
20/08/2025
«La montagna la deve raccontare chi la conosce, non gli influencer», è fermo nelle sue dichiarazioni Reinhold Messner. La leggenda dell’alpinismo è duro nella sua condanna al turismo «mordi e fuggi» che ha caratterizzato questa estate in montagna, che non è stata la più affollata, ma diversa.
Cosa ha contraddistinto, allora, questi mesi estivi?
«Non è giusto parlare di overtourism. L’anno scorso in questo periodo c’era molta più gente per esempio. In tutti i mass media viene detto che la montagna è stata presa d’assalto, ma non è così: ci sono meno turisti quest’estate rispetto alla scorsa. Le vallate non sono tutte piene. Così come il comportamento della gente che è abituata alla montagna non è peggiorato».
Cos’è cambiato quindi?
«La gente che ama arrampicarsi, ora lo fa in palestra non sulla roccia. Non è alpinismo, ma è uno sport lo stesso molto bello da praticare».
Solo questo?
«Abbiamo due grandi problemi: il traffico e gli influencer».
Ci spieghi.
«Non siamo preparati per il grande flusso di auto che abbiamo. Specialmente ai Passi. Lì, poi, dovrebbero vietare anche il transito alle moto. Prendiamo ad esempio i Passi dolomitici come le tre Cime di Lavaredo: ogni giorno transitano di là migliaia di auto, alcune sostano ad un passo dalla parete rocciosa creando veri parcheggi sui prati deturpando il panorama. Si dovrebbero attrezzare i luoghi con delle navette che portano su. Gli influencer attirano gente che non sa nulla della montagna, che viene qui con abbigliamento e calzature non adeguate, che poi inciampa e cade. A loro interessa solo farsi la foto in uno dei posti iconici come il Seceda, tra Vajolet e la val di Funes, che conosco perfettamente da una vita, ma non lo trovo più bello di altri. Arrivano in macchina, si fermano dove credono sia più giusto parcheggiare, fanno la foto, non mangiano, non soggiornano, non comprano nei negozi e ripartono sempre in macchina senza neanche fare benzina. Portano solo aggressività, rumore e traffico. 👉 Al link in bio l'intervista completa di Vittoria Melchioni sul Corriere