Claudio Maniero - Istruttore Cinofilo

Claudio Maniero - Istruttore Cinofilo Addestramento cinofilo a domicilio in provincia di Lecco

Da una sessione di domande e risposte di Robert Cabral:L' Ask Me Anything di oggi è per Eric. "Come ti senti riguardo al...
23/06/2025

Da una sessione di domande e risposte di Robert Cabral:

L' Ask Me Anything di oggi è per Eric.
"Come ti senti riguardo al correggere il cane in pubblico?"
Mi piace. Specialmente per cose come l’aggressività.

Domanda di Eric: "Il mio cane si è slanciato contro un altro cane, così gli ho dato una forte correzione e gli ho ordinato di mettersi in posizione al piede. Una persona per strada ha urlato, "st***zo!".
Mia moglie è preoccupata di cosa pensano gli altri. Tu cosa ne pensi?"

È una grande domanda, Eric. Non mi importa cosa pensa nessuno.

Non me ne può fregare di meno di cosa pensano gli altri. Perché il mio cane è mia responsabilità. Dal minuto in cui prendo quel cane fino a quando quel cane esala il suo ultimo respiro, quel cane è una mia responsabilità.

E se il mio cane si slancia e cerca di attaccare un altro cane o mordere un altro cane o comportarsi in modo aggressivo verso un altro cane, il cane riceverà una severa correzione. Perché non è accettabile. Non posso attirarlo via con un premio o col clicker o roba del genere.
Richiede che l'intensità della correzione corrisponda all’azione che il cane ha fatto. Al cane non è permesso in nessun modo essere aggressivo con un altro cane. Questo è quanto.

Se il tuo cane si fosse liberato dal guinzaglio o avessi lasciato cadere il guinzaglio e il cane fosse andato ad aggredire l’altro cane, allora cosa avrebbero pensato le persone? Sarebbero stati arrabbiati con te perché non hai controllato il tuo cane. Ma siccome hai controllato il tuo cane, ti chiamano st***zo. L’unico ad essere st***zo è quello che ti ha chiamato st***zo.

Il problema qui è che viviamo in questo mondo politicamente corretto, in questo mondo rosa, fatato, carino, dolce, che in realtà non esiste. Dove ogni cane è amichevole e tutti sono buoni e dovremmo fidarci di tutti. Beh, sai cosa? Io non mi fido di nessuno.

Se avessi una figlia piccola e stesse entrando in un bagno e un uomo stesse entrando nel bagno dietro di lei, entrerei nel bagno anch’io. Non puoi fidarti. Quindi, basandoti su questo, hai fatto l’assolutamente, al cento per cento, la cosa giusta.

Il tuo cane si è slanciato, l’hai corretto, gli hai detto cosa volevi che facesse, mettersi in posizione al piede, e l’hai corretto per non averlo fatto o per aver abbandonato quella posizione. Complimenti a te per aver fatto valere i tuoi diritti nei confronti del tuo cane e per aver protetto l’altro cane e Dio solo sa chi altro poteva essere coinvolto.

L’altro cane avrebbe potuto essere morso. L’altra persona avrebbe potuto essere morsa. E il tuo cane avrebbe inizito a imparare un cattivo comportamento.

Ma siccome hai corretto il tuo cane, siccome hai avuto le p***e di affrontare questa società politicamente corretta, narcisista, la cui visione completamente miope dell’addestramento dei cani crea più mostri e riempie più rifugi, e causa la morte di più cani, perché non li correggono, e poi vogliono ti**re fuori dai rifugi i cani così aggressivi che non possono correggere. Questo è il problema. Ma grazie a quello che stai facendo, stai correggendo il cane, stai dando al cane una guida e una struttura.

Non hai malmenato il tuo cane, preso a calci il tuo cane per nulla. Non hai fatto niente di abusante. Hai strattonato il tuo cane, gli hai dato una pacca e hai detto, "ehi, basta!".

Ed è esattamente quello che devi fare. Fallo. Perché più con costanza lo fai prima lui smetterà, e non ci vorranno molte volte, quando il cane si comporta in quel modo di nuovo, fallo di nuovo.

