Puglia Forever

Puglia Forever Non vogliamo far vedere la Puglia , vogliamo raccontarla , creando una narrazione vera Marketing Territoriale

Turismo Digitale

05/12/2025

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๐ŸŒŸ Il progetto pugliese รจ inserito nel grande ๐๐š๐ญ๐ข๐ฏ๐ข๐ญ๐š๐ฌ ๐ˆ๐ญ๐š๐ฅ๐ข๐š, lโ€™iniziativa corale nazionale che ogni anno coinvolge ๐ฆ๐ข๐ ๐ฅ๐ข๐š๐ข๐š ๐๐ข ๐œ๐จ๐ซ๐ข, ๐ฆ๐ข๐ ๐ฅ๐ข๐š๐ข๐š ๐๐ข ๐œ๐จ๐ง๐œ๐ž๐ซ๐ญ๐ข ๐ž ๐ญ๐ฎ๐ญ๐ญ๐ž ๐ฅ๐ž ๐ซ๐ž๐ ๐ข๐จ๐ง๐ข ๐โ€™๐ˆ๐ญ๐š๐ฅ๐ข๐š, sotto la regia di ๐…๐ž๐ง๐ข๐š๐ซ๐œ๐จ.

Un immenso ๐ฆ๐จ๐ฌ๐š๐ข๐œ๐จ ๐๐ข ๐ฏ๐จ๐œ๐ข che, dal Nord al Sud, celebra il Natale attraverso la musica corale, creando una ๐ซ๐ž๐ญ๐ž ๐œ๐ฎ๐ฅ๐ญ๐ฎ๐ซ๐š๐ฅ๐ž ๐ฎ๐ง๐ข๐œ๐š ๐ง๐ž๐ฅ ๐ฌ๐ฎ๐จ ๐ ๐ž๐ง๐ž๐ซ๐ž.

๐ŸŽถ Dentro questo straordinario progetto, la Puglia porta la sua identitร , i suoi direttori, le sue tradizioni, i suoi cori e la sua energia, contribuendo a ๐ฎ๐ง ๐ซ๐š๐œ๐œ๐จ๐ง๐ญ๐จ ๐ฆ๐ฎ๐ฌ๐ข๐œ๐š๐ฅ๐ž ๐œ๐ก๐ž ๐ฎ๐ง๐ข๐ฌ๐œ๐ž ๐ฅโ€™๐ข๐ง๐ญ๐ž๐ซ๐จ ๐๐š๐ž๐ฌ๐ž
Dal ๐Ÿ” ๐๐ข๐œ๐ž๐ฆ๐›๐ซ๐ž ๐Ÿ๐ŸŽ๐Ÿ๐Ÿ“ al ๐Ÿ” ๐ ๐ž๐ง๐ง๐š๐ข๐จ ๐Ÿ๐ŸŽ๐Ÿ๐Ÿ”, Nativitas Puglia tornerร  ad abbracciare cittร  e borghi, dando vita a una nuova edizione ricca di emozione, storia e comunitร .

Un progetto di ๐€๐‘๐‚๐จ๐๐ฎ,
in collaborazione con ๐…๐ž๐ง๐ข๐š๐ซ๐œ๐จ e i ๐œ๐จ๐ซ๐ข di Puglia,
con il contributo di ๐‘๐ž๐ ๐ข๐จ๐ง๐ž ๐๐ฎ๐ ๐ฅ๐ข๐š e ๐Œ๐ข๐ง๐ข๐ฌ๐ญ๐ž๐ซ๐จ ๐๐ž๐ฅ๐ฅ๐š ๐‚๐ฎ๐ฅ๐ญ๐ฎ๐ซ๐š.

