01/03/2025
RAZZE PERICOLOSE. PERCHÉ ESISTONO?
PERCHÉ LE ABBIAMO "SELEZIONATE" NOI
Per comprendere in modo facile il problema delle aggressioni dei cani, a prescindere dal singolo caso e per darne una spiegazione generale, non serve qualche espertone chiamato ad analizzare la dinamica, o a raccontarci le ultime mirabolanti scoperte della scienza.
Le cose sono già abbastanza chiare da molto tempo.
Basterebbe, invece di voler fare a tutti i costi gli scienziati, studiare chi scienziato lo era veramente.
Quasi 60 anni fa Desmond Morris, grande studioso del mondo animale, poneva le basi per studiare il "comportamento sociale", che distingue tra loro le specie per la capacità di costruire legami anziché conflitti.
È a lui, per esempio, che dobbiamo alcune tra le prime osservazioni sui segnali calmanti e sui segnali di pacificazione (no, non li ha scoperti turid rugaas guardando i cani, spiace deludere qualcuno).
Quello che molti però non sanno è che la teoria dei segnali calmanti e pacificatori non è una roba buttata lì a casaccio, un po' come fa la rugaas.
Tipo che guardi il cane e, se si lecca il naso, è a disagio.
Così, un po' a caso, come se il cane c'avesse qualche tic nervoso....
In realtà la teoria dei segnali calmanti e pacificatori fu ipotizzata per descrivere, in un contesto molto più generale, alcune specifiche dinamiche della vita sociale degli animali.
E, in particolare, si provava a spiegare come possono risolversi le situazioni di conflitto e di scontro, osservando le differenze tra i rapporti interni ai gruppi e quelli verso soggetti estranei, tra gli scontri che si concludono con l'uccisione del rivale e quelli in cui si "fa la pace".
Una delle domande che ha sempre affascinato gli studiosi, infatti, è quella sul perché animali predatori, dorati di "armi" potentissime, come denti affilati o artigli taglienti, in grado di usarli anche per uccidere bestie molto più grandi di loro, armi che potrebbero risolvere un conflitto in pochi istanti, non le utilizzino invece, in moltissimi casi, negli scontri interni al proprio gruppo sociale. Preferendo invece "esagerare" coi comportamenti di minaccia, ma senza poi arrivare sempre ad uno sconto fisico.
Che anzi quasi mai, in queste situazioni, si arrivi ad uccidere il rivale, e a volte neanche a ferirlo.
Non staremo a farla lunga sull'importanza di questi studi nella conoscenza di quelli che oggi definiamo "comportamenti ritualizzati", che vanno da quelli di aggressione, a quelli di sottomissione, fino appunto ai segnali calmanti, i comportamenti pacificatori o il groomimg.....
Direi che su questo siamo tutti abbastanza ferrati....
Visto che ormai siamo tutti un po' etologi....
Ciò che è interessante è che Morris osserva, (ricordiamo nel 1967, quindi è una cosa che si sa già da un po', mica me la invento io ora), una chiara differenza tra diversi tipi di aggressività (anche questo, per la cronaca, non l'ha scoperto qualche veterinario comportamentalista tipo dehasse, o chi per lui).
La prima grande distinzione osservata da Morris, tra i diversi tipi di aggressività, è quella tra aggressioni "sociali", ossia tra soggetti appartenenti allo stesso gruppo o, al più, ad una stessa specie, e aggressioni predatorie, in genere verso particolari target, in genere di specie diversa.
La differenza è sostanziale, visto che sono completamente diverse tanto le "ragioni" dell'aggressione, quanto le sue "finalità".
In un caso si vogliono chiarire dei rapporti, nell'altro non c'è nulla da chiarire e nemmeno da comunicare.
In un'aggressione predatoria, anzi, ogni forma di "comunicazione" sarebbe inutile, se non addirittura deleteria.
Una perdita di tempo, in senso letterale.
Mentre al contrario, nei conflitti sociali, possiamo vedere dispiegarsi tutta una serie di "comportamenti di minaccia". Comportamenti ritualizzati, appunto, che in certi casi sembrano più delle danze che non degli scontri.
Certo poi ci sono delle differenze, nelle cosiddette aggressioni sociali, anche tra quelle interne al gruppo e quelle verso individui estranei, quelle gerarchiche o quelle competitive....
Così come oggi sappiamo che i comportamenti aggressivi sono sostenuti da veri e propri "sistemi motivazionali", ossia sistemi che regolano, a livello chimico e ormonale, il desiderio, la ricerca, il piacere o l'appagamento.