Dì a tua moglie che hai ragione. Te lo dico io che hai ragione. Stai facendo la cosa giusta.

Stai dando al tuo cane una guida, una struttura e dei confini. Diciamo così, dei confini per sapere cosa è permesso e cosa non è permesso.
Cosa è sicuro e cosa non è sicuro. Cosa manterrà in vita questo cane e cosa potrebbe farlo morire. Stai dando al cane le informazioni e gli strumenti per restare in vita.

Le correzioni sono una delle cose più importanti nell’addestramento dei cani. Senza una correzione, il cane vacillerà e fallirà costantemente e continuerà a fallire e fallire e fallire fino alla fine dei suoi giorni. Dare al cane una correzione gli dà la capacità di capire, ehi, mi sono cacciato nei guai l’ultima volta. Non lo farò di nuovo.

Se richiede una seconda o una terza correzione, assicurati che la correzione sia abbastanza ferma e abbastanza giusta e con una tempistica abbastanza buona affinché il cane capisca per cosa sta venendo rimproverato. Devi farlo o potresti finire col non poter tenere il cane.

Tutte queste persone che ti vanno contro su questo e che mi criticano per questo, non stanno addestrando i cani. Semplicemente non lo fanno. Sanno solo criticare.
Sono commentatori da poltrona. Sono quelli che dicono: oh, questo è cattivo. Oh, questo è questo. Questo è quello. Ed è tutta una st*****ta, perché non sanno addestrare i cani.

Quindi complimenti a te per stare addestrando il tuo cane. Hai fatto la cosa giusta. Continua così e dai una carezza e un grande bacio al tuo cane e digli che lo ami, perché è vero.
Non lo avresti corretto se non l’amassi.

**Bart Bellon ha pubblicato il seguente articolo in una rivista olandese di sport cinofilo (2006):**È giunto il momento ...
18/06/2025

**Bart Bellon ha pubblicato il seguente articolo in una rivista olandese di sport cinofilo (2006):**

È giunto il momento che gli enti sovraordinati come la FCI, il KNPV, il Deutscher Schäferhundverein ecc. raccontino tutta la storia su “come apprendono i cani”, anche se questa storia può risultare scomoda o difficile da “vendere”.

Per avere successo nei programmi sportivi cinofili — con o senza reparto di protezione — i cani devono essere in grado di confrontarsi con (*) rinforzi positivi, (**) rinforzi negativi, (***) stimolazioni avversive e (****) correzioni. Questa regola vale anche per i cani nella vita quotidiana.

Un cane è, in fin dei conti, un “super egoista”: l’unica motivazione che ha è quella di migliorare la propria situazione!

Questo può avvenire o **aumentando ciò che è piacevole** o **eliminando ciò che è spiacevole**. A questo punto, ci si deve porre la domanda: stiamo cercando di far perdere al cane un comportamento o vogliamo insegnargli qualcosa?

**1. APPRENDIMENTO:**
Questo avviene tramite due sistemi: il rinforzo positivo o il cosiddetto *training di evitamento* (detto anche rinforzo negativo).

a. **Metodo positivo:**
Aggiunta di uno stimolo **piacevole** quando il cane compie ciò che vogliamo (*rinforzo positivo*).
Quando il cane **non compie** il comportamento desiderato, lo si **ignora** e non lo si premia.

b. **Metodo di evitamento:**
Interruzione di uno stimolo **leggermente spiacevole** quando il cane compie l’azione desiderata (*rinforzo negativo*).

c. Se il cane ha già imparato un comportamento ma **continua a non eseguirlo**, nel metodo positivo si può solo ignorarlo.
Con il training di evitamento, invece, si può applicare una **correzione**, seguita da una **ricompensa** una volta che ritorna nel comportamento corretto.

---

**2. DISABITUAZIONE:**
Eliminare un comportamento indesiderato **premiandolo** o **ignorandolo** purtroppo non funziona (purtroppo!).
Un comportamento indesiderato può essere **soppresso solo attraverso uno stimolo sufficientemente spiacevole** (*stimolo avversivo*).