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๐ˆ๐ฅ ๐ ๐ซ๐š๐ง๐๐ž ๐›๐ฅ๐ฎ๐Ÿ๐Ÿ ๐๐ž๐ฅ ๐ฉ๐š๐ง๐ž๐ญ๐ญ๐จ๐ง๐ž ๐š๐ซ๐ญ๐ข๐ ๐ข๐š๐ง๐š๐ฅ๐žArriva dicembre, e insieme alla corsa ai regali, al mercatino della scuola, all...
04/12/2025

๐ˆ๐ฅ ๐ ๐ซ๐š๐ง๐๐ž ๐›๐ฅ๐ฎ๐Ÿ๐Ÿ ๐๐ž๐ฅ ๐ฉ๐š๐ง๐ž๐ญ๐ญ๐จ๐ง๐ž ๐š๐ซ๐ญ๐ข๐ ๐ข๐š๐ง๐š๐ฅ๐ž

Arriva dicembre, e insieme alla corsa ai regali, al mercatino della scuola, alle lucine intermittenti nei balconi, sbucano fuori โ€“ immancabili โ€“ i nuovi protagonisti del Natale: i maghi del panettone. Ogni anno piรน agguerriti, piรน fantasiosi, piรน costosi. Si presentano con le loro creazioni โ€œartigianaliโ€, spesso introvabili, sempre fotografatissime, dal prezzo che definire esagerato รจ un eufemismo: panettoni da 40, 50, 60 euro, con punte di delirio che superano i 100, a seconda della โ€œlimited editionโ€. Ed รจ proprio in questa parola, โ€œartigianaleโ€, che si cela la grande illusione: una parola buona per tutto, svuotata di senso, usata per nascondere dietro unโ€™aura romantica quella che, a conti fatti, รจ diventata una macchina commerciale come unโ€™altra.
Quello che una volta era il dolce della condivisione โ€“ il panettone comprato da tutti, popolare, con i canditi che si toglievano o si scartavano in silenzio โ€“ oggi รจ diventato un oggetto di culto, da esibire in foto, impacchettato come un profumo, descritto con nomi da romanzo fantasy: โ€œPan dโ€™Invernoโ€, โ€œSoffio di Sudโ€, โ€œOro di Giavaโ€, โ€œNotte di Cardamomoโ€. Ogni mago del panettone ha la sua formula segreta, il suo ingrediente raro: farine dimenticate, canditi ottenuti da agrumi raccolti al tramonto, spezie dalle Antille, b***o biodinamico di animali allevati a suon di Mozart, lievitazioni da 96 ore come se il tempo fosse un valore assoluto. Ma รจ davvero tutto questo che rende buono un dolce? O รจ solo la messinscena del lusso gastronomico, confezionata per chi ha tempo, soldi e voglia di sentirsi โ€œesclusivoโ€ anche a tavola?
La veritร  รจ che questa corsa al panettone gourmet รจ diventata un fenomeno grottesco. Alcuni panettieri โ€“ veri, onesti, bravi โ€“ sono finiti a produrre solo per i โ€œmaestriโ€ che poi rivendono a peso dโ€™oro. Le pasticcerie si trasformano in laboratori segreti al servizio del brand di turno. Intorno al panettone si รจ costruita una narrazione che sfiora la religione: premi, recensioni entusiaste, classifiche, assaggi alla cieca, giurie di esperti. Ma cosa cโ€™รจ davvero dietro? Spesso un marketing aggressivo, un nome noto che firma e una confezione che costa quasi quanto il contenuto. E allora sรฌ, a pensarci bene, se non รจ una truffa poco ci manca.
Io non ci casco. Non da oggi. Quando posso, compro il panettone solidale di Emergency: magari semplice, ma vero. Quando serve, lo prendo al discount, che almeno non pretende di venderti un sogno in lievitazione. Ma la veritร  รจ che preferisco i dolci della tradizione vera, quelli di casa: le cartellate, le castagnedde, le calzengidde, che nessuna pasticceria stellata potrร  mai replicare, perchรฉ hanno dentro mani vere, errori, storie, tempo, memoria. Nessuno ti racconta da dove viene il vincotto, quale candito รจ stato usato, ma sai perfettamente chi le ha fatte. Sono dolci senza storytelling, ma pieni di sostanza.
Lโ€™illusione del panettone artigianale da boutique รจ il riflesso perfetto di una societร  che ha bisogno di sentirsi speciale anche quando mangia. Ma se la magia costa 50 euro a fetta, non รจ piรน magia: รจ business. E a Natale, piรน che incantesimi da vetrina, abbiamo bisogno di veritร , semplicitร  e condivisione reale. Che a volte hanno la forma un poโ€™ storta di una cartellata fatta a mano. E il sapore sincero del Sud.