Oggi infine sappiamo anche che i comportamenti aggressivi possono addirittura procurare piacere per il solo fatto di metterli in atto, e che dunque ci possono essere soggetti che provano un vero e proprio appagamento nel mostrare comportamenti aggressivi.
Soggetti che cercano attivamente motivi di scontro, o che reagiscono in modo impulsivo se esposti a stimoli particolari.
In particolare poi, sono le aggressioni predatorie quelle che possono dare maggiore piacere, che anzi sono motivate e sostenute dal piacere, diversamente dai conflitti sociali, che in molti casi sono invece provocati da stress.
È proprio su questo che si basa la selezione delle razze.
Sul fatto che non solo le "forme", ma anche i comportamenti possono avere una base genetica.
Anche i comportamenti possono essere selezionati.
Dalla "punta" del pointer e del setter, a quella del border collie.
Dal girare intorno al gruppo dei pastori al "radunare" chi prova ad allontanarsi mordendo i garretti.
E così anche per i comportamenti aggressivi.
Per avere cani che proteggessero le greggi abbiamo selezionato cani particolarmente diffidenti, pronti a vedere un nemico in ogni estraneo, umano o animale.
Per avere cani pronti ad andare in guerra o alla difesa personale abbiamo selezionato cani estremamente reattivi e facili da "educare" al morso.
Per avere cani che combattessero nelle nostre arene abbiamo perfino selezionato cani che vedono i loro stessi simili non come referenti sociali, ma come prede: la solitudine esistenziale del pit bull, specie se maschio.
Per quanto mi è dato sapere abbiamo selezionato l'aggressività in ogni sua possibile forma e sfumatura, che sia diretta solo verso particolari target, come i cani "da penna", o che sia più o meno generalizzata, come i terrier.
Che sia rivolta solo esclusivamente verso altri animali, o che possa, in date circostanze, esprimersi anche verso l'uomo.
Esistono le razze pericolose?
Certamente che esistono.
Le abbiamo selezionate noi per essere, in date circostanze, estremamente aggressive, in grado anche di uccidere, se necessario, o di morire pur di non arrendersi.
E quali sarebbero dunque le razze pericolose?
Beh... Non devo certo essere io a dirlo.
Bisogna chiederlo a ENCI e agli allevatori.
Sono loro che "selezionano e migliorano" le razze.
E se dunque nello "standard di razza" è previsto che il cane debba avere comportamenti aggressivi, et voilà che si selezionano cani potenzialmente aggressivi.
E il bello è che in modo del tutto distopico chiamano questa una "dote naturale" del cane.
Non c'è nulla di più artificiale che selezionare dei cani in base ai comportamenti che vogliamo da loro. Neanche a dirlo se questi poi sono comportamenti aggressivi.
Possiamo anche discutere se sia giusto o meno "selezionare" cani in base a come li vogliamo noi ma, per pietà, smettiamo almeno di spacciarla come cosa "naturale".
I cani sono tendenzialmente animali opportunisti, schivi e docili, ma spesso anche socievoli. Molto raramente aggressivi.
E così erano probabilmente prima della domesticazione.
Non sarebbero sopravvissuti fino ad oggi accanto a noi se fossero stati animali aggressivi o pericolosi. E di questo possiamo esserne certi.
Non è mai sopravvissuto nessun altro animale potenzialmente pericoloso dove gli umani hanno deciso di stabilirsi.
Mai e in nessun luogo.
L'aggressività è una caratteristica rara dei cani, specialmente verso l'uomo.
È solo attraverso una selezione artificiale che questa può essere spinta e incentivata.
E la cosa assurda è che se anche è vietato "addestrare" cani ad essere aggressivi, non è però vietato, quei comportamenti, "selezionarli in quanto doti naturali".
Sono anche segnati nei pedigree. Alla voce "prove di lavoro".
Anche questo è la selezione delle razze.
Selezionare in modo artificiale per poi spacciarlo come dote naturale.
L'aggressività è tutt'oggi ampiamente selezionata in moltissime razze e in moltissimi modi.
E i problemi sono 2:
Quando sbagli a selezionare e quando commetti errori di gestione.
Può così capitare che un bimbo venga visto come "preda" da un cane selezionato per vedere un po' tutto come preda.
Oppure che un amico o un familiare venga considerato come estraneo da un cane selezionato per difendere una persona.
E più la razza selezionata è potenzialmente aggressiva, più sarà facile che anche a piccoli errori corrispondano grandi tragedie.
E così parte la caccia alla razza pericolosa.
Ma quello che in realtà è pericoloso è la selezione.
Questo non mi pare discutibile e le razze pericolose sono decine.
Poi le conclusioni traetele voi....
Io posso solo dire che, fortunatamente, dalla razza si può anche guarire....