12/07/2023
A volte è davvero faticoso dare un senso a certe esperienze, soprattutto se hanno a che fare con qualcosa che sfugge completamente dal nostro controllo, come la morte.
Vorremmo solo restare immobili in attesa di trovarlo, questo senso, sperando che arrivino come per magia anche le parole giuste per dargli una forma, comprenderlo e condividerlo.
Ma purtroppo non possiamo fermarci: abbiamo delle responsabilità quotidiane nei confronti della vita che attorno a noi continua a scorrere e di cui dobbiamo prenderci cura. Non possiamo restare in silenzio né chiudere il nostro cuore altrimenti insieme a noi crollerebbe anche questo luogo, e non possiamo permetterlo.
E quindi eccoci qui: se affrontare la morte è inevitabile, anche raccontarla è qualcosa che stiamo imparando a fare, per darle la stessa dignità che diamo alla vita, di cui è parte integrante, che ci piaccia o no.
Qualche giorno fa abbiamo salutato Brina, stroncata da un’infezione fulminante che non ci ha lasciato margine d’azione.
Brina aveva circa 21 anni ed era sempre vissuta qui, dove anche voi l’avete incontrata e conosciuta, nel nuovo terreno acquistato grazie alla meravigliosa campagna di solidarietà “Dona una zolla”. Ci è stata lasciata in custodia dai vecchi proprietari che al momento del trasloco non avrebbero saputo immaginare per lei un posto migliore dove trascorrere la vecchiaia.
E' stata una pioniera del nostro progetto di espansione, sin da quando - in tempi non sospetti - Santiago aveva perso la testa per lei e sfondato la vecchia recinzione per andare a conoscerla di persona.
E' stata poi testimone dell’effettiva crescita del santuario, quando qualche mese fa quel cancello di mezzo si è aperto e insieme a Santiago sono arrivati Carmen, Isabel, Orfeo, Frida e Olimpia: una vera e propria rivoluzione che le ha restituito una dimensione sociale che finora non conosceva!
Quando si è sentita male, i cavalli si sono stretti attorno a lei e non l’hanno persa di vista un istante, mentre insieme attendevamo l’arrivo del veterinario e poi scoprivamo che non c’era purtroppo molto da fare. Oggi ancora la cercano e la chiamano, perché in virtù della sua età era considerata la matriarca indiscussa ed il punto di riferimento.
Brina era speciale ed insostituibile, come tutti i quasi 400 abitanti del santuario. Lo era esattamente come tutti gli animali che abitano insieme a noi questo pianeta, che lo sono anche se non siamo abituate ed abituati a riconoscerli come tali, semplicemente perché non entriamo in relazione con loro. Quello che veramente aveva di eccezionale rispetto a tanti altri, era la possibilità di esprimere liberamente la propria soggettività senza una funzione produttiva o ludica assegnata.
Insieme all’inevitabile dolore, la morte di Brina ci ricorda le contraddizioni del sistema in cui viviamo e il motivo per cui siamo qui a porvi rimedio e cercare di fare anche qualcosa in più, raccontando le storie degli abitanti del santuario perché oltre al loro valore particolare possano avere un impatto “universale” sulla società umana che ci circonda e le sue leggi e credenze speciste.
Così troviamo la forza di guardare avanti: ogni perdita ci ricorda quanto è bella la vita e quanto prezioso il diritto di viverla che alla maggior parte degli altri animali ancora non viene riconosciuto.
Custodire questo equilibrio è parte integrante della nostra missione. La morte è inarrestabile, ma anche la nostra battaglia lo è!