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04/12/2025

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Cโ€™รจ un momento, ogni anno, in cui la notte sembra perdere il suo buio e il silenzio si fa musica di luci. Succede quando si accende la prima stella sullโ€™albero, quando il presepe prende forma sotto mani amorevoli, quando una strada si illumina allโ€™improvviso e trasforma un angolo di cittร  o di borgo in un piccolo miracolo visivo. รˆ il tempo delle luminarie, ed รจ anche il tempo in cui, forse senza accorgercene, iniziamo a credere di nuovo nella bellezza.Le luminarie non sono solo decorazioni: sono emozione, memoria, rito. Un linguaggio universale che unisce epoche e generazioni, che trasforma lโ€™ordinario in straordinario e che โ€“ come scrive Enrica Simonetti nel suo bellissimo articolo su La Gazzetta del Mezzogiorno โ€“ accende ricordi e promesse, scandisce il tempo, racconta i luoghi.Nellโ€™articolo, Simonetti ci accompagna in un viaggio tra le luci delle feste in Puglia e non solo, passando da Locorotondo, che con il suo coinvolgimento spontaneo diventa una galleria dโ€™arte a cielo aperto, alle grandi scenografie di Salerno, dove la luce รจ spettacolo e poesia urbana. E poi ancora il โ€œNatale sottโ€™acquaโ€ a Bari, dove persino il fondale marino si veste a festa, illuminato da un albero natalizio subacqueo. Un gesto suggestivo, quasi un abbraccio tra cielo e abissi.Ma non serve andare lontano per lasciarsi incantare. Anche un piccolo balcone puรฒ diventare una scena di meraviglia. Le luci di Natale, infatti, non sono fatte solo per essere viste, ma per essere sentite. Come le antiche luminarie delle feste patronali, che raccontano di artigianato, creativitร  e spiritualitร . O come le installazioni contemporanee che abbracciano i trulli di Alberobello o i borghi sospesi del Salento, dove la luce danza sulle pietre e sulle storie.E poi ci sono i posti che non hanno bisogno di nulla per brillare, come Castelmezzano, presepe naturale incastonato tra le Dolomiti lucane, dove la bellezza รจ armonia spontanea tra forma e colore. O i riti fedeli alla tradizione come a Londra, dove il 18 novembre a Regent Street le luminarie si accendono puntualmente sotto lo sguardo del re e del popolo.Le luci delle feste โ€“ lo sappiamo โ€“ non risolvono i problemi del mondo, ma lo rendono piรน umano. Sono il nostro modo di dire "ci siamo", di abbracciare la notte senza temerla, di ritrovare calore anche nei giorni piรน freddi. Oggi piรน che mai, con una tecnologia sempre piรน sostenibile e sensibile, le luminarie possono diventare simbolo di rinascita e consapevolezza.E allora, lasciamoci guidare dalla luce. Quella dei presepi nelle chiese, degli alberi nei salotti, delle stelle tra i vicoli. Leggete lโ€™articolo di Enrica Simonetti, lasciatevi trasportare dal suo sguardo curioso e poetico. E magari, nel frattempo, cercate anche voi la vostra luce: in un borgo, in un ricordo, in un piccolo gesto che illumina il cuore.Perchรฉ, come si legge tra le righe di quella pagina, la luce non รจ solo ciรฒ che si vede, ma ciรฒ che ci tiene vivi.

