo è quello di comprendere quali motivazioni (le ragioni) portano il cane a proteggersi dalla richiesta del Convivente Umano. Tra le varie ipotesi dovremmo valutare quanto sono presenti le richieste in quella relazione e con quale impatto emotivo vengono fatte e vissute. Dovremmo anche fare un’analisi del qui e ora e chiederci se in questo momento l’impatto emotivo sia amplificato dal contesto (luogo, presenza di persone, giudizio dell’istruttore).
Alla fine dovremmo tutti interrogarci sulla differenza che passa tra una richiesta e una proposta e quanto incida sul comportamento con l’altro la possibilità di dire no. Aiutare il proprietario a sentirsi maggiormente a suo agio, dare meno valore alla richiesta che sta facendo, non identificarsi nella richiesta potrebbe già di tanto aiutare la coppia a trovarsi dentro una proposta.
Dott.ssa Federica Manunta

Chi si occupa della buona crescita di un cucciolo, che si occupa del suo stato di salute psico-fisico, che lo accompagna...
06/06/2025

Chi si occupa della buona crescita di un cucciolo, che si occupa del suo stato di salute psico-fisico, che lo accompagna e lo sostiene nel suo stare al mondo, che si prende cura della sua educazione e che si prende la responsabilità delle scelte che fa per suo conto davanti alla comunità, Cos’è se non una figura genitoriale ?
È necessario avere lo stesso sangue per svolgere questo ruolo?
Qualcuno deridendoli e svalutandoli li ha chiamati mamma e papà , mettendoli in contrapposizione alla figura di guida. Dei genitori sono anche delle guide ma molto di più, il ruolo di guida è solo una parte del compito.

Ormai non parliamo più di terapia medica e di riabilitazione come fossero due aspetti diversi, parliamo, invece, di prog...
06/06/2025

Ormai non parliamo più di terapia medica e di riabilitazione come fossero due aspetti diversi, parliamo, invece, di progetto terapeutico per indicare che le scelte non sono solo condivise ma pensate e volute dall’equipe curante. Entrambi i professionisti, Veterinario Esperto in Comportamento e Istruttore EsCAC, partecipano a delineare il progetto affinchè le singole aree di pertinenza, medica e riabilitativa, si sostengano a vicenda e insieme apportino i benefici del progetto. Non sapremo mai quale delle due aree abbia apportato il beneficio maggiore, nè ci interessa saperlo, è il progetto nel suo insieme che conduce cane e famiglia nel percorso di cambiamento verso un nuovo modo di stare insieme nel mondo fisico e relazionale.
Abbandoniamo l’idea del “ chiamo il medico se ne ho bisogno” e “il medico progetta il percorso”. In entrambe queste due frasi si intuisce l’utilizzo utilitaristico della professione altrui e la relazione non paritetica. Dobbiamo lavorare a partire dalla formazione perché il lavoro in equipe sia all’insegna della relazione cooperativa , l’unica possibile per una relazione terapeutica.

In foto due sconosciuti che si guardano per la prima volta ❤️

Perché siamo contro la lista delle razze pericolose? Perché siamo contro i test che valutano i cani?Pensiamo che i cani ...
05/06/2025

Perché siamo contro la lista delle razze pericolose?
Perché siamo contro i test che valutano i cani?

