
08/05/2025
“Nel silenzio teso di Piazza San Pietro, oggi non abbiamo visto soltanto l’elezione di un Papa: abbiamo assistito al nascere di una presenza, fragile e immensa insieme. Quando Papa Leone XIV si è affacciato, non c’erano trionfi, né proclami: c’era un uomo. Un uomo profondamente scosso, con il volto segnato dall’emozione e gli occhi pieni di lacrime trattenute. In quel suo sguardo umido, nel timido gesto della mano, c’era tutto: la paura, la fede, l’amore per un’umanità ferita che chiede guida, tenerezza e verità.
Il suo primo gesto non è stato di potere, ma di umiltà. Un saluto timido, quasi tremante, come chi sa che non basta essere ascoltati: bisogna essere creduti, amati, compresi. In quel momento, tra le colonne di Bernini e le voci della folla, si è fatta spazio una nuova speranza: quella che il Vangelo possa ancora camminare nella carne viva della storia, guidato da mani semplici e da occhi che sanno piangere.
Che il suo pontificato nasca così: col battito inquieto dell’uomo che ama, e il silenzio sacro di chi sa ascoltare il dolore del mondo.