È un fatto che l’addestramento positivo funziona benissimo in un **ambiente sterile**. I problemi nascono **quando le distrazioni sono più forti della motivazione**.
Se fossimo come David Copperfield, potremmo ti**re fuori ogni volta una motivazione più forte della distrazione... ma la realtà è un’altra.

I grandi signori e signore che guidano le nostre federazioni sportive devono smettere di mostrare **solo una faccia della medaglia**.
La favola del “tutto positivo” è una storia che tanti vogliono sentire. È una trovata propagandistica che dura da anni.

**La realtà ci mostra** che fino a oggi **nessuno** di questi “*positivisti radicali*” — definiti ironicamente “Al Qadia Positivisten” — ha raggiunto risultati sportivi tangibili.
Al contrario, **molti team di alto livello usano una combinazione di ‘sì’ e ‘no’**.

Lasciami dire così: se in un futuro prossimo un sostenitore del *training positivo puro* dovesse davvero arrivare ai vertici dello sport cinofilo tradizionale, **quello** potrebbe diventare un esempio da seguire.
Ma il più delle volte ci si limita a concludere che i regolamenti non sono validi, o che i cani sono “troppo spinti”, ecc.

**Fatto è** che **prima del 1990 il training basato sull’evitamento era la norma.**
Il vero problema era che **la dosatura** di rinforzi negativi e correzioni **non era adeguata**.

Dopo che Karen Pryor diffuse il clicker training su scala mondiale, dagli anni ’90 si è verificata una **tendenza esagerata a usare solo rinforzi positivi**.

Oggi, questa tendenza sta cambiando, restituendo legittimità anche a:
- rinforzi negativi,
- correzioni,
- stimoli avversivi.

Stiamo tornando alla consapevolezza che **un cane non è un essere umano** e che ha ancora bisogno di una **struttura gerarchica ben definita**.

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**Inoltre**, dobbiamo tornare ad accettare che nel mondo dei cani **gli stimoli spiacevoli** (come un morso, per esempio) **creano gerarchie nel branco** — e i nostri amici a quattro zampe **li comprendono perfettamente e immediatamente**.

Dobbiamo quindi stare attenti a **non interpretare il comportamento animale con emozioni umane** (*antropomorfismo*).
Non proibiamo alle foche di nuotare nell’acqua gelida per paura che prendano un colpo...
Non impediamo ai pesci di nuotare perché potrebbero affogare!

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**E allora perché** tendiamo a riservare ai cani questo “eccesso di umanizzazione”, mentre con i cavalli siamo molto più distaccati emotivamente?
Tutti conoscono l’immagine del morso nella bocca del cavallo, collegato alle redini.
Immaginate se qualcuno guidasse il proprio cane in quel modo!

Oppure un cavaliere — uomo o donna, giovane o anziano — che dà una **spinta con gli speroni** o un **leggero colpo di frusta** per spronare il cavallo: **nessuno si scandalizza**.

Forse perché **il cavallo è troppo grande per entrare nel salotto di casa e stare sul divano con noi**...

le correzioni dosate** e le **stimolazioni avversive adeguate** hanno il loro diritto di esistere.

È giusto — anzi necessario — che voi vogliate istruire i vostri membri all’utilizzo di metodi positivi, **ma permettete anche** che si parli di rinforzi negativi, stimoli avversivi e correzioni.

Guardiamo la questione con lucidità e **continuiamo a lavorare con cani che imparano anche in maniera energica**. Naturalmente, tutto deve apparire ben fatto all’esterno.
In definitiva, **i metodi di apprendimento devono essere umani, rispettosi degli animali, ma soprattutto efficaci!**”

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**Note esplicative finali:**

- (*) *Rinforzo positivo:* uno stimolo piacevole somministrato durante un comportamento desiderato, per aumentare la probabilità che venga ripetuto.
- (**) *Rinforzo negativo:* uno stimolo leggermente sgradevole che **cessa** quando il cane esegue il comportamento desiderato. (Attenzione: in ambito biologico-comportamentale tedesco, questa definizione è talvolta diversa.)
- (***) *Stimolo avversivo:* uno stimolo sufficientemente sgradevole somministrato **durante** un comportamento indesiderato.
- (****) *Correzione:* uno stimolo sgradevole **applicato dopo** che il cane ha omesso un comportamento già appreso. Questo **non è lo stesso** di uno stimolo avversivo.