Pensiamo che i cani che sono pericolosi, ossia in grado di arrecare danno ad altri, dentro o fuori casa, siano cani vulnerabili, in difficoltà, fragili. Le risposte comportamentali disfunzionali sono per la maggior parte risposte difensive agli insulti della vita e nessuno di questi aspetti ha a che fare con la genetica e con la razza di appartenenza. Confondere espressioni di disagio con caratteristiche del carattere è un grave errore che porta a sottovalutare il problema del cane e a deresponsabilizzare i proprietari tutti, sull’attenzione con cui un cane vada cresciuto.
Tutti gli esseri viventi provano rabbia o paura ma è il come si risponde a queste emozioni che dimostra se il soggetto ha acquisito capacità di autoregolazione e autocontrollo o se è vittima delle sue emozioni e quindi portato ad agire in modo impulsivo e istintuale . La reazione eccessiva e non controllata non c’entra nulla col carattere di un individuo o con le sue caratteristiche di razza, c’entra però con la famiglia canina e umana dove è cresciuto, lo stile relazionale dentro casa e fuori casa che ha acquisito in base all’ambiente relazionale e fisico nel quale è inserito.
Dire che esistono delle razze più pericolose di altre stravolge completamente questo punto di vista, colpevolizzando il cane invece che aiutarlo a stare meglio. Deresponsabilizza la famiglia dal suo compito genitoriale nell’occuparsi della crescita e lo sviluppo di un cane a qualsiasi taglia e aspetto appartenga e pone l’attenzione esclusivamente sul controllo. Responsabilizzare i proprietari significa aiutarli fornendo professionisti competenti che li supportino nella comprensione del proprio cane e rispetto alle modalità con cui comunicare, agli ambienti nel quale portarlo e con quali strumenti.
Allo stesso modo siamo contro i test standardizzati per valutare i singoli soggetti, proprio perché i cani sono tutti diversi con sensibilità e modalità di comportarsi diverse. Sottoporli a delle prove, al pari di prove sportive, ci allontana dalla soggettività e dalla possibilità effettiva di comprendere e aiutare lì dove necessario.
Una prova sportiva, con un giudice, non potrà mai avvicinarci al soggetto e alle sue necessità, non porta alla conoscenza del singolo ma valuta la prova eseguita. Forse ci illude di aver fatto qualcosa mettendo la coscienza delle istituzioni a posto ma non affrontando il problema nel suo aspetto più concreto.

Un cane reattivo è un cane che agisce la propria rabbia verso ciò che lo irrita e verso chi ha vicino. Cercare di compre...
02/06/2025

Un cane reattivo è un cane che agisce la propria rabbia verso ciò che lo irrita e verso chi ha vicino. Cercare di comprendere cosa lo porta ad agire in questo modo significa cercare di dare un’interpretazione a ciò che sente: ha paura e si sente minacciato? Inibirlo punendolo o allontanandolo dal problema non risolve il problema, perché punendolo agiamo solo sul comportamento ma l’assetto emozionale resta immutato, rischiando di avere manifestazioni più intense in caso di mancanza di inibizione, allontanandolo lo solleviamo dal provare l’emozione, col rischio di cadere nella spirale autoimplementante dell’ evitamento.
Se iniziassimo a guardare il problema da un’altra prospettiva per cercare di risolverlo?
L’obiettivo della riabilitazione comportamentale non è controllare il comportamento del cane ma nemmeno avere la presunzione di cambiare il soggetto, cambiando il suo stato emotivo oppure controllando il suo pensiero.
Riabilitazione è dare strumenti all’individuo, attraverso la sua relazione con la famiglia, per imparare a vivere la rabbia ( ad esempio) senza agire un comportamento lesivo verso gli altri, oppure vivere la paura senza necessariamente vivere in contesti deprivati per evitare di provarla.

Preparando il CAMPUS di Formazione avanzata in riabilitazione comportamentale
Focus sulla irritabilità, frustrazione e reattività
13-14-15 giugno
Federica Manunta

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Grän

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Si legge LAICI e significa Libera Accademia Interdisciplinare Cinofila Italiana e siamo una scuola di formazione che vuole dire la sua in tre ambiti: Interventi Assistiti con gli Animali, Medicina Veterinaria, Cinofilia con lo scopo di formare professionisti competenti e aggiornati in grado di lavorare al meglio delle proprie possibilità con un approccio interdisciplinare. Quello che facciamo è organizzare e promuovere eventi formativi a breve, media e lunga percorrenza in queste 3 aree all’ interno delle quali spesso si trovano ad operare professionalità di diversa origine e competenza. L’obiettivo è che ognuno possa acquisire strumenti teorico-pratici scientificamente supportati e aggiornati, mettendo sempre in risalto il dialogo interdisciplinare a favore di un approccio sistemico.

Crediamo fortemente nell’ idea che la collaborazione sia la soluzione efficace per l’ottenimento dei migliori risultati professionali, crediamo che le individualità siano preziose se messe a disposizione del sistema quando si condividono gli stessi obiettivi. Non abbiamo paura del dialogo e del confronto purché siano sempre all’insegna del rispetto reciproco e dell’onestà intellettuale. L’unica cosa che non ci piace sono di dogmi.