Rosoni di Puglia: impronte di luce e pietra, cammino di storie e cieliDescrivere il fascino dei rosoni di Puglia non รจ f...
20/11/2025

Rosoni di Puglia: impronte di luce e pietra, cammino di storie e cieli

Descrivere il fascino dei rosoni di Puglia non รจ facile, perchรฉ ognuno di essi รจ come unโ€™impronta digitale: unico, irripetibile, scolpito nella pietra e nella luce con la grazia del tempo e la precisione dellโ€™ingegno umano. Ogni rosone racconta una storia diversa, fatta di simboli, astronomia, devozione, arte e natura. Percorrerli รจ come intraprendere un cammino a tappe, un pellegrinaggio laico e spirituale che attraversa secoli di storia e silenzio, tra le cattedrali del mare e le pievi dellโ€™entroterra.
Penso alla via Francigena, che lambisce la straordinaria Cattedrale di T***a, non citata nellโ€™articolo di Enrica Simonetti, forse proprio perchรฉ sarebbe stato riduttivo nominarla senza poterne approfondire ogni dettaglio. Qui il rosone scolpito รจ un merletto di pietra, un ricamo di luce e fede, che accompagna i viandanti da secoli. Al suo interno si riconoscono simboli straordinari, come la forma di pane, che richiama il nutrimento spirituale e terreno, e che parlano a chi sa "leggere" ogni pietra.
E poi si continua, verso la chiesa di Santo Stefano a Soleto, dove il rosone si staglia come una stella calcarea nel cielo salentino, oppure alla cattedrale di San Sabino a Bari, con un rosone che a prima vista puรฒ apparire semplice, quasi piatto. Ma proprio in questa apparente sobrietร  si cela uno degli incanti maggiori: durante il solstizio dโ€™estate, i raggi del sole attraversano lโ€™oculo della facciata per allinearsi perfettamente al rosone disegnato sul pavimento, generando un gioco di luce carico di significato astronomico e simbolico.
Altrettanto suggestivo รจ il rosone della basilica di San Leonardo a Siponto, dove lโ€™arte romanica incontra la sapienza cosmologica dei monaci. Qui, la pietra si fa finestra sugli astri: i rosoni non sono solo decorazioni, ma veri strumenti di lettura del cielo, dellโ€™orientamento, della ciclicitร  del tempo.
Chi ha camminato per la Puglia alla ricerca dei suoi rosoni โ€“ e credo di poter dire di averli visti quasi tutti โ€“ sa che ciascuno di essi ha una voce propria: alcuni parlano con la potenza della luce che filtra tra le guglie, altri sussurrano nel silenzio delle facciate spoglie, ma sempre raccontano qualcosa. Raccontano la geografia, la fede, ma anche la maestria dei nostri scultori, la sensibilitร  dei nostri artigiani, la generositร  della pietra calcarea pugliese, che si lascia scolpire come fosse b***o per diventare poesia di pietra.
Per questo, accogliere lโ€™invito di Enrica Simonetti a visitarli e studiarli รจ piรน che un consiglio: รจ un richiamo. Un rosone non si guarda soltanto, si legge, si attraversa con lo sguardo e con il cuore. In essi si specchiano i popoli che li hanno costruiti, la memoria delle stagioni, la traiettoria delle stelle.
Un itinerario tra i rosoni di Puglia รจ dunque un viaggio nellโ€™infinito โ€“ dove storia, scienza, arte e spiritualitร  si fondono. E chi lo intraprende, scoprirร  che nessun rosone รจ uguale a un altro, perchรฉ ognuno รจ il riflesso di un cielo diverso.

