13/04/2025
"La sindrome da deprivazione sensoriale, ambientale, sociale e affettiva è un disturbo sfaccettato e non molto conosciuto nel mondo del volontariato: si tratta di una condizione che nel sistema delle adozioni viene spesso sottovalutata.
Si tende infatti a definire "fobico" un cane che ha paura di tutto, ma la fobia di solito ha delle specifiche tecniche ben riconducibili al vissuto esperienziale traumatico dell'animale: la deprivazione è tutta un'altra faccenda.
Si tratta, a mio parere, di una creatura ben più subdola.
Non è qualcosa su cui si può lavorare con qualche premietto e un paio di esercizi.
Essere affetti da sindrome da deprivazione sensoriale, per un cane, significa essere cresciuti senza contatti con il mondo esterno, senza la possibilità di esplorare il fuori da sé e il dentro di sé.
Senza il tempo giusto per sentire gli odori e camminare sull'erba al proprio passo.
Significa, con molta probabilità, essere cresciuti rinchiusi in qualche box lurido e buio, in solitudine, e non aver avuto la possibilità di sviluppare alcune sinapsi neurali durante il periodo sensibile dell'apprendimento.
Tutto questo per l'assenza di stimoli ambientali, sensoriali, sociali e affettivi.
In questo modo il cane si ritrova a crescere prigioniero non solo della gabbia in cui vive, ma anche della propria la mente.
Figurativamente, mi immagino la mente di un deprivato come una struttura a forma di imbuto: pareti scivolose e senza appigli.
Impossibile cercare di aggrapparsi a qualcosa e tentare di risalire.
Ecco perché il cane che hai appena adottato dal canile dove era nato e cresciuto non sa fare le cose più banali, come masticare un legnetto, rincorrere una pallina o salire le scale.
Ecco perché non riesce ad accompagnarti in una passeggiata senza spaventarsi di qualsiasi rumore.
Ecco perché non sa esplorare.
Ecco perché non sa essere curioso.
Il tuo cane sa solo temere tutto ciò che non conosce.
E non conosce quasi niente.
In questi casi non bastano l'amore, i bocconcini buoni e una pettorina antifuga.
Non bastano tutte le margherite della primavera, né i prati sconfinati, né le tue carezze, per aiutarlo stare meglio.
Al tuo cane servono ascolto, pazienza e spazio intorno.
Al tuo cane forse serve un aiuto professionale, ma soprattutto servono appigli offerti con gentilezza.
Al tuo cane serve tempo per sentire.
Tempo per capire chi è.
Quando il tuo cane ha paura anche del vento che soffia leggero tra gli alberi, perché non l'ha mai sentito prima, la sola cosa che puoi fare è sederti con lui ad ascoltarlo.
Insieme.
Ascolta il vento e ascolta la paura.
Arriverà il momento in cui sarà lui, o lei, a dirti:
"Va bene. Non so chi sono, né cosa devo fare in questo mondo immenso, nella tua casa piena di oggetti, nella tua vita rumorosa. Ma forse, se resti qui accanto, mi sento pronto per scoprirlo."
🖊 Testo di Enrica Ceccarini