06/05/2025

LA PETTORINA CONDIZIONA IL MODO DI CAMMINARE o TROTTARE DEI NOSTRI CANI?

Tra i metodi di contenzione dei nostri pazienti troviamo pettorine, guinzagli con collari e pettorine speciali per correre.

Negli ultimi anni si è discusso molto dell’utilizzo della pettorina alternativa al collare.. e in modo più o meno EMPIRICO gli appassionati di cinofilia hanno fornito il loro punto di vista a riguardo.

Un gruppo di ricercatori inglesi ha cercato di analizzare la questione facendo camminare e trottare su un tapis-roulant 9 cani e focalizzandosi sulla “restrizione del movimento” nell’ESTENSIONE DELLA SPALLA”.

I cani venivano fatti prima camminare e trottare senza guinzaglio dopo di che:

gruppo 1 - pettorine NON-RESTRITTIVE a forma di “Y”( sotto il collo)
gruppo 2- pettorine RESTRITTIVE con una fibbia orizzontale sul petto
gruppo 3 di controllo - con il SOLO COLLARE

Tutti i gruppi venivano analizzati al trotto e al passo su tapis roulantl con dei marker per identificare il grado di escursione di estensione della spalla durante il movimento.

Inoltre venivano aggiunti dei pesi sulle pettorine per mimare l’effetto della forza di traino imposta dal cane in movimento.

Dai risultati ottenuti
- solo il gruppo 3 con COLLARE aveva estensione di spalla significativamente più elevata rispetto agli altri gruppi sia al passo che al trotto.

- entrambi i cani con pettorine avevano una estensione di spalla INFERIORE, ristretta nel movimento

- L’estensione di spalla nei cani con pettorina NON restrittiva era inferiore di 2,6° al passo e di 4,4° al trotto rispetto a quelli che indossavano una pettorina RESTRITTIVA

- L’aggiunta di pesi non aggiungeva su tutti i soggetti una restrizione maggiore all’estensione quindi veniva considerata non significativa

Si tratta di uno studio con pochi soggetti con alcune limitazioni tecniche.. e che avrebbe bisogno di essere approfondite per essere calate nella realtà, però ve lo proponiamo perché ci ha fatto riflettere.
La pettorina che sembrava lasciare la spalla libera di estendersi in realtà, secondo i ricercatori, non aiutava in questo senso!





Vet Rec. 2019 Jan 12;184(2):64. doi: 10.1136/vr.104946. Epub 2018 Nov 19.
Effects of restrictive and non-restrictive harnesses on shoulder extension in dogs at walk and trot.
Lafuente MP1, Provis L1, Schmalz EA1.

08/04/2025

Il richiamo imperfetto: perché i cani non dovrebbero essere lasciati senza guinzaglio

Non possiamo prevenire tutte le loro paure, non possiamo controllarli se sono lontani da noi. Come gestire i nostri animali fuori di casa

Per liberare il proprio cane dal guinzaglio senza (troppa) apprensione serve quanto meno aver consolidato un gran buon richiamo. Ma sarà sufficiente? Tra buono e perfetto ce ne passa e la fallibilità di un comando salvavita come questo comporta l’esposizione a un ventaglio di rischi che sono da comprendere in tutta la loro pericolosità prima di fare scelte leggere, se non azzardate.