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06/11/2025

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Parlare di Lucera รจ come evocare un mondo a parte, un territorio di confine dove la storia si stratifica come la pietra delle sue mura. รˆ un luogo sospeso, un avamposto dellโ€™anima, dove si puรฒ ancora smarrirsi tra le epoche โ€” dai racconti della guerra di T***a alle vestigia romane, dai fasti federiciani fino agli Angioini, in un intreccio di civiltร  e destini.Enrica Simonetti, nel suo articolo โ€œIl senso dellโ€™infinito si ritrova a Luceraโ€, ha colto perfettamente questa essenza. Lucera รจ davvero la โ€œporta dei Monti Dauniโ€, il punto in cui la Puglia si apre alla memoria e lโ€™orizzonte si dilata fino a sembrare eterno.Ricordo la mia ultima visita come un frammento sospeso nel tempo: era un inizio di maggio, pieno di speranze e di luce incerta. La pioggia sottile cadeva lenta, come una carezza malinconica sulla pietra chiara, e una nebbia lieve velava ogni cosa. Sembrava di guardare il mondo attraverso il filtro di una vecchia reflex: le colline si sfumavano in lontananza, il grano e il frumento si alternavano come una scacchiera dorata e verde, e la fortezza di Federico II dominava tutto con la sua maestositร  silenziosa.Da lassรน, il paesaggio sembrava non finire mai. Lโ€™occhio si perdeva oltre i confini visibili, e quel senso di infinito di cui parla Simonetti diventava reale, quasi tangibile. Cโ€™era una quiete profonda, un respiro antico che sembrava provenire dalla terra stessa. Era come se il tempo avesse smesso di scorrere.Quel giorno, nonostante fosse tutto chiuso per la festa del Primo Maggio, ci sentimmo appagati. Non servivano visite guidate nรฉ parole: bastava il paesaggio, bastava la storia che aleggiava nellโ€™aria umida di pioggia. Decidemmo comunque di scendere verso la cittร , di percorrere le vie strette che sapevano di pietra e silenzio.Lโ€™anfiteatro romano ci accolse come un antico guardiano del passato. Maestoso, pur ferito da restauri troppo moderni, conservava intatto il suo fascino. Ogni arco, ogni pietra sembrava sussurrare di battaglie, di f***e, di riti antichi. Da lรฌ ci perdemmo tra i vicoli, e il passo ci portรฒ lungo il corso principale, tra la cattedrale e il palazzo arcivescovile. Un luogo che, per la sua luce e la sua bellezza malinconica, mi riportรฒ alla mente un film di Massimo Troisi โ€” Pensavo fosse amore invece era un calesse โ€” girato proprio lรฌ, a testimonianza che anche il cinema aveva percepito quella magia sospesa tra sacro e quotidiano.Lucera non si visita soltanto: si vive, si attraversa con il cuore aperto. รˆ un luogo che ti chiede lentezza, che non si concede ai frettolosi. Va guardata nei dettagli โ€” nei portali scolpiti, nei cortili segreti, nei silenzi che si allungano verso i campi. รˆ una cittร  che parla al viandante come unโ€™antica maestra, ricordandogli che la bellezza non ha bisogno di clamore per esistere.E forse รจ proprio questo il segreto di Lucera: quel suo modo discreto di accoglierti, di offrirti il senso dellโ€™infinito non come concetto astratto, ma come esperienza concreta โ€” una visione che nasce dal silenzio, dallโ€™attesa, dalla pioggia che cade lenta su una pietra millenaria.Visitare Lucera รจ un atto di riconciliazione con il tempo. รˆ ritrovare la misura delle cose, la profonditร  dei luoghi, il respiro della storia. รˆ capire, anche solo per un istante, che lโ€™infinito non รจ altrove. รˆ giร  qui, davanti ai nostri occhi.

