07/04/2024
Neuro
A Cuneo il lavoro era duro ma avevo bisogno di rimettermi in pista, non potevo certo star sulle sp***e di mia sorella che mi ospitava;
avevo, forse per la prima volta nella mia vita, davvero intenzione di venir fuori dalla m***a in cui mi ero calato fino alla punta dei capelli.
Ma una sera al supermercato,
passai per caso nel reparto vini.
Mi risvegliai su una barella, avevo i polsi legati.
Poi mi venne in mente.
La bottiglia finita,
Il ciglio della strada, io che urlo e bestemmio,
qualcuno che mi mette in auto,
mia sorella che piange, gli sguardi pietosi della dottoressa.
La lunghezza dei legacci permetteva comunque di mettere le mani in tasca, dove avevo un coltello.
Li tagliai.
Poi un infermiere, attraverso la feritoia sulla porta, vide cosa stavo facendo e corse nella stanza, ma io ero già sceso dalla barella e gli puntai il coltello contro.
Credo che la categoria più penalizzata dai miei comportamenti sia sempre stata quella dei paramedici. Con tutte le sbronze, i collassi, le teste spaccate in incidenti stradali o risse, un' overdose da eroina, i deliri da roipnol e birra, avrebbero meritato una medaglia solo per i casini subìti da un deficiente col cervello in pappa come me, senza contare le migliaia di miei " colleghi": Bisognerebbe pensarci, anche quando se ne esce e si viene tentati dal ruolo di vittime di una società ingiusta,
scrivendo pagine tristi ed autocompiacenti .
Uscii dalla camera e mi ritrovai nel corridoio del reparto.
La dottoressa, con gli occhi sgranati, mi chiese cosa avessi intenzione di fare.
Non lo sapevo.
Non sapevo neanche perché fossi lì, cioè lo sapevo, ma non mi faceva star meglio.
"Voglio andarmene "dissi.
"Bene, allora venga di là a firmare e la lascio andar via, ma si calmi e metta via quel coltello! "
Annuii.
E mi sentii stupido.
Poi qualcuno mi afferrò alla nuca e mi ritrovai con la faccia a terra e un ginocchio puntato in mezzo alle scapole.
La dottoressa urlò.
Mi ammanettarono e mi rimisero in piedi sbattendomi la testa contro il muro.
Il poliziotto mi teneva ed il suo capo mi si parò di fronte
"Che c***o fai,Panarié, dài i numeri? Te la prendi con chi non può difendersi? Adesso ti portiamo con noi e ti facciamo dormire tranquillo".
Per la prima volta dopo anni pensai che me l' ero cercata, cazz, ma non resistetti e lo mandai comunque affanculo,
e il manrovescio arrivò puntuale come una bolletta sulla mia guancia destra.
A quel punto la dottoressa disse che comunque non c' era bisogno di fermarmi e portarmi in caserma perché non avevo fatto niente e minacciato nessuno, solo fatto un po' di casino ad alta voce per andar via.
"Vede?" disse rivolgendosi al poliziotto
"Ha già firmato, non mi ha di certo minacciato , è solo un po', come dire, confuso, ecco!"
Il poliziotto la guardò, poi senza smettere di guardarmi negli occhi disse
-"Ok, però lo scortiamo fuori noi".
La dottoressa annuì, poi gli chiese di uscire dalla stanza:
"Voglio solo fare una piccola verifica dei parametri vitali, per poterlo dimettere".
Il polizotto uscì, la dottoressa si avvicinò mettendosi davanti alla porta in modo da ostruire la visuale dalla feritoia
"Mi dia il coltello".
Glielo porsi e lo mise nella tasca del camice;
poi fece finta di misurarmi la pressione.
Mormorai un " grazie" a mezza bocca.
-"Vada affanculo, lei è uno st***zo, vada via"
rispose sibilando.
Touché .
Uscii, i poliziotti mi scortarono fino all' uscita.
"E adesso come c***o faccio ad arrivare fino a Villar San Costanzo?" biascicai.
"Panarié, adesso stai rompendo i co****ni per davvero. Se vuoi ti scassiamo, poi ti buttiamo in un fosso pieno d' acqua così ti passa la sbronza, oppure muori e sticazzi, un id**ta in meno sulla strada.
Quindi vedi di andartene prima di farmi innervosire."
In effetti mi era andata di lusso. Il mio palmares aveva un solo schiaffone all'attivo, così pensai di non ti**re troppo la corda.
Erano le quattro del mattino.
Arrivato all' inizio di corso Nizza ebbi la brillante idea di stendermi a terra,
così qualcuno si sarebbe fermato.
Restai il tempo necessario per sentirmi di nuovo un perfetto id**ta e mi alzai .
Alle nove del mattino mi risvegliai sotto una pensilina della fermata, salii e presi l'autobus sbagliato, quello per Borgo San Dalmazzo.