Se troppa sicurezza inganna
Era il primo giorno di un corso di educazione per il mio cane e l’addestratrice voleva raccogliere informazioni sul nostro binomio. Fu un incalzare di domande, fino all’ultima, che da lì in avanti avrebbe segnato il mio modo di approcciarmi alla libertà canina: «Che voto daresti al tuo richiamo?». Ricordo che, con non poco orgoglio, risposi prontamente: «Un bell’otto, direi». L’addestratrice distolse lo sguardo dal foglio su cui stava compilando la nostra scheda solo per incrociare per qualche secondo il mio e commentare: «Ok, quindi scrivo zero». Per gli anni in cui frequentai quella scuola assistetti a molti otto, anche nove, declassati ad altrettanti zero. Il copione si ripeteva ogni nuovo cliente e la professionista, inesorabile, non mancava di sottolineare questo aspetto: se un richiamo fallisce anche semplicemente il venti, fosse solo il cinque per cento delle volte, non vale niente.

Non sfida, ma responsabilità
Non a tutti piaceva quel cipiglio, anzi; eppure aveva un senso profondo: non tanto sfidare, quanto spaventare e, dunque, responsabilizzare. Il punto non era necessariamente impegnarsi per cercare di impostare un richiamo che valesse dieci – e che, vedremo, è molto difficile da ottenere sempre e comunque, a maggior ragione dai non addetti ai lavori, ma anche dai professionisti – piuttosto quello di allertare rispetto ai molti pericoli che un cane libero corre, tanto nel traffico cittadino quanto in mezzo alla natura. Un ottimo richiamo sportivo, di quelli che si allenano per essere riproposti durante le prove di obbedienza, non è un obiettivo così arduo da raggiungere. Ma lo sport è lo sport, inscenato in contesti che il cane ben presto riesce a distinguere come set di lavoro. E per quanto, per affinare la tecnica, ogni comportamento lavorato vada poi generalizzato in ambienti diversi, il risultato nella vita di tutti i giorni non sempre eguaglia quello sportivo.

«Ma in campo lo fa»
Questa discrepanza di risultati, tra l’altro, potrebbe sembrare paradossale visto che, tendenzialmente, i comandi sportivi, a differenza di quelli «sufficienti» per la vita di tutti i giorni, richiedono anche alti standard qualitativi, ovvero il cane deve eseguire il dato esercizio in una precisa maniera, secondo determinati criteri: in una gara di obbedienza, con un «Platz» (o qualsiasi altra parola) gli chiederemo di mettersi a terra a sfinge, mentre al bar ci accontenteremo di un «Terra» (ma potremo usare una qualsiasi ulteriore parola, differente dalla prima) più comodo, quello cosiddetto «scosciato». E secondo voi, quale potrebbe risultare più difficile per il cane? Ebbene sì, il secondo, tra briciole di brioche sul pavimento a cui resistere, rumore di stoviglie da sopportare e altri cani, persone, anche bambini eventualmente presenti.

Accade questo perché il centro cinofilo dove ci alleniamo, attraverso suoni, odori, situazioni, anche se volutamente disturbanti, è un forte condizionamento per il cane, che vi riconosce un contesto di esercizio. Noi stessi, uscendo da casa con un certo abbigliamento piuttosto che un altro, gli suggeriamo che ci stiamo recando al campo. Inserire delle distrazioni nel lavoro, come la presenza di altri cani, è sicuramente di aiuto per testare quanto certi comportamenti siano stati appresi, ma non basta per verificarne l’effettivo consolidamento e la perfetta generalizzazione.

Le paure fanno paura
L’ambiente urbano (ma anche quello naturale) in cui poi il nostro amico viene catapultato per il resto delle uscite giornaliere è ben altra cosa: da un lato, vi mancano i condizionamenti affinché il cane capisca che lì, come al centro cinofilo, potrebbe dover rispondere prontamente alle nostre richieste; dall’altro, si aggiungono una serie di disturbi extra, molto più impattanti di qualsiasi distrazione artificiale creata durante la sessione di lavoro. A peggiorare la situazione c’è il fatto che, mentre al campo possiamo tendenzialmente pilotare tali elementi di disturbo, in contesti cittadini e naturali suoni, odori e qualsiasi altro stimolo si presentano più spesso senza preavviso tanto per il cane quanto per il conduttore. Ricordiamoci che noi non conosciamo tutte le paure dei nostri cani, dunque ci riesce impossibile anticiparle sempre e, pertanto, evitarle: il cane generalizza ampiamente le esperienze emotive negative, così tanto che la generalizzazione della paura si manifesta in riferimento a stimoli anche molto lontani dalla causa originale, tanto da renderci incapaci di fare previsioni. Con un cane che sappiamo avere paura dei tuoni, in assenza di temporali all’orizzonte potremmo sentirci liberi di slegarlo, ma cosa farebbe se, improvvisamente, sentisse uno sparo?