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23/10/2025

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Leggere lโ€™articolo di Enrica Simonetti, "Castro dโ€™autunno, un tuffo nellโ€™antico", pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno, รจ stato come rientrare in un luogo che non si dimentica mai, anche quando lo si lascia. Ogni parola sembrava aprire un sipario, proprio come lei descrive entrando nel Museo Archeologico di Castro, dove la luce si abbassa e lโ€™emozione si fa teatrale, mentre si spalanca il tempo. E lรฌ, davanti a quella statua di Minerva โ€” alta, senza braccia, senza volto โ€” si resta muti. Non per paura, ma per rispetto. Quella statua interroga. Ti guarda senza occhi, ma ti chiede da dove vieni, cosa cerchi, perchรฉ sei lรฌ. E ti chiede, forse, se sei pronto ad ascoltare davvero. Non รจ solo archeologia. รˆ presenza viva, presenza che attraversa i millenni. รˆ la stessa emozione che ho provato anchโ€™io, camminando in quel tratto di costa che da Tricase porta a Castro, un paesaggio verticalissimo, duro e splendente, dove il vento spezza il silenzio e la roccia affiora come memoria geologica, ancestrale.Quel tratto di costa, fino a pochi anni fa sconosciuto ai piรน, รจ diventato per me un riferimento intimo, quasi familiare. Lโ€™ho percorso tante volte, in ogni stagione, con la stessa gratitudine con cui si torna a trovare qualcuno che ci ha fatto del bene. Lรฌ, ogni pietra ha un nome, ogni ansa racconta un mito. Lรฌ, il tempo si stratifica e si manifesta nelle forme del paesaggio, nelle fenditure della terra, nei profili delle case arrampicate sulla roccia. รˆ un Sud che non urla, ma resiste. E lo ha raccontato magistralmente anche il film In Grazia di dio E. Winspear", che proprio in quella fascia di costa ha ambientato una parte centrale del racconto. Quel film, in particolare , non si รจ limitato a filmare, ma ha fatto una scelta etica e narrativa precisa: proteggere quel paesaggio, non svenderlo alla speculazione. Winspear ha scelto di difendere lโ€™autenticitร  di un tratto di costa che non รจ cartolina, ma corpo e spirito. รˆ lo stesso motivo per cui, io che ho chiamato mio figlio Enea, sento questo approdo come qualcosa di mio: un approdo che sa di mito e di futuro, di radici e di visione. Non conoscerlo sarebbe stato come ignorare una parte del mio stesso racconto .Castro non รจ solo un punto sulla mappa: รจ un luogo che continua a vivere, a farsi voce, a trasformarsi con discrezione. Come ricorda la Simonetti, non รจ solo estate e bagni in acque limpide, ma anche autunno e raccoglimento. Castro รจ scavo, รจ rocca, รจ catacomba, รจ teatro di pietra, รจ grotta. Ed รจ grotta soprattutto la Zinzulusa, che per anni i miei amici sub hanno frequentato con passione e rispetto. Allora si poteva ancora entrare liberamente, senza barriere. Mi raccontavano della trasparenza quasi irreale dei fondali, del silenzio denso che accoglie come un ventre antico. Lร  sotto, si ha la sensazione di attraversare epoche. Di non essere piรน solo uomini, ma eredi di qualcosa che ci precede e ci guida. รˆ unโ€™immersione nella bellezza, ma anche nella veritร .E poi cโ€™รจ la luce di Castro, che dโ€™autunno diventa miele e ambra. E il porto, piccolo e accogliente, che si apre ai racconti dei pescatori. E le donne che parlano ancora di leggende e di saraceni, di apparizioni sacre e di fughe disperate. Come quella della Madonna che si salvรฒ dallโ€™assalto ottomano e oggi campeggia sullโ€™altare della chiesa, in quella scena ferma del film di Winspear: โ€œLa Madonna del fuoco, lโ€™ultimo sguardo al mare prima della fugaโ€. Enrica Simonetti scrive che โ€œCastro รจ uno di quei luoghi che non abbandonano in autunno, anzi si rivelanoโ€. E io non potrei essere piรน dโ€™accordo. รˆ proprio in quella stagione di passaggio che Castro smette di essere meta turistica e torna ad essere quello che รจ sempre stato: uno spazio mitologico, un luogo di fondazione, un varco tra mondi. Lรฌ, la natura non รจ cornice, ma voce. E chi ha orecchie per ascoltare, si porterร  dietro quel suono per molto tempo.

Le chiese di Puglia.
15/10/2025

Le chiese di Puglia.

Locorotondo is a beautiful, whitewashed hilltop town in the Puglia region of southern Italy, located in the Valle d'Itri...
14/10/2025

Locorotondo is a beautiful, whitewashed hilltop town in the Puglia region of southern Italy, located in the Valle d'Itria, in the province of Bari (now part of the Metropolitan City of Bari). The town is officially one of I Borghi piรน belli dโ€™Italia ("The Most Beautiful Villages of Italy")โ€”a recognition given to especially picturesque and historically rich small towns.