(Quasi) impossibile competere
La paura, insomma, è tra le principali cause di mancata risposta al richiamo. Ma ci sono altri stimoli più forti del cane, della sua capacità di concentrazione e della vostra bravura nell’addestrarlo: pensiamo solo al potenziale disturbante a livello emotivo che su un cane possono avere altre persone o suoi conspecifici o animali di altre specie, magari percepiti come prede, sia che ci voglia interagire positivamente che negativamente. Difficile calamitare l’attenzione del proprio amico in presenza di tali forti stimoli, con i quali risulta arduo competere, come altrettanto complesso, per i non addetti ai lavori, è leggere correttamente e a pieno le sue emozioni, tanto più se in contesti concitati come un incontro tra soggetti liberi: anche per questo dovreste evitare le interazioni con i conspecifici se non siete sicuri delle intenzioni degli interlocutori o se non c’è la supervisione di un esperto.
Insomma, è tendenzialmente sconsigliato liberare un cane in presenza di altri cani e se vi dicono che, piuttosto che nascano delle incomprensioni, è meglio lasciarli tutti liberi, perché così comunicano più efficacemente, rispondete che, in mancanza di certezze, è preferibile non si parlino proprio. Non sta scritto da nessuna parte che un cane debba interagire per forza con un altro cane, se questo dovesse avvenire a scapito della rispettiva incolumità.

Liberi di scegliere
Altrettanto imprevedibile potrebbe essere l’esito dell’incontro tra un cane libero e una persona a cui, anche solo involontariamente, l’animale potrebbe arrecare un danno. Per non parlare di come potrebbe concludersi una scorribanda in ambiente naturale, magari all’inseguimento di un selvatico o un animale al pascolo che, spaventato, scappando potrebbe mettere a repentaglio la propria vita, ma anche quella del cane che lo vuole predare. I collari con localizzatori gps potrebbero aiutare a ritrovare un soggetto che si sia allontanato, ma a volte perdono il segnale e, in ogni caso, la durata della batteria non è illimitata: nel frattempo, in ogni caso, non si possono controllare le azioni del cane.

I pericoli cittadini non sono meno temibili e non si limitano alle insidie del traffico: la mancanza di un guinzaglio, che in contesti urbani sarebbe, invece, obbligatorio per legge, limiterebbe il controllo e la supervisione del cane, incrementando, fra gli altri, anche il rischio di ingestione di veleni destinati a qualche tipo di lotta biologica o, addirittura, usati come esca proprio nei confronti dei nostri amici. Avere il cane che procede lontano da noi impedisce, tra l’altro, di monitorare se lungo il suo percorso possano esserci ulteriori minacce per la sua incolumità, come le processionarie, pelosi bruchi velenosi, o i forasacchi, terribili spighe acuminate.

Se il guinzaglio – obbligatorio – per le uscite urbane dovrebbe avere per legge una lunghezza non superiore al metro e mezzo, dove l’ambiente lo consente ma persistono i rischi sopra menzionati, si può usare una lunghina, ovvero una lunga corda pensata ad hoc. Bisognerà impratichirsi nelle fasi di rilascio e riavvolgimento ma, iniziando per gradi prima con un paio di metri, si potrà in seguito arrivare anche a una decina, che offrirebbero un bel raggio d’azione al cane, per un buon compromesso tra libertà e sicurezza. Più di qualcuno non sarà d’accordo, ma può sempre contare sul proprio richiamo. E voi, che voto dareste al vostro?

di Valentina Romanello

Fonte: https://www.corriere.it/animali/cani/25_aprile_05/il-richiamo-imperfetto-perche-i-cani-non-dovrebbero-essere-lasciati-senza-guinzaglio-b1aad41a-8af5-4301-b905-5b7e08693xlk.shtml