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13/10/2025

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13/10/2025

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Non potevamo mancare allโ€™appuntamento del FAI di ottobre , abbiamo scelto il monastero di Conversano. รˆ una tappa fissa ogni volta che torniamo in questa splendida cittadina, eppure โ€“ pur conoscendo bene gli ambienti โ€“ cโ€™era ancora qualcosa che ci mancava: la camera da letto della Badessa.
Grazie agli studenti, preparatissimi e appassionati, che ci hanno fatto da ciceroni, abbiamo potuto scoprire nuovi dettagli e approfondire la storia di questo luogo straordinario. In particolare, ci ha colpito la chiesa con le tre cupole in asse, una struttura architettonica rara e affascinante che ci ha subito ricordato l'abbazia di Cuti di Valenzano, praticamente a due passi da casa nostra.
La chiesa del monastero, dedicata a San Benedetto, รจ uno dei piรน rilevanti esempi di architettura romanica in Puglia, con influssi bizantini ben visibili proprio nella disposizione delle tre cupole in asse, un elemento che le conferisce un aspetto quasi orientaleggiante. Questo tipo di impianto cupolato era simbolo di prestigio e di un forte legame con la spiritualitร  delle origini cristiane.
Un altro aspetto che ci ha affascinato รจ stato il ruolo delle badesse, figure centrali nella vita del monastero. A Conversano, come in altri grandi complessi monastici femminili, la badessa non era solo una guida spirituale, ma anche una figura di grande autoritร  e autonomia. In alcuni periodi storici, le badesse godevano persino di privilegi simili a quelli di un vescovo, esercitando poteri giurisdizionali sul territorio circostante. La loro residenza all'interno del monastero, con ambienti privati come la camera da letto che abbiamo avuto modo di visitare, testimonia il prestigio e l'importanza del loro ruolo.
In definitiva, questa visita รจ stata lโ€™occasione per riscoprire un luogo che pensavamo di conoscere, ma che continua a stupirci ogni volta. Il patrimonio culturale che ci circonda merita davvero di essere valorizzato e raccontato, anche e soprattutto grazie allโ€™impegno dei giovani.

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11/10/2025

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Cโ€™รจ una piccola tradizione che si rinnova ogni volta che un amico fotografo acquista un nuovo obiettivo: mi chiama, ed รจ lโ€™occasione perfetta per uscire e metterlo alla prova. Naturalmente, anchโ€™io porto con me la mia fedele reflex, anche se ormai da anni non sento il bisogno di acquistare nuova attrezzatura. Per quello che faccio, il mio Nikon 28-300, obiettivo tuttofare, รจ piรน che sufficiente. Ed รจ cosรฌ che ieri abbiamo deciso di fare una passeggiata a Torre a Mare, approfittando della luce dorata del tardo pomeriggio.
Lโ€™aria che si respirava era particolare. Una quiete sospesa, come quella che segue una tempesta. Si notavano ancora i segni del recente maltempo: mucchi di posidonia spiaggiata, bitte danneggiate, alcuni attracchi divelti. Eppure, nonostante tutto, il porticciolo sembrava abbracciato da una calma profonda. Il mare, increspato ma non agitato, si muoveva con un ritmo lento, quasi cullato dal vento. Le onde lucide e increspate riflettevano il sole basso sullโ€™orizzonte, disegnando ombre lunghe che sembravano allungarsi sul selciato, come a voler trattenere il giorno ancora un poโ€™.
Sul molo, alcuni pescatori non professionisti erano intenti a pescare. Cโ€™era chi sistemava le lenze, chi osservava l'acqua con pazienza, e in particolare un signore catturava lโ€™attenzione: era intento a selezionare il pescato, dividendolo con cura in base al suo destino culinario โ€“ alcuni pesci sarebbero finiti in frittura, altri in zuppa.
Mi ha colpito la sua precisione e dedizione. Con naturalezza e mestiere, procedeva alla squamatura e alla eviscerazione dei pesci, mentre parlava con garbo e disponibilitร . Mi ha descritto le varie specie pescate, illustrando le differenze tra un sarago, un occhialone, una donzella. Da vegetariano, molte di queste varietร  mi erano sconosciute, ma osservare quel momento mi ha fatto sentire piรน vicino a un mondo che spesso osservo da lontano.
Nel frattempo, la luce calda del sole calante trasformava ogni scena in una fotografia naturale: i riflessi sulle barche, le espressioni concentrate dei pescatori, i colori argentei e dorati del pescato appena sistemato sul molo. Il rumore dellโ€™acqua, il profumo del mare e il vociare sommesso creavano unโ€™atmosfera che non si puรฒ raccontare a pieno, ma solo vivere.
รˆ stato un pomeriggio semplice, ma ricco di dettagli. Uno di quei momenti in cui il tempo rallenta, e il mare diventa specchio della vita che gli ruota attorno. Tra fotografie, chiacchiere e riflessioni, Torre a Mare si รจ rivelata ancora una volta un angolo autentico dove il mare continua a raccontare le sue storie, a chi sa ascoltarle.

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09/10/2025

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Cโ€™รจ un tempo che non si misura con gli orologi, ma con il respiro lento degli alberi e con il silenzio che sa raccontare piรน di mille parole. รˆ il tempo della Foresta Umbra, di cui Enrica Simonetti ha saputo cogliere lโ€™essenza nel suo articolo sulla Gazzetta del Mezzogiorno, come se ascoltasse la voce stessa della natura.La luce che fatica a filtrare tra le foglie, come scrive Enrica, era la stessa che accarezzava le nostre tende canadesi nellโ€™ottobre del 1973, quando il colera aveva posticipato lโ€™apertura delle scuole. Cosรฌ, con alcuni amici e un coraggio che oggi chiameremmo incoscienza, partimmo verso un ignoto che profumava di bosco, di libertร  e di qualcosa di eterno.Arrivammo di notte, e al risveglio la Foresta Umbra ci apparve in tutta la sua potenza silenziosa: un sogno vegetale, un universo verde dove i sentieri sembravano cuciti a mano e le piccole doline dโ€™acqua โ€“ i cutini โ€“ ospitavano rane immobili come monaci in preghiera, scoiattoli furtivi e, con un poโ€™ di fortuna, qualche daino che si specchiava come Narciso nel proprio riflesso.Eravamo hippies senza saperlo, con la chitarra, lโ€™armonica e una fame di bellezza che si nutriva di castagne e di orchidee selvatiche. Non volevamo tornare. Nessun telefono, nessun notiziario. Non sapevamo che, lontano da lรฌ, era scoppiata la guerra del Kippur. Il mondo stava cambiando, gli equilibri si rompevano, il petrolio si fermava, ma noi, ignari, imparavamo a conoscere il tempo circolare delle foglie e il valore del silenzio.Proprio come scrive Enrica, la Foresta Umbra non รจ un solo luogo, รจ una rete di emozioni in cammino. I sentieri, allora come oggi, sembrano fatti apposta per rallentare i pensieri. Oggi ci sono i cartelli, le mappe, i percorsi segnalati: il Sentiero dei Carbonai, quello delle orchidee, quello del Brigante o del Principe... Ma allora era tutto diverso: ci si lasciava guidare dallโ€™istinto e dal profumo del muschio bagnato.Tante volte sono tornato nella Foresta, ma il 1973 รจ rimasto inciso come un sigillo nella mia memoria. Ogni volta che torno, cerco quel punto esatto dove mettemmo la tenda, quel cutino con le libellule e il silenzio perfetto. Lโ€™ultima volta ci sono andato con mio figlio, e raccontargli quella storia โ€“ tra un faggio e una ghianda โ€“ รจ stato come riportare in vita un mondo che credevo perduto.Enrica lo scrive bene: โ€œServe accorgersi con lentezza e lasciando che questa pratica universale si estenda.โ€ Ecco, la lentezza, in unโ€™epoca che corre troppo, รจ la vera rivoluzione. Camminare nella Foresta Umbra รจ rallentare per capire, ascoltare per ricordare, perdersi per ritrovarsi.La Foresta Umbra โ€“ quella vera, quella del 1973, quella descritta oggi con eleganza da Enrica โ€“ non รจ solo un posto da visitare. รˆ una soglia, un confine tra ciรฒ che siamo e ciรฒ che potremmo essere se solo imparassimo a camminare con rispetto, in silenzio, nella memoria e nella meraviglia.

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