24/11/2024

EDIT: Non sono opinioni, considerazioni, riflessioni, sono scienze cognitive: https://it.wikipedia.org/wiki/Scienze_cognitive
Chi non sa neanche che esistono le scienze cognitive e trova tutto divertente e "animalista" pensando che se lui non sa dell'esitenza di una branca della scienza questa non esista, e non è sfiorato dal dubbio di essere lui ad essere ignorante invece, non ne esce molto bene, diciamo così.
Consiglio la lettura del libro di Frans De Waal linkato nei commenti.
Anche di Vallortigara: https://www.facebook.com/photo/?fbid=2026702520757951&set=a.933328696762011 - e di altri suoi saggi.
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Ripassino utile.

I cani sono più intelligenti dei gatti. I maiali sono più intelligenti dei cani. I cetacei sono più intelligenti degli uomini.
Una definizione molto rudimentale di intelligenza è “la capacità di elaborare le informazioni provenienti dall’ambiente circostante e di trovare soluzioni a problemi dati da condizioni nuove ed impreviste che lo stesso presenta”.
Ma è abbastanza scarsa; a tutt’oggi, sappiatelo, non esiste una definizione univoca dell’intelligenza; quindi le frasi in apertura non hanno senso.

Non esiste infatti *una* intelligenza, ne esistono molte, relative all’ambiente in cui devono essere attive.

Per capirci, se si giudicasse l’agilità di un gruppo di animali in base alla loro capacità di arrampicarsi su di un albero, il pesce ne uscirebbe disastrato e la scimmia vincente. Ma se si giudicasse in base alla capacità di nuotare tra gli scogli con il mare mosso, succederebbe il contrario.
La stessa cosa vale per l’intelligenza. Non possiamo applicare i nostri parametri universalmente e giudicare stupido chiunque non ci rientri secondo la nostra scala.

Per giunta, è da tenere ben presente che un ruolo non piccolo lo gioca la capacità di manipolazione: senza le mani non saremmo andati molto lontano, e con ogni probabilità, se i cetacei fossero dotati di capacità di manipolazione, ne vedremmo delle belle. Ma a loro le mani non servivano, in mare, ai nostri antenati arboricoli sì. Secondo alcuni non abbiamo affatto imparato ad usare le mani perché intelligenti, è stato perché avevamo le mani, che la selezione naturale ha favorito chi sapeva usarle meglio a mezzo del cervello. No mani = no cervello.

Quindi è molto meglio parlare di capacità cognitive, date a loro volta da un mix di facoltà: la capacità di comunicare (linguaggio), l’autocoscienza, il problem solving, la metacognizione, la capacità di astrazione eccetera.
Noi siamo comunque in testa a tutti, in media (non in tutto, in alcune cose ci battono degli uccelli, in altre i cetacei ed in altre ancora i cugini primati) ed in complesso il nostro adattamento vincente ha raggiunto altezze tali da lasciare tutti gli altri parecchio indietro.
Ma cerchiamo di parlare di capacità cognitive, non di intelligenza: “intelligente” non significa nulla, specialmente in senso assoluto e non relativo a noi

05/10/2023

Ah niente wurstelini? A*z... questo cane è un maltrattatore!

"A seconda della tempra, i cani si dividono in duri e molli, con un'infinità di gradazioni. È un cane duro quello che es...
27/05/2023

"A seconda della tempra, i cani si dividono in duri e molli, con un'infinità di gradazioni. È un cane duro quello che essendosi fatto male nel saltare, risalta nuovamente subito dopo. È un cane molle quello che, nelle stesse circostanze, indugia lungamente prima di risaltare. Al cane duro occorre una mano energica, al molle una leggera. Se un addestratore molle sceglie un cane duro fallirà, e fallirà l’addestratore duro che sceglie il cane molle. Riuscirà sempre l'addestratore che avrà tanto saputo perfezionare se stesso da poter diventare duro o molle a seconda delle circostanze."

Piero Scanziani

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